Recensione: “Cronache di luce: libro primo” di Stefania Enne

Recensione: “Cronache di luce: libro primo” di Stefania Enne

Ciao a tutti miei cari amici lettori e ben tornati su Le parole di Misaki, quest’oggi vi porto la recensione del primo libro di una saga fantasy letta per una collaborazione con autrice. Ringrazio Stefania Enne per avermi dato la possibilità di leggere e recensire anche quest’ultima sua opera e vi auguro buona lettura! 😘

Scheda tecnica

Cronache di luce. Libro primo

Autore: Stefania Enne
Genere: Fantasy
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 14/12/2021
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2021
Pagine: 334

Acquista: Libro   | Ebook   

Trama

Nel regno di Mexanara lo studio e la pratica delle scienze alchemiche hanno sostituito, da ormai cinquecento anni, la religione e la magia.
Solo un ristretto gruppo di prescelti – nobili e facoltosi ragazzi di sedici anni – ha la possibilità, ogni anno, di entrare a far parte di questa elitaria cerchia.
Agli alchimisti tutto sembra concesso. Grazie allo studio della scienza e ad oscure predisposizioni personali, essi sono infatti in grado di soggiogare e sfruttare a loro piacimento la luce, la tenebra, il fuoco e l’acqua.
Una sola cosa è preclusa persino agli alchimisti: la creazione della Pietra Filosofale; un oggetto mistico dal potere troppo pericoloso perché possa essere lasciato nelle mani di chiunque.
Qualcuno, celato nell’ombra dei corridoi e delle stanze del palazzo reale di Vanbury, sembra intenzionato a svelare il segreto che si nasconde dietro alla creazione della pietra. A qualunque costo.
Dal giorno del suo decimo compleanno, Eileen May Atwood sogna di entrare a far parte del Copper Cove Institute, l’istituto per lo studio delle arti alchemiche, e diventare così Alchimista della Corona.
È talmente determinata nel perseguire il suo obiettivo da arrivare a rinunciare a tutto pur di realizzare il suo sogno: alla sua famiglia, alla sua vita tranquilla nel borgo campagnolo di Millingburg, addirittura a se stessa.
Il destino farà in modo che il suo cammino si intrecci a quello del principe ereditario, Ezra Blackery, un ragazzo ombroso e poco incline alla spontaneità, sul cui capo pesa il giogo di un’infausta profezia e di una corona che nemmeno vuole.
Nel frattempo, nei bassifondi della città, gruppi ostili alla dinastia dei Blackery si organizzano in modo da spodestare una volta per tutte la monarchia e i suoi rappresentanti.
In questa lotta tra bene e male non tutto è come sembra.
Troppi misteri si nascondono dietro le porte del palazzo reale.
Troppe persone non sono ciò che affermano di essere.
Eileen prima di tutti.

Cronache di Luce, secondo romanzo dell’autrice Stefania Enne ci porta in un universo fantasy in cui mistero, azione e magia anzi dovrei dire alchimia si amalgamano perfettamente.

La protagonista, Eileen, ragazza di un paesino di campagna del regno di Mexanara sogna di diventare alchimista, ma questo suo sogno è ostacolato dal fatto che solo i ragazzi di nobile famiglia possono frequentare il Cove Institute. Ciononostante grazie alla sua determinazione e all’aiuto di un’amica molto particolare Eileen riuscirà ad accedere all’istituto, ma questo sarà solo l’inizio di qualcosa di più grande: una profezia che lega la nostra protagonista al principe ereditario di Mexanara, Ezra Blackery.

L’autrice ci catapulta quindi in questo mondo fantasy in cui i personaggi girano intorno alla protagonista e al principe ereditario, ma ciononostante vengono caratterizzati bene e ci si rende presto conto che ogni personaggio presentato ha il suo ruolo fondamentale nella vicenda e ogni azione si incastra perfettamente con l’altra come in una danza sincronizzata.

La scelta di un romanzo di genere ovviamente comporta una struttura ben definita, pertanto non mancano i vari plot twist che hanno il compito di catturare l’attenzione del lettore e ovviamente le varie ship che si creano tra i personaggi. Ma sebbene il copione sia determinato dal genere prescelto ambientazione e personaggi restano originali e coinvolgono il lettore nella narrazione.

La scelta di creare una saga di libri aiuta sicuramente molto il lettore ad affezionarsi e alle loro vicende e lascia la curiosità di voler scoprire cosa realmente sta accadendo nel regno di Mexanara e cosa comporterà tutto ciò per i nostri personaggi.

Inoltre l’ambientazione scelta, ricalcando un po’ le caratteristiche degli ultimi fantasy usciti (mi viene in mente ad esempio Carnival Row) colloca i personaggi in un ambiente non più medievaleggiante come i fantasy alla Signore degli Anelli, bensì a qualcosa di più simile all’ottocento: troviamo infatti qui nuove tecnologie come il treno e il tutto si lega perfettamente alla storia che viene narrata, catturando maggiormente l’attenzione del lettore.

Sentiva che non avrebbe dovuto farlo. Qualcosa, nel profondo del cuore, le diceva che avrebbe dovuto rifiutare quell’offerta, non solo per il bene della sua famiglia ma anche per la sua stessa incolumità.
Tuttavia le parole le uscirono di bocca senza che lei stessa fosse in grado di fermarle: «D’accordo, lo farò.»

– Cronache di luce. Libro primo –

#prodottofornito da Stefania Enne

L’autrice: Stefania Enne

Stefania Enne, pseudonimo che nasce dal vero nome dell’autrice e dall’iniziale del suo cognome, è nata a Bergamo nel 1983 dove tuttora risiede. Ha sempre amato leggere, ma l’idea di scrivere un romanzo è nata solo nell’aprile del 2020 durante il lockdown dovuto alla pandemia. Il suo primo romanzo “Il sottile filo che ci unisce” nasce a maggio e si conclude in circa due mesi, ma vedrà la luce solo a dicembre dopo un’attenta revisione. Il romanzo è stato pubblicato in self publishing su Amazon proprio per la volontà dell’autrice di volere che il progetto fosse il frutto delle sue sole forze.

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L’ombra di Durgash. Cronache delle multisfere di Tommaso Sguanci

L’ombra di Durgash. Cronache delle multisfere di Tommaso Sguanci

Scheda tecnica

L’ombra di Durgash. Cronache delle multisfere

Autore: Tommaso Sguanci
Genere: Fantasy
Editore: Bertoni editore
Data di uscita: 26/07/2022
Pagine: 264

L’ombra di Durgash. Cronache delle multisfere  

Trama

Leitar è un ragazzo pieno di sogni ma povero di talenti. Adottato da una coppia senza figli, trascorre le giornate lavorando alla fucina del padre, che non perde occasione per fargli pesare la sua incapacità. La sera si immagina guerriero indomito che sconfigge mostri e draghi, ma la mattina lo riporta alla cruda realtà. Laura è una ballerina talentuosa che lavora come manichino vivente in un negozio a Valencia, insieme all’amica Aldara. Soffre a causa dell’ultima relazione, ma quando incontra Miguel pensa di aver trovato colui che le può ricucire le ferite del cuore. Ma l’amore non è solo felicità e pace, soprattutto quando l’invidia s’intromette. Quando Durgash il demone si risveglia dall’Abisso per dominare tutto ciò che esiste, Leitar e Laura si ritrovano a condividere un destino che non credevano possibile, da cui dipende l’esistenza dei loro mondi così lontani chiamati Multisfere. Sotto la guida di Mìriador, potente stregone, i due giovani devono percorrere la strada perduta che porta all’Antico, unico capace di fermare Durgash. Sapranno trovare il modo di viaggiare fra le Multisfere, riusciranno ad affrontare le proprie paure in modo da non mettere a repentaglio la missione?

Chiacchierando con l’autore

  • Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?
    • T: Sin da bambino sono stato appassionato di storie, soprattutto quelle fantastiche. Ma il libro che dette una svolta alla mia vita fu Il Signore degli Anelli, che lessi intorno ai 12-13 anni. Tolkien mi fece sognare così tanto che iniziai a scrivere dei racconti, insieme a un gruppo di amici, che condividevamo scambiandoci opinioni. A 20 anni iniziai ad appassionarmi di spiritualità ed esoterismo, tanto da entrare a far parte di un gruppo spirituale in cui la meditazione, lo yoga, l’ascesi e l’esoterismo erano il fulcro. In quegli anni di ricerca e scoperta, supportato dalla mia guida spirituale ho scritto vari racconti che univano i miei due interessi principali: fantasy e spiritualità. I racconti furono pubblicati nel 2014 da Zerounoundici edizioni con il nome di Racconti Intorno al Fuoco (ripubblicati poi da me in self dopo la scadenza del contratto). Il successo del libro mi ha spinto a credere in me e a dedicarmi con ancor più passione alla scrittura, seguendo corsi e frequentando gruppi di scrittori.

  • Com’è nata l’idea per questo romanzo?
    • T: La genesi di Cronache delle Multisfere è stata lunga e travagliata. L’idea originale è nata quando ancora facevo parte del gruppo spirituale: scrivere un romanzo avventuroso simbolico sulla crescita spirituale. Non a caso i protagonisti sono un ragazzo e una ragazza, simboli del maschile e del femminile dentro ognuno di noi. Con la prima stesura venne fuori un racconto tanto ambizioso quanto acerbo. Negli anni, forte di una maturata capacità di scrittura, ripresi in mano l’idea, tenendo alcuni spunti e riscrivendo la maggior parte del testo, che è stato poi visto e rivisto innumerevoli volte, passato sotto l’occhio attento di un editor professionista fino alla sua forma finale.
  • Come mai proprio questo genere/storia?
    • T: La scelta del fantasy è data dalla sua capacità di seguire gli stessi meccanismi degli antichi miti, con i loro archetipi e i loro simboli, rinnovandosi costantemente in un linguaggio e un approccio “moderno”, adatto ai nostri giorni. La potenza del fantasy, così bistrattato e poco considerato in Italia, è proprio quella di riuscire a trasmettere messaggi potenti grazie ai simboli veicolati da archetipi modernizzati facilmente recepibili dalle generazioni presenti. Così la mia storia affonda le sue radici nel fantasy classico, ne sfrutta i simboli, e poi percorre la sua strada immergendosi in altri generi (come il romance, ma non solo) ognuno dei quali è un archetipo dell’animo umano.
  • Hai altri progetti letterari in mente per il prossimo futuro?
    • T: Sì, sto già scrivendo un altro romanzo, ispirato alla storia di Sun Wukong, conosciuto in Italia con il nome di Scimmiotto (la storia cinese che ha ispirato Dragon Ball). L’ambientazione è la Cina del 1100, precisamente il Monastero di Shaolin. Ma non si tratta di un romanzo storico (sebbene ci siano eventi e personaggi storici realmente esistiti), bensì di un racconto fantastico. Una bambina di nome Yu Lun viene abbandonata davanti al monastero di Shaolin. Per via di strani segni, viene considerata l’incarnazione del Guerriero Celeste tanto atteso e addestrata alle arti marziali. Quando gli Jurchen invadono il nord della Cina, Shaolin compreso, Yu Lun è mandata a liberare Song Jiang dal suo esilio in India, unico capace di contrastare gli Jurchen. Durante il suo viaggio verso l’India, Yu Lun incontrerà dei bizzarri personaggi che si uniranno a lei, ognuno di loro diretto in India per motivi diversi: un guerriero vichingo, una zingara, un poeta zoroastriano e un cavaliere templare. Cosa mai potrà combinare una tale accozzaglia di caratteri e personalità diverse? Ma soprattutto, cosa li aspetterà in India?

Estratto

Il vecchio Simeone smise di raccontare, tirando grandi e lente boccate dalla sua pipa di schiuma di mare, gli occhi fissi sul fuoco. Anelli di fumo dai riflessi cangianti andavano ad inserirsi l’uno dentro l’altro in vorticose spirali che aleggiavano sopra le teste. L’eterea catena pareva racchiudere in ogni anello un pezzo della storia, che inscindibilmente si legava a quello precedente e a quello successivo, proprio come gli eventi della vita reale e le note di una melodia lenta e dolce. La catena di fumo si librò sempre più in alto e si perse sopra il falò, spazzata via dalla colonna di calore ascendente. L’anziano accarezzò la sua barba e ricominciò a narrare.

Estratto L’ombra di Durgash. Cronache delle multisfere di Tommaso Sguanci, 2022, per gentile concessione

L’autore: Tommaso Sguanci

Tommaso Sguanci nasce a Firenze nel 1980. Sin da ragazzo si appassiona di storie fantasy e scrive i suoi primi racconti. A venti anni inizia a interessarsi di esoterismo e spiritualità, soprattutto quella orientale. Si laurea alla Pontificia Università Gregoriana di Roma in Filosofia e Teologia. Si dedica allo studio e alla pratica delle discipline olistiche, in particolare lo shiatsu, il massaggio thailandese e il tuina. Nel 2014 pubblica il suo primo libro per la Zerounoundici edizioni, una raccolta di storie intitolata Racconti intorno al Fuoco. Nel 2016 lascia l’Italia e vive in Irlanda, Grecia e infine in Giappone, dove attualmente risiede. Nel luglio 2022 esce il primo volume della trilogia Cronache delle Multisfere edita da Bertoni Editore. I suoi autori di riferimento sono Tolkien, Rowling, Hesse, Ende, Murakami Haruki, Melville, Benni, Calvino. È appassionato anche di anime e film di animazione giapponese, soprattutto quelli dello Studio Ghibli.

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Recensione: “La foresta d’acqua” di Kenzaburō Ōe

Recensione: “La foresta d’acqua” di Kenzaburō Ōe

Buona giornata miei cari amici lettori, oggi voglio parlarvi di questa lettura dello scrittore premio Nobel per la letteratura, Kenzaburō Ōe. È stata una lettura non facile, a cui ho dovuto prestare particolare attenzione, ma che ho decisamente apprezzato.

Scheda tecnica

La foresta d’aqua

Autore: Kenzaburō Ōe
Genere: Narrativa domestica
Editore: Garzanti
Data di uscita: 07/11/2019
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2019
Pagine: 479

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Trama

La tempesta imperversa sul fiume, ma la luna buca la coltre di nubi e illumina a giorno la figura di un uomo inghiottito dalle onde. È questo il sogno che tormenta Choko Kogito da quando suo padre è annegato, anni prima, proprio in quelle acque. Da allora, ha cercato di affidare alle pagine di un romanzo il senso di smarrimento che ancora prova, ma non ci è mai riuscito. Finché sua sorella Asa lo invita a tornare nella valle natia dello Shikoku: ad attenderlo c’è una valigia rossa che contiene alcuni documenti del padre che potrebbero aiutarlo a sciogliere i nodi del suo passato e a mettere fine a una crisi d’ispirazione durata troppo a lungo. Kogito non esita un istante a lasciare Tokyo per tornare nel luogo in cui è cresciuto. Qui, giorno dopo giorno, cerca di trovare un senso a eventi che la sua immaginazione ha ormai trasfigurato e di mettere ordine dentro sé stesso. Ma si rende conto che da solo non può riuscirci. Ha bisogno di qualcuno con cui condividere le difficoltà e che sia in grado di guidare il suo sguardo nella giusta direzione. Ed è nella giovane Unaiko che trova l’aiuto desiderato. Come lui, l’aspirante attrice nasconde profonde fragilità e sa cosa significhi passare la vita alla ricerca di un finale che tarda ad arrivare. Dopo il loro fortuito incontro, Kogito e Unaiko iniziano a collaborare alla stesura di una complessa sceneggiatura teatrale. Perché sono convinti che unendo le forze potranno ritrovare la linfa creativa necessaria a dar voce a ciò che finora è stato solo silenzio.

La foresta d’acqua, una delle ultime uscite del premio Nobel per la letteratura Kenzaburō Ōe è una lettura dalle mille sfaccettature.

Approcciarvisi richiede un certo impegno per individuare tutti i sostrati dell’opera. Per una più profonda comprensione credo sia necessario conoscere la vita dell’autore in quanto in questo romanzo il protagonista non è altro che l’alter ego dell’autore.

I fatti e le tematiche narrate prendono, infatti, spunto da avvenimenti davvero accaduti a Kenzaburo e vengono rielaborati in modo da dargli più ampio respiro.

Il romanzo parte dal protagonista Kogito alle prese con la stesura del suo ultimo romanzo “Il romanzo dell’annegamento” sua opera ultima che vuole narrare l’episodio della morte del padre avvenuta fuggendo in barca nel fiume in tempesta. Il romanzo tarda ad arrivare perché a Kogito mancano informazioni preziose di quella notte, che egli pensa di trovare solo nella valigetta rossa custodita da sua madre.

L’occasione di mettere finalmente mano sull’agognata valigia si presenta dopo la morte della madre, quando sua sorella Asa lo invita nello Shikoku, sua città natale consegnandogli la valigia. Il ritorno a casa coinciderà con il riprendere in mano quei ricordi ormai trasfigurati in sogni.

Il lavoro di Choko Kogito si intreccerà con la compagnia del Caveman Group impegnata a ricreare dall’ultimo romanzo dell’autore un’opera teatrale summa di tutte le sue opere precedenti. Il progetto però naufragherà nel momento in cui Choko si renderà conto di non poter scrivere “Il romanzo sull’annegamento” e abbandonerà la sua opera.

Dalla compagnia però emerge il personaggio di Unaiko che insieme alla sorella di Kogito sarà l’espressione del femminismo che troviamo nel romanzo, ma soprattutto sarà lei ad incarnare le tematiche della violenza sulle donne e sui bambini, mettendo in scena uno spettacolo che narra avvenimenti vicini a quello che è successo alla stessa Unaiko.

Insieme a tutto scorgiamo il tema della paternità, non solo sublimato negli eventi della morte del padre di Kogito, ma anche nel suo rapporto con il figlio Akari afflitto sin dalla nascita da una lesione celebrale, altro tema che Kenzaburo riprende dalla sua vita reale. Per cui troviamo una paternità che deve fare i conti con la disabilità vista ancora con grandi pregiudizi.

Se da un lato si riscontrano tutti temi legati all’individualità e soggettività dei personaggi emerge comunque una visione comunitaria in cui le vicende narrate e in particolar modo quelle legate all’annegamento del padre di Choko Kogito si legano alla storia del Giappone e al suo ricordo.

Un libro complesso improntato su una narrazione che scorre lenta e molto spesso ripetitiva, una ripetitività che rallenta molto la lettura, ma che si nota subito essere una scelta stilistica dell’autore. Kenzaburo, inoltre, riesce ad affrontare ogni singola tematica tematica in modo profondo non lasciando nulla sulla superficie, ma scavando quanto vi è sotto e le lega insieme attraverso una narrazione esemplare.

Il fiume più lungo scorre dentro di noi. Solo risalendo la corrente possiamo conoscere la verità

– La foresta d’acqua –

L’autore: Kenzaburō Ōe

1935, Isola di Shikoku (Giappone)

Scrittore giapponese, Kenzaburo Oe ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1994, oltre a numerosi altri riconoscimenti tra cui il premio Europalia e il premio Mondello. Sempre presente nella vita pubblica, ha fatto sua la campagna contro l’energia nucleare. A ventidue anni ha vinto il premio Akugatawa per il racconto Animale d’allevamento. Nel 1961 scrisse Seebuntiin in cui descriveva l’ambiente del fanatico estremismo nazionalista di destra. Nel 1963 nacque il suo primo figlio Hikari (Luce), affetto da una gravissima lesione cerebrale. Quest’eperienza lasciò una traccia profonda nella sua opera. Con Un’esperienza personale (1964) Oe descrive la vicenda di un padre che rifiuta la menomazione del figlio e pensa di ucciderlo. Il libro è un atto d’accusa contro i pregiudizi sociali nei confronti dell’handicap. Nel 1967 vinse il premio Tanizaki con Il grido silenzioso, mentre nel 1996 il Premio Grinzane Cavour. Tra le altre sue opere ricordiamo: Il salto mortale (Garzanti 2006), Insegnaci a superare la nostra pazzia (Garzanti 2009), La vergine eterna (Garzanti 2011), L’eco del paradiso (Garzanti 2015) e La foresta d’acqua (Garzanti 2019).

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