L’autore si sofferma sull’analisi di fattori astratti, capaci di condizionarci, il modo di pensare così come la vita in senso più generico. Elementi di cui spesso viene ignorata la rilevanza, non essendo concrete, ma il cui impatto risulta comunque tangibile. I temi vanno a toccare la crescita in quanto processo mentale, la rivoluzione che la generazione Z sta mettendo in atto a livello di mentalità, la differenza tra un’emozione ed uno stato d’animo, e tanto altro. Si tratta solo di un assaggio di ciò che l’opera ha da offrire. 136 pagine, suddivise in 16 capitoli, che portano l’obiettivo di instaurare riflessioni. Se si ha voglia di affrontare nuove tematiche, ed eventualmente mettere in discussione delle certezze, questo libro può fare al caso proprio.
Chiacchierando con l’autore
Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?
D: Quando frequentavo le scuole elementari, già mostravo un interesse spiccato nei confronti della scrittura. Ovviamente si trattava di banalità, avevo 9 o 11 anni, ma costituivano pur sempre dei primi accenni. Il “come” non risulta chiaro nemmeno a me, la passione è scoccata in maniera del tutto spontanea e non è correlata ad un singolo evento. Sono sempre stato molto curioso e con tanta voglia di esplorare il mondo che mi circondava, allora come adesso che sono ventenne. In questo caso, direi scoperta delle mie abilità e di lati di me stesso celati, non visibili ad occhio nudo.
Com’è nata l’idea per questo romanzo?
D: Tutto è iniziato quando avevo sedici anni e frequentavo la terza superiore. Da tempo bazzicava nella mia mente l’idea di scrivere un libro, ma non mi ero mai cimentato seriamente nel farlo, preferendo dedicarmi alla musica. Ironia della sorte, è stato un progetto scolastico a darmi l’input. Era stato commissionato ad alcuni studenti di scrivere un tema riguardante il viaggio come concetto. Ho apprezzato il risultato così tanto che ho deciso di impegnarmi nella stesura di un libro. Tale evento in particolare ha riacceso quella fiamma che avevo un po’ perso nel tempo. In generale, tutto ciò che concepisco deriva dalla mia tendenza innata che prevede l’introspezione e l’autoanalisi. Tutto questo mischiato al bisogno continuo di esternare i pensieri interiori.
Come mai proprio questo genere/storia/argomento?
D: Ho preso la decisione di scrivere Una mente piena con l’unico scopo di dare voce alla mia parte più introspettiva, esponendo teorie personali riguardanti temi astratti. Non mi sono preoccupato di rientrare in un genere ben definito, infatti ho scoperto che poteva essere compresa nella categoria dei saggi solo dopo la pubblicazione. So che può sembrare assurdo ma non ho mai amato le etichette.
Hai altri progetti letterari in mente per il prossimo futuro?
D: Anche troppi, tanto che dovrei fare chiarezza nella mia mente. Senza dubbio la “saga” continuerà, ho in cantiere il seguito di Una mente piena anche se, come specificherò più volte, non si tratterà di una semplice seconda parte, ma di un’opera a sé stante. In più, chissà dove mi porterà il vento, o meglio la mia mente. Ho progetti da modellare e ridefinire, di sicuro ho ancora veramente tanta ispirazione e altrettanto da dare.
Estratto
La conclusione è la parte più importante di un viaggio, quella in cui si dà senso a tutto, dove si decide chi e come essere. Dove si raccolgono le idee, i concetti appresi e li si mettono insieme al fine di creare qualcosa di nuovo. È il verdetto finale del viaggio appena intrapreso, il momento di maggiore riflessione.
Ogni rottura porta con sé della malinconia, e talvolta un senso di disorientamento, dovuti all’entrata in un mondo nuovo. Questa si traduce con un cambiamento della personalità. Se ciò avviene, il viaggio avrà avuto un senso. Superato lo sconforto iniziale avrà inizio una nuova vita, più ricca di consapevolezza. Conoscere sé stessi è fondamentale, per questo la vita è piena di viaggi. O meglio, come si è detto, essa stessa è una continua successione di essi.
Estratto Una mente piena di Daniele Benzi, 2021, per gentile concessione
L’autore: Daniele Benzi
Daniele Benzi nasce il 13 giugno 2002 a Rimini. Vive e frequenta la scuola dell’obbligo nella sua città natale, mostrando sin dalla tenera età uno spiccato interesse per la scrittura. Più in generale, nei confronti della scoperta e dell’analisi interiore. Già durante la scuola elementare si diletta a scrivere testi, pur trattandosi di compiti di italiano. Questa passione non sfocia mai definitivamente, resta sempre nel limbo senza concretizzarsi, fino ad un certo punto. Terminate le scuole medie, si iscrive al liceo delle Scienze Umane. Nel corso del terzo anno, viene organizzato un progetto scolastico, in relazione al quale alcuni studenti sono incaricati di scrivere un testo. Così nasce la bozza del capitolo “Viaggio”, facente parte della prima opera pubblicata da Daniele, il saggio “Una mente piena”. Tale episodio riaccenderà in lui la passione per la scrittura, da tempo trascurata, dando vita a tutto. 3 anni dopo, nel 2021, l’opera vede la luce tramite un percorso lungo e travagliato, segnato da un impegno intermittente. Viene pubblicata sotto la formula del self-publishing, tramite Amazon. Così prende avvio la carriera letteraria di Daniele Benzi.
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
Pietro Marras ha trentanove anni, vive e lavora a Vercelli con Chiara, sua moglie, e scrive libri. Un giorno di dicembre, però, il suo cuore si ferma, per la terza volta in quattro anni. La corsa, disperata, in ospedale, e il timore della morte che torna a insediarsi, prepotente, nella sua testa. Quando riapre gli occhi, Pietro sembra non trovare più nulla che lo stimoli. Poi, però, il caso vuole che un articolo presente su una vecchia rivista poggiata accanto al suo letto sia capace di riavvolgere il nastro della sua memoria, riportandolo indietro nel tempo di ventidue anni, al quarto anno di liceo.
Ciao miei cari amici lettori, torno come sempre a parlarvi di libri. Quest’oggi vi porto una lettura che ho fatto per una collaborazione. Ringrazio tantissimo l’autore Paolo Biagioli che mi ha permesso di leggere e recensire il suo libro.
La storia di Paolo si apre subito con il botto: troviamo infatti il nostro protagonista Pietro, un uomo di trentanove anni, in ospedale a causa di un infarto miocardico. È da qui che prende l’avvio il nostro romanzo. In quell’ospedale con un responso decisamente negativo troviamo il nostro protagonista alle prese con il ricordo di una vita passata e ci troviamo catapultati quasi subito indietro nel tempo.
Siamo negli anni del liceo, gli anni del primo amore di Pietro. Un amore che è destinato a durare oltre il tempo, quasi come se fosse destinato ad esistere. Ed è il destino un altro elemento chiave della storia o per meglio dire una leggenda di origine cinese che parla del filo rosso del destino.
Quando ho letto della leggenda mi è venuto da sorridere: la storia che ho letto e recensito prima di questa sempre per una collaborazione aveva lo stesso leitmotiv di fondo e mi è venuto da pensare che forse fossi destinata io stessa a leggere queste due opere.
Supposizioni a parte, il tema del filo rosso è un tema che mi piace molto, soprattutto perché come già detto in tante mie altre recensione, sono un’appassionata di cultura orientale, ma a parte questo è proprio bello pensare che ci sia una persona a cui siamo destinati.
Torniamo, però, alla nostra storia. Il libro scorre in modo fluido e scorrevole come una dolce melodia, oserei dire; una di quelle un po’ malinconiche. Leggendolo mi sono anche commossa: l’autore riesce pienamente a trasportare il lettore nella storia di Pietro. Inoltre è riuscito per un momento a farmi tornare negli anni ’90, anche se quelli sono stati gli anni della mia infanzia di cui ho ricordi un po’ vaghi è stato molto piacevole riviverne l’atmosfera.
È stata una lettura che per contenuto e scrittura mi ha fatto davvero piacere leggere: mi è piaciuta molto l’ambientazione in una piccola città delle marche, in riva al mare e ho adorato molto la descrizione che l’autore fa del mare in inverno, un mare che effettivamente ha un’atmosfera completamente diversa da quello estivo, quasi magica.
Mi sono piaciuti molto anche i personaggi, come per esempio l’amico Guido che nonostante sia un personaggio secondario mi ha ispirato simpatia, ma soprattutto è un elemento essenziale alla storia di Pietro e alla trama in generale. Devo, ammettere, però, che c’è un personaggio che mi avrebbe fatto piacere conoscere di più ed è la moglie Chiara. Purtroppo nella storia è l’unico personaggio che viene citato, ma non approfondito.
È vero che la storia è incentrata soprattutto sulla vita del nostro protagonista durante il quarto anno di liceo, ma non so… mi sarebbe piaciuto conoscere meglio Chiara, ma chissà forse la scopriremo più avanti, è certo che l’introduzione del suo personaggio accennato così approssimativamente lascia spazio per altre storie, altre vicende. Qualcosa di sospeso che può sempre continuare, per cui non ci resta che aspettare e stare a vedere se ci sarà o meno un futuro per la nostra Chiara magari in un’altra storia, chissà.
Per ora cari amici lettori posso solo consigliarvi questa lettura a mio parere decisamente bella e augurarvi tante buone letture!
Ricordi quella volta che siamo andati al Melody, a vedere quel film, quello con quell’attore americano… com’è che si chiamava… Nicolas Cage? Alla fine della proiezione siamo rimasti soli, tu ed io, davanti all’ingresso principale, a parlare di film, a parlare di poesie, a parlare di tutto tranne che di noi. – Chiaro di Luna –
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
Aiden Miller è un bambino introverso e asociale, ha uno sguardo freddo e tagliente che ha il potere di sconvolgere e raggelare il cuore della persona a cui viene rivolto. Noah Campbell è un bambino solare e socievole, ha un sorriso dolce e rassicurante che resta impresso come un marchio indelebile scaldando il cuore della persona a cui viene donato. Aiden e Noah si incontrano in un caldo pomeriggio di settembre, nel giardino di una bellissima villa di campagna che ospita un orfanotrofio: è odio a prima vista. Ma il destino sembra aver scelto un percorso opposto al loro volere legandoli indissolubilmente attraverso un filo rosso. Il padre di Noah decide di diventare il tutore di Aiden dandogli la possibilità di vivere una vita completamente diversa da quella che il fato sembrava avergli riservato. In questo modo i due ragazzi saranno però costretti a vivere sotto lo stesso tetto. Riusciranno a far cadere le barriere che li dividono per avvicinarsi lentamente l’uno all’altro?
Ciao a tutti amici lettori, eccoci di nuovo qui con una nuova recensione fresca fresca di giornata. Il libro di cui vi parlo oggi è una collaborazione con un’autrice, Stefania Enne che ringrazio moltissimo perché mi ha dato la possibilità di leggere e recensire il suo libro.
La storia rientra nella categoria delle boys love. Un genere che prende avvio in oriente, infatti nel paese del Sol levante sono molto in voga – tra le ragazze soprattutto – i manga yaoi, cioè quei manga dove la storia d’amore è per l’appunto incentrata tra due ragazzi. Inoltre il racconto riprende anche la tradizione orientale, nata in Cina e poi esportata anche in Giappone del filo rosso che unirebbe sin dalla nascita due persone che sono destinate ad incontrarsi e ad amarsi.
Mi ha fatto molto piacere leggere questa storia, essendo un’appassionata del Giappone e di manga giapponesi compresi gli yaoi è stato veramente piacevole ritrovare questo tipo di storia in un romanzo.
Il bello di queste narrazioni è che non pongono tanto l’accento sulla tematica omossessuale, ma semplicemente sulla storia d’amore in sé. La stessa autrice nella premessa ci tiene a sottolineare che non intende indagare gli aspetti psicologici o sociali dell’omosessualità e ho trovato questo appunto molto importante perché permette al lettore anche poco avvezzo a storie di questo tipo di interfacciarsi con i personaggi e con le loro vicende sotto un’ottica diversa senza alcun tipo di pregiudizio.
La storia che ci viene raccontata pur incentrandosi sulla storia d’amore tra Noah e Aiden tocca in realtà varie tematiche e questo è stato uno degli elementi che me l’hanno fatta apprezzare. Vediamo per esempio il tema dell’abbandono e la solitudine nel personaggio di Aiden: orfano che viene accolto dalla famiglia di Noah e la sua lotta interiore per abbattere i demoni che si porta dietro e poter finalmente accettare che anche lui può essere felice. Un riscatto, quindi, nei confronti del suo passato che lui riesce a raggiungere solo nel momento in cui permette a se stesso di lasciarsi amare.
L’autrice ha costruito molto bene i suoi personaggi, soprattutto quelli secondari che si interfacciano con i nostri due protagonisti; personalmente io ho adorato tantissimo il personaggio di Julian, che ammetto essere tra tutti il mio preferito. Mi è piaciuto vedere la sua evoluzione nella storia e leggere delle sue vicissitudini in campo sentimentale anche se alcune sue scelte mi hanno fatto un po’ storcere il naso a volte, ma è proprio questo che me lo ha fatto amare ancora di più.
In conclusione posso dire che è una storia che merita sicuramente di essere letta, sia per la storia in sé che per la scrittura che è fluida ben dettagliata, non annoia e riesce a catturare l’attenzione del lettore e a farlo immergere nelle vicende dei nostri beniamini.
L’unica pecca che forse ho trovato e che mi sento di sottolineare è stata nei dialoghi iniziali. La storia, infatti, parte dal primo incontro dei due ragazzi quando sono ancora alle elementari: Noah ha 8 anni e Aiden 10 e già dai loro primi dialoghi ho trovato il modo di parlare dei due poco adatto alla loro età e questo non mi ha permesso subito di entrare appieno nella vicenda perché in quel frangente mi sono sembrati poco credibili o più precisamente a sembrarmi poco credibili sono stati i dialoghi non tanto i personaggi. Ovviamente questa è una mia opinione personale, comunque a partire già dal momento della loro preadolescenza quando hanno iniziato a frequentare le scuole medie e poi andando avanti la storia mi ha coinvolto sempre di più, per cui posso dire che è certamente un libro che consiglio di leggere e che mi è piaciuto molto.
«Gli amici si baciano.» rispose stupidamente Noah. «E noi siamo amici?» rincarò la dose Aiden, «Non credo che siamo mai stati amici un solo giorno da quando ci conosciamo.» – Il sottile filo che ci unisce –
Vive immersa tra l’odore della carta e dell’inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante
Giulia Castellani
Vive immersa tra l'odore della carta e dell'inchiostro. Appassionata lettrice ha compiuto studi umanistici e spera di diventare una brava scrittrice e una brava insegnante