Cosa succede di Ilaria Iannucci

Cosa succede di Ilaria Iannucci

Scheda tecnica

Cosa succede

Autore: Ilaria Iannucci
Genere: Narrativa
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 18 gennaio 2023
Pagine: 84

 Cosa succede

Trama

L’opera descrive lo stato emotivo e i meccanismi tipici di chi vive un Disturbo Alimentare. Non si presta ad illustrare specificatamente i criteri diagnostici o terapeutici piuttosto si focalizza sui pensieri, le azioni e le sofferenze determinati da tali problematiche. Il testo ha lo scopo, quindi, di permettere a coloro che soffrono di questi disturbi di rispecchiarsi nelle dinamiche rappresentate così da sentirsi meno soli, pensando “allora questa cosa non succede solo a me”, e meno isolati, cogliendo anche possibilità di speranza e rinascita.

Chiacchierando con l’autrice

  • Quando e come nasce la vostra passione per la scrittura?
    • I: Partiamo dal presupposto che leggere libri di qualsiasi genere è una passione che ho fin dall’infanzia che, poi, si è tramutata in amore anche per la scrittura. Ho iniziato a scrivere diari che sono diventati, negli anni, veri e propri racconti quotidiani, includendo descrizioni e dialoghi delle persone che mi circondavano come fossero personaggi. In adolescenza, mi sono concentrata su testi di avventure fantasy, traendo probabilmente ispirazione dai tanti libri in materia che collezionavo. Negli anni a seguire ho scritto sempre più per ispirazione. Poesie, aneddoti, brevi episodi di vita quotidiana, illustrazioni di posti o persone… fino ad arrivare a Cosa succede
  • Com’è nata l’idea per questo libro?
    • I: Questo libro l’ho voluto pubblicare perché vorrei arrivasse nelle mani di chi ha bisogno di comprendere di più se stesso/a su una tematica delicata che, per queste persone, è la loro vita. Soffrire di disturbi alimentari ti cambia l’esistenza, che si concentra totalmente sul problema. Penso, quindi, che avere testimonianza di pensieri e meccanismi altrui ma condivisi e, in ultimo, positivi, possa sollevare dalla solitudine e dalla convinzione di non poter guarire. Quindi, la mia idea ha come base, fonte e motivazione questo concetto umanitario.

  • Come mai proprio questo genere/storia/argomento?
    • I: La nascita di questa storia nasce dalla mia. Inizialmente, ho iniziato a scriverla per necessità e poi per scopo di benessere sociale altrui. Il mio bisogno dipende dal fatto che io stessa ho sofferto di disturbi alimentari per dieci lunghi anni della mia vita per cui ancora porto, e porterò per sempre, i relativi strascichi (concetto che approfondisco nell’opera). Sono stati anni terribili della mia vita che ruotava tutta intorno a quel mio mostro. Ecco perché, nello scrivere le prime pagine, conseguentemente si è sviluppata in me l’idea di creare un libro da pubblicare per gli altri. Perché io, in passato, se avessi letto un testo come questo, sicuramente mi sarei sentita meno sola e meno incompresa con me stessa e avrei acquisito maggior forza per andare avanti. Auguro con tutto il cuore a chi soffre di DCA (così come qualsiasi altro disturbo), di sentirsi meglio grazie a un qualcosa di esterno. Poter aiutare in questo mi riempirebbe di gioia.

  • Hai altri progetti letterari in mente per il prossimo futuro?
    • I: Come ho già detto, mi piace leggere e scrivere da sempre. Continuerò a produrre testi di vario genere perché questo fa, in primo luogo, bene a me stessa. Nel futuro, queste opere potranno sicuramente diventare altri progetti letterari da destinare al pubblico se li percepisco adatti oppure se sono spinta da una forte motivazione come è stato per “Cosa succede”. Sento il bisogno di associare la pubblicazione di creazioni all’idea di scopi di benessere umano o sociale. Posso anticipare, infatti, di stare già lavorando ad un’opera che guarda all’interscambio tra uomo e animale come valvola di pace e pura felicità senza egoismi o rapporti di convenienza, descrivendo ciò dalla prospettiva di entrambi gli esseri viventi.

Estratto

Senso di colpa per quello che hai fatto.
Senso di colpa per quello che non hai fatto.
Senso di colpa per quello che si farà dopo.
Quando si termina di abbuffarsi, lo stato di shock ti porta ad uno stato delirante ma anche sorprendentemente depressivo in pochissimo tempo. Piangi. Piangi perché ci sei ricascata, perché non ce l’hai fatta, non hai resistito, non sei stata abbastanza forte. Piangi perché ti ritrovi punto e accapo, a ricominciare dall’inizio, a recuperare le forze per riandare in contro alla guerra con la speranza di poterla vincere. Sei esausta. Non vuoi ripercorrere le stesse battaglie tutte uguali, tutte ogni volta con lo stesso esito. Non senti le forze per lottare ancora contro il mostro. In quei momenti, vuoi far vincere lui. Lo vuoi far vivere liberamente senza più cercare di ucciderlo. Però, se vive lui, muori tu. E, in quello stato, di fronte all’ennesima sconfitta, vuoi morire, mettere fine a quell’agonia. Sei stanca, distrutta, esausta, perché si prova, si lotta, si riprova, e nel mentre soffri, non hai più il controllo di te stessa e della tua vita. Una vita che è una finzione, che non esiste. Una vita a cui mettere fine.
Lo si vuole fare. Morire. Uccidersi. Mettere la parola fine a quella lotta quotidiana, a quella sofferenza, a quella perdita totale di controllo. Mi butto? Non ce la faccio. Le vene? Si, quelle vene che pulsano forti, sono gonfie. Richiamano alla vita. Una vita che non c’è, è confusa. Meglio interrompere quel flusso vitale. Basta far scorrere un’anima che non può essere libera. Ma non si ha il coraggio. Quella piccola luce di speranza ti guarda, lì giù, lontana. Allora, chiudi gli occhi. Ti lasci andare. Ti abbandoni. Lo stato confusionale unito ai livelli maligni biologici che quell’enormità di cibo ha alzato negativamente nel corpo, non fanno capire più nulla. Crollare in una lunga fase dormiente senza accorgersene. Un intervallo di tempo in cui il mostro è più tranquillo perché stato momentaneamente soddisfatto ed è allora che la speranza cerca di farsi avanti. Quest’ultima ci sarà sempre, spingerà sempre al risveglio, alla lotta. È per questo che si fa strada in questo momento di stallo perché si tratta del lasso di tempo in cui il corpo riacquista le energie dopo la battaglia, possibilmente pronto alla rinascita. La speranza ha fede nella persona ed è per questo che ci riprova adesso, fiduciosa che le forze riacquisite possano bastare ancora.

Estratto Cosa succede di Ilaria Iannucci, 2023, per gentile concessione

L’autrice: Ilaria Iannucci

Ilaria Iannucci nasce, vive e lavora a Roma. Laureatasi in Psicologia delle organizzazioni e gestione delle risorse umane e iscritta all’Albo A degli Psicologi del Lazio, è funzionario analista di organizzazione presso la Pubblica Amministrazione. Attiva, dinamica e intraprendente, svolge attività di volontariato per gli animali e la natura, in particolare nei canili, e si dedica alla scrittura nei suoi più svariati generi. La sua esperienza di vita l’ha spinta a scrivere questo libro con la speranza di riuscire a far sentire meno sole persone che, come lei, hanno vissuto nell’ incertezza che genera un disturbo alimentare o che ne soffrono ancora.

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Mamma ti racconto il mondo nel cielo di Ayaka Takeuchi

Mamma ti racconto il mondo nel cielo di Ayaka Takeuchi

Scheda tecnica

Un cuore nero inchiostro

Autore: Ayaka Takeuchi
Genere: Fumetto
Editore: Ali ribelli edizioni
Data di uscita: 14/02/2022
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 184

Acquista: Libro   | Ebook   

Trama

Mamma, ti racconto il Mondo nel Cielo! racconta la storia vera della famiglia dell’autrice, Ayaka Takeuchi. Quando aveva ancora solo 2 anni, la sua primogenita all’improvviso cominciò a raccontare dei suoi ricordi di quando si trovava ancora nel ventre materno. I dettagli narrati dalla figlia erano fin troppo verosimili e corrispondevano temporalmente a fatti avvenuti per davvero. Un normale caso di “memoria prenatale”, se non fosse che i suoi ricordi andavano più indietro nel tempo… molto prima di giungere nella pancia della mamma attraverso uno scivolo arcobaleno, da un mondo “sulle nuvole” popolato da dèi e da un incalcolabile numero di bebè che non vedevano l’ora di incontrare i loro genitori…

Mamma ti racconto il Mondo nel cielo è una storia davvero particolare che ha dell’incredibile, eppure è anche una storia tratta da eventi reali. Ayaka Takeuchi ci racconta il Mondo nel Cielo, ossia la vita prenatale della sua primogenita, raccontatale dalla figlia stessa quando aveva due anni.

Se leggendo questo fumetto vi sentite un po’ scettici, beh dovete sapere che anche l’autrice lo era i primi tempi in cui ascoltava i racconti di sua figlia. Inizialmente non aveva dato molto peso alle parole della sua bambina, pensando che si trattasse di fantasia, ma i fatti che le narrava erano troppo accurati e conosceva eventi che non avrebbe dovuto conoscere, è così che si è convinta della veridicità di quello che sua figlia le stava dicendo.

La piccola Hi-chan diventa il tramite che ci fa scoprire il Mondo nel Cielo, dove ogni bambino viene cresciuto in attesa di lanciarsi sullo scivolo arcobaleno che lo condurrà dai proprio genitori. Un mondo prima della nascita a cui si farà ritorno, per poi ricominciare il ciclo vitale.

Una storia di nascita, morte e rinascita, ma anche di gioie e di dolori, come l’aborto. Un tema che con i suoi disegni Ayaka Takeuchi tocca delicatamente, ma senza togliere l’intensità del dolore della perdita.

Ma è anche la storia di una famiglia che cresce e che si allarga, una storia che ci racconta le gioie e le difficoltà della maternità.

Un racconto divertente e toccante soprattutto grazie anche alle tavole disegnate con un tratto che si addice molto alla dinamica del racconto. Sicuramente un testo fuori dall’ordinario che tratta un argomento davvero particolare a cui in effetti non so se credere o meno, ma che mi è piaciuto molto. Ho riso leggendo alcune scene e mi sono commossa leggendone altre. Decisamente una lettura consigliata.

Una sera, esattamente un mese prima del parto ho chiesto a Hi-chan se aveva memoria di quando era nella mia pancia.
“Hi-chan, ricordi qualcosa di quando era nella pancia di mamma?”
“Certo che ricordo.”
“Davvero?? Cosa ricordi?”
“Beh, era tutto buio. Non si vedeva nulla! Galleggiavo nell’acqua…”
“E come era quell’acqua?”
“Era calda!”

– Mamma ti racconto il Mondo nel Cielo –

L’autrice: Ayaka Takeuchi

Ayaka Takeuchi è nata a Obu City, prefettura di Aichi (Giappone). Ha esordito come fumettista al terzo anno di liceo. Uno dei suoi primi manga è stato serializzato sul periodico “Margaret” (Shueisha) mentre era al college. È anche attiva come character designer per Sunsmile (pudding company) e come ambasciatrice blogger per “Nikkei x Woman”. Tra le sue opere principali ricordiamo “Tomodachi-gokko”, “Rin!” e “Katemen” (Shuei-sha). La notorietà è arrivata quando ha iniziato a pubblicare sui social storie di ricordi prenatali raccontatele dalla sua figlia maggiore. Il suo canale Instagram raggiunse i 200.000 follower dalla sera alla mattina. Da allora riceve giornalmente molti messaggi da persone che hanno vissuto esperienze simili alla sua… Il grande riscontro ha avuto eco all’estero, diventando l’argomento di una conferenza internazionale chiamata APPPAH, negli Stati Uniti. Come madre, è anche molto impegnata a crescere le sue tre figlie.

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L’ ultima gru di carta. Una storia di sentimenti nell’orrore di Hiroshima di Kerry Drewery

L’ ultima gru di carta. Una storia di sentimenti nell’orrore di Hiroshima di Kerry Drewery

Scheda tecnica

L’ ultima gru di carta. Una storia di sentimenti nell’orrore di Hiroshima

Autore: Kerry Drewery
Genere: Storico
Editore: Rizzoli
Data di uscita: 28/06/2020
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2020
Pagine: 288

Acquista: Libro   | Ebook   

Trama

Dice un proverbio giapponese: se avrai la pazienza di piegare mille gru di carta, il tuo desiderio si avvererà. È una splendida giornata d’estate. Ichiro, che sta per compiere diciotto anni, e il suo amico Hiro si godono una giornata libera dalla mobilitazione per lo sforzo bellico. Una luce abbagliante accompagna l’esplosione della bomba che cambierà le loro vite e il mondo. Feriti e confusi, i due ragazzi attraversano la città devastata alla ricerca della sorellina di Hiro, Keiko, che si trovava all’asilo. Quando dopo ore di disperata ricerca finalmente riescono a trovarla, alla gioia di abbracciarla illesa si sostituisce presto la consapevolezza di non essere in grado di portarla davvero in salvo. Hiro è ferito gravemente e Ichiro capisce che deve cercare aiuto, che da solo non potrà mai farcela. Chiede a Keiko di aspettarlo lì dov’è e in pegno della sua solenne promessa di tornare a prenderla le lascia un origami, una gru di carta. Ma le cose non andranno come sperava

I nostri ricordi pesano
Insopportabili sull’anima, come foglie
Sui rami di un albero morente

E sono i ricordi quelli che fanno male, un senso di colpa che è difficile cancellare e che Ichiro, ormai nonno si porta dietro da tutta la vita.

Ma è giunto il momento di dare voce a quei ricordi e così Ichiro racconta la sua colpa alla nipote. È il 6 agosto del 1945 e un Ichiro diciassettenne si gode il suo giorno di libertà dallo sforzo bellico a casa del suo amico Hiro, fino a quando una luce accecante non squarcia il cielo e il mondo diventa caos.

Ichiro si risveglia sotto le macerie, è vivo. Non sa ancora come, ma lo è. Anche Hiro è ancora vivo anche se a malapena. E sebbene feriti e confusi, non è il momento quello per arrendersi. Il pensiero va alla sorellina di Hiro, Keiko. Chissà se è ancora viva? I due si inoltrano così nei meandri di una città distrutta alla ricerca della piccola.

Fortunatamente Keiko è viva ed illesa, ma sebbene la loro ricerca abbia avuto successo quello sarà solo l’inizio del viaggio: con Hiro gravemente ferito Ichiro si ritrova costretto a cercare aiuto da solo, lascerà la piccola Keiko ad aspettarlo con la promessa di tornare e insieme ad una gru di carta. E in quell’istante Ichiro verrà meno alla promessa fatta al suo amico Hiro di prendersi cura di Keiko.

L’autrice con autentica delicatezza ci mostra senza giudicare uno degli eventi più atroci della storia, di un popolo distrutto e dell’eredità che quell’evento ci ha lasciato. Ma questo romanzo parla anche di amore, amore per la vita, di rinascita e di riscatto verso le proprie colpe.

Lo stile narrativo con cui ci regala questa storia e i pensieri dei suoi personaggi è decisamente particolare. L’inizio di ogni capitolo ambientato nel 2018 presenta un haiku e la narrazione degli eventi è costituita da dei versi in prosa, mentre una narrazione più tradizionale ci accompagna nella descrizione degli eventi del 1945.

Ho trovato questa scelta narrativa perfetta per questa narrazione. Ha reso il romanzo ancora più emozionante di quanto la storia in sé non sia già. A completare la bellezza di questo libro, le illustrazioni di Natso Seki che amplificano ulteriormente l’impatto emotivo del racconto.

Credevo che le storie, come le vite, fossero linee rette. Sbagliavo. Sono cerchi dentro altri cerchi. Che si sovrappongono, si fondono insieme. Si espandono attraverso la vita. Ma più spesso svaniscono dalla memoria.

– L’ultima gru di carta –

L’autrice: Kerry Drewery

Kerry Drewery vive nel Lincolnshire, tra la campagna e il mare. Ama correre, andare in bicicletta e nuotare, cosa che fa anche in inverno, nel lago, senza muta. È autrice di romanzi per Giovani Adulti finalisti a numerosi premi, e della provocatoria trilogia Cell -7, tradotta in più di dieci lingue.

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Il bambino che cadde sulla terra di Kathy Lette

Il bambino che cadde sulla terra di Kathy Lette

Scheda tecnica

Un cuore nero inchiostro

Autore: Roberth Galbraith (alias J.K Rowling)
Genere: Romanzo rosa
Editore: Baldini&Castoldi
Data di uscita: 26/03/2013
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2012
Pagine: 288

Acquista: Libro     

Trama

Da quando il padre di Merlin, Jeremy, se n’è andato, subito dopo la diagnosi di autismo, Lucy ha fatto del figlio il centro del suo mondo. Alle prese con le gioie e le difficoltà di crescere un bambino eccentricamente adorabile, ma impegnativo (se soltanto Merlin fosse arrivato con un manuale di istruzioni!), Lucy non ha tempo per altri uomini nella propria vita, perciò perché darsi la pena di cercarne uno? Quando Merlin compie dieci anni, Lucy comincia seriamente a preoccuparsi che il Papa possa contattarla per chiederle suggerimenti in materia di castità, perciò decide di rimettere piede (per quanto il pedicure lasci a desiderare) nel mondo degli uomini. Ma a causa della bizzarria di Merlin, le cose non vanno come aveva immaginato. Tuttavia, proprio quando Lucy sta per rassegnarsi a una vita da single, ecco che Archie – il più perfetto, per lei e per suo figlio, degli uomini imperfetti – bussa alla sua porta. E lo stesso fa Jeremy, pronto a implorare perdono e una seconda possibilità… Di cosa ha bisogno Lucy? Di un vero padre per Merlin o di un compagno affidabile per se stessa?

Il romanzo di Kathy Lette è uno di quei libri che affronta tematiche importanti con un pizzico di ironia. La storia è raccontata dal punto di vista di Lucy, una madre che deve affrontare la disabilità del figlio senza l’aiuto del marito che l’ha abbandonata una volta aver scoperto la diagnosi.

Leggendolo impariamo a conoscere le fragilità di una donna che non è del tutto pronta a gestire le difficoltà del figlio, molto spesso dalle sue parole traspare l’incapacità di comprenderne la condizione, eppure ciò non intacca la sua determinazione a fare di tutto per lui e il suo amore.

Merlin diventa tutto il suo mondo, finché la sua madre hippy e la sorella sempre dolce e pacata non le ricordano che oltre ad essere madre è anche donna ed è così che oltre a curare suo figlio ricomincerà a curare la sua vita sentimentale.

Prima di arrivare al culmine nella sfera privata ne passerà di acqua sotto i ponti e di scene esilaranti che vedranno come protagonisti i suoi partner e suo figlio. Nel frattempo dovrà imparare a gestire i drammi della sua carriera mai decollata e un sistema istituzionale che invece di aiutare chi ne ha veramente bisogno preferisce tapparsi gli occhi.

Merlin, come ragazzino autistico ad alto funzionamento, non riesce a trovare il suo posto in una società che invece di includere, esclude. Lucy più volte verrà richiamata dai presidi delle scuole, nei vari anni scolastici, per il comportamento di suo figlio non riuscendo a coglierne le difficoltà. Dall’altra parte sarà impossibile inserirlo in una scuola adeguata perché non ne soddisfa i requisiti.

Un romanzo che leggendolo fa provare decisamente molto rabbia per un sistema che non funziona, in questo caso quello inglese che fa da sfondo alla vicenda. Ma nonostante la tematica così forte, il libro rimane sui toni della commedia, con scene agrodolci che fanno ridere e a volte commuovere (come i bigliettini che Merlin scrive ogni tanto a sua madre), il tutto supportato da un linguaggio ironico, pregno di metafore e similitudini che se da una parte rendono la scena o il commento più divertente, sono decisamente abbondanti nel libro. Scelta stilistica che comunque non ne preclude la piacevolezza della lettura.

In conclusione un romanzo che sa bilanciare dramma e commedia e che coinvolge per tematiche e personaggi.

Sembrava che dentro di lui ci fosse un luogo, per me irraggiungibile, in cui viveva tutto solo.

– Il bambino che cadde sulla terra –

L’autrice: Kathy Lette

Columnist per diverse testate e scrittrice di sit-com televisive in America e Australia, è approdata al successo internazionale con i suoi romanzi, tradotti in quattordici lingue. Vive a Londra con i due figli e il marito. Ambasciatrice per Woman and Ribbon Alliance, nel 2010 ha ricevuto una laurea honoris causa dalla Solent Southampton University. Per Baldini&Castoldi ha pubblicato Come uccidere il marito (e altri utili consigli domestici) e Finché divorzio non ci separi.

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Piccole donne di Louisa May Alcott

Piccole donne di Louisa May Alcott

Scheda tecnica

Un cuore nero inchiostro

Autore: Louisa May Alcott
Genere: Romanzo di formazione
Editore: RBA
Data di uscita: 12/02/2021
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 1868
Pagine: 297

Acquista: Libro   | Ebook   

Trama

Meg, Jo, Beth e Amy, quattro sorelle dal carattere molto diverso, si trovano improvvisamente ad affrontare la guerra: devono cambiare la propria vita per sostenere la mamma, mentre il padre è nell’esercito. Decidono così di fronteggiare le difficoltà con allegria e spirito di iniziativa

Chi di noi non conosce le avventure di Meg, Jo, Beth e Amy? Quanti di noi hanno visto almeno una delle versioni dei film, quanti pur non avendo letto il libro o visto il film ne hanno comunque sentito parlare?

Credo un po’ tutti, perché Piccole donne è uno di quei classici della letteratura che si conoscono anche non conoscendoli. Fa parte della nostra cultura al pari di tanti altri.

Ma cosa rende questo libro così apprezzato ancora oggi? Io credo sia in un certo senso per l’attualità dei temi. Pur essendo stato pubblicato nel 1868 troviamo ancora tutti quei valori in cui possiamo rispecchiarci: il non voler sottostare alle convinzioni sociali o la disparità di genere.

Il personaggio che più incarna questi valori è Jo, tra le quattro sorelle la vera anticonformista. Il maschiaccio della famiglia che vorrebbe non dover crescere proprio per non dover sottostare al destino di restare legata al solo ruolo di moglie e madre.

Il suo personaggio è quello che da voce al punto di vista e il modo di pensare dell’autrice che si è sempre battuta per i diritti delle donne.

Piccole donne inoltre ci ricorda anche l’importanza della famiglia, l’aiuto reciproco e verso il prossimo e il valore dell’amicizia. Sullo sfondo della guerra di secessione americana, con il padre impegnato sotto le armi, le quattro giovani si daranno da fare per essere d’aiuto alla madre e seguire tutti quei buoni valori con cui la signora March le sta crescendo.

E nonostante il “buonismo” che pervade la maggior parte dell’opera e che ci ricorda la distanza con il nostro vivere di oggi, la Alcott non disegna personaggi perfetti, stereotipati, ma gli da forma e tridimensionalità. Nelle quattro giovani si riscontrano tutte quelle contraddizioni che rientrano nell’essere umano.

“Natale non sarà Natale senza qualche regalo”, brontolò Jo, sdraiata sulla stuoia del caminetto.
” È così triste esser poveri”, sospirò Meg, guardando il suo vecchio abito.
“Non trovo giusto che certe ragazze abbiano tante belle cose e altre nulla del tutto”, soggiunse la piccola Amy, con una smorfia di disprezzo.
Dall’angolo dove si trovava, Beth osservò, lieta: “Abbiamo però un babbo, una mamma e noi tutte siamo l’una per l’altra”.
I volti giovanili illuminati dalla luce del fuoco si rasserenarono a quelle confortanti parole […]

Sebbene, infatti, vogliano vivere nei valori insegnati dalla madre, le nostre quattro giovani non mancano di provare invidie, gelosie come ogni ragazza della loro età che si trova a confrontarsi con chi ha una vita migliore. La condizione economica in cui vivono non manca di essere fonte di lamentela per le giovani, ma ciononostante passato l’attimo di debolezza riescono a non lasciarsi mai andare allo sconforto.

Questi loro “difetti”, in un certo modo ce le fanno apprezzare di più e ce le fanno sentire meno lontane, personaggi in cui rispecchiarci nonostante il loro modo di vivere – legato al contesto storico in cui è ambientata e stata scritta la storia – sia ormai lontano anni luce dal nostro.

In conclusione un romanzo di formazione che nonostante il tempo resta attuale ancora oggi e che è in grado di rimanere nel cuore di chi lo ha letto.

Fate che ogni giorno sia utile e piacevole, e date prova di capire l’importanza del tempo usandolo bene.

– Piccole donne-

L’autrice: Louisa May Alcott

Louisa May Alcott nasce, seconda di 4 sorelle (Anna, Elizabeth e May), in Pennsylvania il 29 novembre 1832, nel giorno dell 33.mo compleanno del padre, Amos Bronson, che tentò, nel 1842, l’esperimento comunitario di Fruitlands, ironicamente rievocato in Giovanili furori trascendentalisti (Transcendental wild oats, 1873).
Amica della famiglia di Ralph Waldo Emerson e di Henry David Thoureau, fu infermiera durante la Guerra Civile Americana.
Pubblica il suo primo libro, Flower Fables, a 22 anni. È famosa in tutto il mondo per il romanzo Piccole Donne del 1868 (scritto tra maggio e luglio di quell’anno nella Orchard House al 399 di Lexington Road a Concord, Massachusetts, da allora chiamata “Home of Little Women” e ancor oggi visitabile) cui fecero seguito altri tre libri della serie meno riusciti: Piccole donne crescono (Good Wives, 1869), Piccoli uomini (Little men, 1871) e I figli di Jo (Jo’s boys, 1886). Tra le sue protagoniste, le sorelle March, quella che più le somiglia è Jo, prima figura nella letteratura per ragazzi di giovane donna che combatte per la sua indipendenza e i suoi diritti, diversa dagli stereotipi della narrativa per giovanette dell’epoca.
In totale pubblicò più di 30 libri tra romanzi e raccolte di racconti. Fu anche un’abolizionista e una femminista e si batté per i diritti delle donne.
Morì il 6 marzo 1888, a soli due giorni dalla morte del padre.

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