Ciao a tutti mie cari amici lettori, quest’oggi non vi porto una recensione, ma una nuova rubrica che nell’idea nasceva semplicemente come singolo post su Instagram di un’esperienza recente, che però si è subito trasformato in qualcosa di più, per cui eccomi qui…
La settimana scorsa ho ottenuto il mio primo incarico come docente, è stata un’esperienza breve ma decisamente intensa che mi ha dato modo di riflettere.
In questi quattro anni post laurea mi sono ritrovata in una situazione di stallo, con le idee un po’ confuse: sapevo che volevo fare la scrittrice, e sì due libri li ho pubblicati e ho vinto anche un concorso per racconti, ma la strada per farlo diventare un lavoro è tutta in salita (come la maggior parte delle cose del resto!)
Non so se mai riuscirò a realizzare questo mio progetto, eh sì perché a questo punto non si tratta più di un sogno, ma di un progetto di vita e per il momento l’unica cosa che mi resta da fare per saperlo è continuare a scrivere e a tentare. Ciononostante, sono sempre stata una persona razionale e per certi aspetti pratica, sapevo che mi sarebbe occorso un piano B, un qualcosa di più “concreto” diciamo, ma l’insegnamento? Non ne ero molto convinta a dire il vero, ho sempre sostenuto di non voler fare l’insegnante, ma si sa si cresce e la vita ti cambia le carte in tavola e ti mette davanti a delle scelte, e io di scelte ne ho fatte: come quella di prendere una facoltà in Lettere moderne e sì sa che uno degli sbocchi lavorativi di quella facoltà è proprio l’insegnamento.
Certo non per forza bisogna andare ad insegnare ovviamente! Io, però, per un motivo o per l’altro una porta aperta a questa strada l’ho sempre lasciata. Eppure ero spaventata! Eh sì, mi sentivo inadatta a questo ruolo (in realtà mi sarei sentita inadatta anche con altri lavori, eh lo so ho un mucchio di fisse, ma ormai è così e non mi resta che conviverci!😩).
Per me l’insegnamento è qualcosa che devi fare con il cuore, non puoi semplicemente metterti lì e condividere nozioni. Oh certamente c’è un programma, ma la differenza sta in come lo svolgi quel programma, e come i ragazzi apprendono quello che tu gli dici. La scuola per me è stato sempre un luogo importate, non mi fraintendete l’ho anche odiata, molto spesso non avevo voglia di studiare, ma ho sempre percepito l’importanza dell’istruzione e mi ci sono impegnata.
Ma passare dall’altra parte della barricata? Beh non è stata una scelta facile! Specialmente per l’idea che mi ero fatta di come avrebbe dovuto essere un insegnante secondo me. Eppure eccomi qui alla fine della prima supplenza, già con la nostalgia di essere di nuovo in classe e voi mi direte, ma così? Cinque giorni e ha già capito tutto? No, non l’ho fatto. In cinque giorni non posso aver capito quello che non ho capito in questi quattro anni di stallo, ma il tunnel oscuro in cui mi trovavo si è fatto un po’ più chiaro e ho intravisto l’uscita e finalmente qualcosa l’ho capita stando in classe: primo, devo togliermi questa fissa dell’insegnante perfetto (di perfetto non c’è nulla a questo mondo), secondo quello che devo fare è quello che generalmente cerco di fare sempre, ossia dare il meglio di me e metterci il cuore ❤️.
E se con l’insegnamento non è stato amore a prima vista di sicuro la scintilla è scattata! 🥰
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Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante