Nel 1984 Ethan, un uomo di quarant’anni, si risveglia dopo un naufragio sull’isola di Hiroi Kata, lembo di terra dimenticato nel Pacifico. Sembra il capolinea di una sua deriva personale di cui scopriamo i primi ricordi: un padre spesso assente, la morte della madre dopo la nascita di suo fratello Kenneth e il fondamentale incontro con la giovane Mathilda. I due fratelli e la ragazza sviluppano fin dall’inizio un legame speciale e tra lei e Kenneth nasce l’amore. Ma la dura esperienza del Vietnam trasforma il fratello minore che torna a casa muto, cinico ed incredibilmente freddo. Trascura Mathilda, divenuta sua moglie, per dedicarsi al lavoro di controspionaggio in cui coinvolgerà lo stesso Ethan. Nel 1974 il rapporto tra i due si interrompe in modo traumatico ed ha inizio una reazione a catena che trascinerà i due fratelli ed altre quattro specializzate spie in una missione nelle Filippine per individuare chi della loro squadra si sia venduto ai sovietici. Ma il naufragio su Hiroi Kata è un imprevisto incalcolabile e ancor più imprevedibile il fatto che quelle desolate sponde non siano disabitate. Proprio quando il gelo e la diffidenza tipici della Guerra Fredda sembrano insinuarsi nella vita dei protagonisti in modo più pressante, l’improvviso approdo sull’isola incrinerà le loro certezze definitivamente. Combattere solitarie battaglie con i ricordi e personali fantasmi, fronteggiare amari tradimenti e l’incapacità reciproca di perdonare dettano ritmo all’avvincente narrazione. Passato e presente si tessono a vicenda sull’isola di Hiroi Kata, dove ognuno cerca le proprie risposte ai tasselli di un mosaico che gioca beffardo con la memoria e la curiosità del lettore, in una corsa a perdifiato, pagina dopo pagina, fino all’esaltante, stravolgente epilogo. (Bertoni editore)
Buona sera readers! Eccomi di nuovo qui con la recensione della mia ultima lettura. La recensione di oggi fa parte della mia rubrica dedicata ai libri della Bertoni editore e come protagonista vi porto il romanzo “Hiroi Kata” di Tarek Komin.
Anche questa volta mi sono avvalsa per la trama direttamente di quella ripresa dal libro, invece di descrivervi a parole mie di cosa parla questa storia, ma con la differenza che stavolta l’ho fatto perché penso che non avrei potuto trovare parole migliori per descrivervi il romanzo.
Pertanto veniamo direttamente a noi e alle mie impressioni su questo libro, che come avrete già intuito mi è piaciuto davvero tantissimo.
Hiroi Kata non è solo un’isola, ma è una metafora: metafora dell’esistenza dei due personaggi che vi sono naufragati. In quest’isola c’è sofferenza, quella derivata dalla guerra che ti corrode l’anima, quella derivata dalle colpe del passato che genera rimpianti e c’è la solitudine generata dal senso di abbandono.
Hiroi Kata, però, non è solo questo: quest’isola che si trova nel mar delle filippine dove s’incontrano per la prima volta nel 1984 un vecchio giapponese e un giovane uomo americano porta con sé la sublimazione di tutti questi sentimenti e sensazioni, fino ad arrivare a quella che è la conclusione di tutto: il perdono.
Un romanzo intenso, carico, scritto da una penna brillante: quella di Tarek Komin, che ha creato una storia dalle ambientazioni e dai personaggi vividi grazie ad un linguaggio metaforicamente suggestivo anche nei suoi aspetti più crudi.
È una storia che fa riflettere, emoziona e allo stesso tempo tiene incollato il lettore grazie ai colpi di scena, mai scontati o banali.
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
Il libro è una sorta di “taccuino del vivere” dell’autore dove egli riversa tutte le sue esperienze e le scelte che ha compiuto e che sono tutte legate da un unico filo conduttore: tentare di essere felice. Questa sua opera la dedica a sua figlia per farle sapere chi è e chi era suo padre, per lasciarle una traccia di sé.
Ciao a tutti readers, oggi non vedevo l’ora di parlarvi di questo libro che ho appena finito. “Lo ammetto ho tentato di essere felice” scritto dall’attore di teatro e di cinema Gianluca Brundo, che ho avuto il piacere di incontrare al Deruta Book Fest (Ringrazio ancora vivamente il mio editore per avermi dato la possibilità di partecipare a questo evento), non è un romanzo, né un’autobiografia dell’autore né tanto meno vuole essere un libro che insegna come si vive. Egli mostra semplicemente al lettore quella che è stata la sua esistenza, come ha deciso di viverla e quali sono stati i Maestri che hanno fatto di lui l’uomo che è oggi.
Gianluca Brundo nel libro si definisce un ribelle, ma un ribelle senza strepito, un ribelle senza guerra, un ribelle della conoscenza. Una persona che vive di passione e che sa che non potrebbe vivere altrimenti. Ci dice che ha imparato il tempo dell’attesa e la pazienza e che molto spesso un atto di gentilezza può essere un vero e proprio atto di rivoluzione.
Con una scrittura fresca alternata da poesie, parti dei suoi lavori teatrali e con l’aiuto delle opere degli autori che sono stati per lui un punto di riferimento nella vita ci delinea il suo cammino che ha avuto come obiettivo quello di tentare di essere felice.
Lo fa, come dicevo, senza la presunzione di insegnarci nulla, ma nonostante ciò le sue parole non possono non toccarci. È una di quelle letture che ti rimane dentro, attaccata addosso e che silenziosamente si fa strada nell’anima. Era il libro di cui avevo proprio bisogno in questo momento.
A volte capita nella vita che arrivi una di quelle letture che ti salva perfino da te stesso, e che arrivi proprio nel momento in cui se ne ha più bisogno; ed è ciò che è stata questa lettura per me.
Non dico che abbia risolto i miei problemi o i miei dubbi o che possa risolvere quelli di qualunque altra persona che avrà il piacere di leggere questo libro e di sicuro non pretende di farlo; ciononostante mi ha dato modo di riflettere. Mi sono rispecchiata in alcuni suoi modi di vivere che sono un po’ simili ai miei, ma dall’altra parte ha generato in me nuovi interrogativi su quale potrà essere il percorso che mi condurrà non tanto ad essere felice, ma almeno a tentare di esserlo, perché come dice lo stesso Brundo non c’è una ricetta per la felicità; essa è un’attitudine e come tutte le attitudini si può rafforzare e sviluppare e ognuno ha il suo percorso per farlo.
“Sono un essere imperfetto. Sono nato imperfetto. Morirò imperfetto. Lo so. Forse un po’ meno imperfetto, ma pur sempre imperfetto. Però, lo ammetto, ho tentato di essere felice.”
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
“Play” di William Bavone edito da Bertoni editore è un romanzo breve, dove s’incontrano due diverse generazioni: Davide diciottenne dei giorni nostri e il suo vicino di casa, un signore sulla settantina.
Due età, due modi di vivere completamente diversi che si ritroveranno a passare insieme una settimana di incontri, tra bevute di caffè e aneddoti su cantanti e canzoni d’altri tempi.
L’incontro tra i due è decisamente non voluto; il tutto capita un sabato pomeriggio quando alla domestica cade un prodotto sulla playstation di Davide proprio mentre sta giocando. Il liquido del prodotto non solo manda completamente in tilt la console, ma anche la luce dell’appartamento. Escluso così dal suo mondo virtuale quotidiano, Davide per essere sicuro che il guasto non riguardi anche l’intero edificio si ritrova davanti la porta del suo vicino di casa per chiedere informazioni.
E così ha luogo l’incontro tra i due che cambierà per sempre la vita del giovane ragazzo. Il Vecchio (così si farà chiamare l’uomo), lo riporterà grazie alla musica e a quelle conversazioni diventate poi quotidiane ad una dimensione reale, fatta di rapporti che vanno oltre lo schermo del pc.
Il pensiero che Davide ha di se stesso e del suo modo di vivere inizia lentamente a mutare e al cambiare del suo pensiero lentamente si trasformano anche i rapporti che ha con le persone che gli stanno intorno, a partire dai suoi genitori.
La storia è semplice, ma non banale e posso affermare con assoluta sincerità che è stata una piacevolissima lettura, soprattutto per la tematica che su alcuni punti mi ha ricordato il mio racconto breve #storiadiunpiccolomondohiteche che quindi è sicuramente in linea con i miei gusti.
Quello che, però, mi è piaciuto molto è la struttura stessa del libro: intanto troviamo che ogni capitolo è dedicato ad un cantante/gruppo e a una sua canzone, a formare a fine libro una sorta di playlist, inoltre la scrittura dell’autore è arricchita da molte similitudini e metafore e ciò non si rivela un male perché esse riescono ad amplificare quel tono ironico che si ritrova in alcune parti del testo e che devo ammettere mi ha fatto uscire più di una volta un sorriso.
In conclusione posso dire che è stata una bella lettura: leggera sì, ma anche riflessiva. Un libro che consiglio decisamente. 😘
Per oggi è tutto, alla prossima #recensione…
#staytuned! 😏
“Ricorda Davide: ciò che è scritto è indelebile e l’impressione del pensiero non è altro che un gesto d’altruismo nobile, perché la conoscenza viene resa fruibile da tutti e quindi condivisa. L’unico modo efficace per condividere il pensiero è scrivere e l’unico modo per formare il pensiero è leggere più pensieri possibili.”
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
Dopo la pubblicazione del mio primo romanzo breve “Il segreto di Leutra” nel 2009, per molto tempo la mia attività di scrittura ha avuto una battuta d’arresto, per lo meno per quanto riguarda la pubblicazione. Ho continuato a scrivere, iniziavo storie che poi non finivo o che finivo, ma che rimanevano sepolte in un cassetto.
Subito dopo la mia prima pubblicazione ho in effetti avuto l’idea per un nuovo romanzo fantasy che è arrivato a conclusione, ma che non è mai arrivato alle stampe. Nel mentre il tempo passava e io ovviamente come accade a tutti crescevo e iniziavo l’Università. La mia vita quindi cambiava e sono cambiate anche le mie letture, i generi si sono ampliati anche se non ho mai abbandonato la mia passione per il genere fantasy, ma ad attirarmi ora non era più tanto il genere quanto la storia e posso dire con soddisfazione che questo ha decisamente ampliato notevolmente le mie letture: narrativa di tutti o quasi tutti i generi (l’horror non riesco proprio a mandarlo giù😣!), saggistica e anche alcuni classici fanno parte ora della mia collezione.
Come sono cambiati i miei gusti letterari con il tempo è cambiato ( e spero anche migliorato) il mio modo di scrivere e ben presto mi sono resa conto che la scrittura di romanzi fantasy non faceva per me. A questo punto mi sono indirizzata verso una narrativa che rispecchiasse di più la realtà quotidiana e soprattutto che parlasse di una tematica che a me sta molto a cuore e che si intravedeva già nel mio primo libro: quella dei rapporti familiari.
Il mio secondo romanzo “Il mio passato nel tuo presente” nasce proprio dall’esigenza di raccontare quelle problematiche che possono nascere all’interno di una qualsiasi famiglia, dovute non tanto ad eventi eclatanti che possono contribuire a minare il rapporto tra i vari personaggi, bensì da problematiche nate da una mancanza di comunicazione, o da una comunicazione sbagliata che tende a generare fraintendimenti tra genitori e figli e che a volte può essere anche la causa della rottura di questi rapporti.
Un altro elemento che mi interessava sottolineare nella mia storia era anche quello dell’imprevedibilità della vita che a volte ci porta a compiere passi totalmente diversi da quelli che avevamo progettato, ma che non si rivelano sempre un male dopotutto e che soprattutto molto spesso non sono altro che la naturale conseguenza di scelte che non solo noi abbiamo compiuto in precedenza, ma che altri intorno a noi hanno compiuto e che hanno influenzato in un modo o nell’altro la nostra esistenza.
Da questi temi nasce nel 2014 la vicenda di Clarissa e di suo padre che vede la conclusione solo nel 2017. In questo lasso di tempo la storia si è concretizzata, si è arricchita e ha cambiato direzione su alcuni punti fino a diventare quella che è oggi.
Una volta conclusa decido che posso provare a mandarla a qualche editore, ma purtroppo con scarso risultato. Nel frattempo la rivedo varie volte, la correggo, la limo fino a che non mi sembra che possa andare bene, poi a Gennaio 2019 con mia grande sorpresa ricevo una mail dalla casa editrice Bertoni, a cui avevo mandato l’opera qualche tempo prima, che aveva deciso di pubblicare il mio romanzo. Immaginerete la felicità con cui apprendo la notizia e così grazie alla Bertoni editori (che davvero ringrazio con tutto il cuore 💖per aver creduto in questo mio progetto) #ilmiopassatoneltuopresente a Novembre 2019 ( a dieci anni dal mio primo libro) vede finalmente la luce! 😍
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È questo il titolo del libro di Elisa Vagnarelli, un titolo particolare ma che incuriosisce subito il lettore. La storia scritta da Elisa è una storia delicata, che parte da eventi difficili che si risolvono in un lieto fine. Come si è tenuto a precisare durante la presentazione, l’autrice predilige la commedia alla tragedia, e questo da un senso di positività alla storia. Ci rimanda al concetto fondamentale che qualunque avversità possa concludersi con un sorriso alla fine, sempre che ci sia la giusta dose di voglia di andare avanti nonostante tutto e perché no anche un po’ di fortuna.
L’altro elemento decisamente piacevole di questa lettura è che ci riporta ad una dimensione semplice della vita, quella che a volte dimentichiamo: fatta di panini al salame o di panzanella e di giornate passate in famiglia a lavorare con le api per produrre il miele da portare al mercato. E questa semplicità di vivere la si assapora anche nello stile del libro, che scorre velocemente per la scrittura fresca, come è stata definita da Sergio Tardetti (ospite alla presentazione in veste di autore della Bertoni editore); fatta di immagini non del tutto delineate, ma che diventano nitide e chiare agli occhi del lettore.
È una storia di resilienza e di positività nei confronti della vita, una positività che molto spesso cade nell’oblio dei problemi quotidiani, ma che riemerge con forza nelle parole e nelle immagini di questo romanzo.💖
“Mi sono ritrovato per le mani una regina completamente formata e pronta a prendere il comando”
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
Autore: Marco Ambrosi Genere: Narrativa italiana Editore: Bertoni editore Data di uscita: 01/07/2017 Formato: Ebook Anno pubblicazione: 2017 Pagine:123
Lo scritto narra le vicende di un ragazzo che, tra mille peripezie, dubbi, domande, diventa uomo; uno spaccato di vita descritto con spontaneità ma anche, a tratti, con ironia e “autoanalisi”. Fantasie, gioie, dispiaceri e scelte fanno da sfondo al romanzo mentre, al centro, vi è l’attaccamento a una vita che, pur con le sue difficoltà e regole, non impedisce al protagonista di osare, rischiare e, quindi, imparare.
Ho letto questo libro in una giornata, dopo uno stop dalla lettura di una settimana o poco più e mi sono ritrovata una piccola perla tra le mani. Le immagini vivide di questo libro sembrano, come descritto anche nella prefazione, delle pellicole di un film. È uno stile di scrittura a cui non ero abituata, ma con cui ho preso subito la mano. La storia è lo spaccato di vita di Marco, che dopo varie vicissitudini da ragazzo diventa uomo. Ho apprezzato sin da subito il protagonista nonostante le sue imperfezioni, anzi dovrei dire proprio per le sue imperfezioni che non sono altro che quelle di ognuno di noi. E l’ho apprezzato anche per la sua vitalità che emerge dirompente da ogni pagina del libro. Leggendo mi è sembrato quasi di ascoltare il racconto di un vecchio amico e pur non avendo sempre condiviso le sue scelte le ho in un certo senso comprese. È proprio per questa genuinità del racconto, per questo sentirsi partecipi che mi è piaciuta molto questa storia dalle note dolci-amare. Una lettura davvero consigliata
“Non c’è da stupirsi più di tanto, nella vita, comanda l’amore solo questo conta. Le follie si fanno per passione e per amore”
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
Giulia Castellani
Vive immersa tra l'odore della carta e dell'inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante