Recensione: “Elbrus” di Giuseppe di Clemente e Marco Capocasa

Recensione: “Elbrus” di Giuseppe di Clemente e Marco Capocasa

Scheda tecnica

Elbrus

Autore: Giuseppe di Clemente e Marco Capocasa
Genere: Fantascienza
Editore: Armando Curcio
Data di uscita: 15/10/2020
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2020

Acquista: Libro

Trama

Anno Domini 2113. La Terra è al collasso. I cambiamenti climatici prodotti dal riscaldamento globale hanno determinato nuovi equilibri geopolitici. Il sovrappopolamento e le migrazioni di massa verso i paesi “non più freddi” sono parte di un problema più esteso: l’imminente scarsità di risorse che permettano il sostentamento del genere umano nel prossimo futuro. L’esplorazione spaziale ha fallito nel suo obiettivo fondamentale, la fondazione di colonie autosufficienti dove l’Uomo del futuro potesse emanciparsi. Gli ostacoli non sono quelli dovuti alle tecnologie disponibili, ma alla natura stessa della specie umana. Ma la soluzione è dietro l’angolo e viene da un altro sistema solare, dalle cui profondità siderali, decine di anni più tardi, un messaggio risveglierà il Viaggiatore e con lui tutti i suoi simili.

Ciao a tutti miei cari amici lettori e bentornati sul blog per una nuova recensione. Il libro di cui voglio parlarvi oggi l’ho letto per una collaborazione: ringrazio infinitamente i due autori per la copia del romanzo.

La storia si apre in un prossimo futuro, a fare da sfondo una Terra decisamente diversa da come la conosciamo oggi: a causa dei cambiamenti climatici gli esseri umani sono costretti a correre ai ripari e spostarsi verso i paesi del nord, un tempo regioni fredde, ma che ora non lo sono più.

Gli esseri umani e soprattutto grandi agenzie come l’EASA (European and Asian Space Agency) tentano di correre ai ripari e cercano soluzione nello spazio. La colonizzazione di altri mondi sembra l’unica soluzione possibile prima che il pianeta collassi, ma come far abituare l’uomo a vivere in un ambiente totalmente diverso? Entrano in gioco progetti segreti da parte dell’agenzia, studi sulla manipolazione genetica, ma soprattutto sarà determinante un incontro inaspettato che cambierà le sorti della storia.

I due autori costruiscono il romanzo alternando periodi differenti: il 2113 e il 2155 e concatenano i vari eventi in modo da far muovere il lettore avanti e indietro nel tempo affinché possa vedere le conseguenze delle scelte compiute dai personaggi. In un gioco di causa ed effetto il lettore è teletrasportato in un futuro che sebbene apparentemente fantascientifico con le sue auto volanti e i nuovi ritrovati della tecnologia sembra in realtà il frutto di un futuro possibile, in cui le scelte di alcuni uomini a volte oltre l’etica morale possono causare danni immensi per l’intera umanità.

Un libro che sebbene non sia generalmente tra i generi che leggo più spesso mi ha appassionato: per la scrittura, la costruzione della trama e dei vari elementi che pur sembrando pezzi slegati tra di loro vanno a combinarsi in modo perfetto in un unico grande puzzle.
Un romanzo che fa riflettere sia su quello che stiamo facendo a questo nostro bellissimo pianeta e a quali potrebbero essere le conseguenze del nostro comportamento scellerato, sia sul concetto di etica legato alla sopravvivenza: è giusto spingersi oltre i limiti morali pur di continuare a esistere?

Domanda che richiede sicuramente una risposta che il lettore è chiamato a dare. Elbrus diventa così non solo un semplice libro di fantascienza ma uno strumento di riflessione sui nostri comportamenti il tutto condito da un sano pizzico di curiosità per l’Universo ancora inesplorato.

“Non c’è amore immenso a cui non corrisponda immenso dolore”
– Elbrus –

#prodottofornitoda Marco Capocasa e Giuseppe di Clemente

Seguimi su…

Recensione: “Le favole della buonanotte” di Alessia Piemonte

Recensione: “Le favole della buonanotte” di Alessia Piemonte

Le favole della buonanotte

Autore: Alessia Piemonte
Genere: horror
Editore: Ali ribelli edizioni
Data di uscita: 02/12/2020
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2020

Acquista: Audiolibro Ebook

Trama

Innaturale coscienza, quando si viene sfiorati da un gelido tatto, e il mondo si dissolve da non esistere più. Ogni cosa è immersa nelle tenebre. Attimi di lucidità che giocano molto sulla labile linea di demarcazione fra incubo e realtà. Ed è ciò che accomuna le cinque favole horror raccolte nell’antologia. Un vascello di parole, disturbanti e grottesche, come un cantino lugubre, che ha radunato una marmaglia composta da: un lupo mannaro, una strega, un’orda di scheletri, un demone e un perfido custode di un cimitero.

Miei cari booklover eccoci di nuovo qui per parlare di un’altra lettura. Il libro è sempre una collaborazione e l’autrice come vi accennavo è sempre Alessia Piemonte autrice del libro “Perle di thriller”.

Questa volta la nostra autrice ci diletta con delle fiabe, ma non sono delle fiabe qualsiasi quelle che ci accingiamo a leggere. La penna dell’autrice riporta a galla miti e atmosfere da incubo.

La scrittura come sempre è brillante e molto accurata, c’è di nuovo il giusto mix di suspense e elementi macabri. Le fiabe della Piemonte per certi aspetti mi hanno ricordato quelle dei fratelli Grimm della prima edizione, quando ancora i testi non erano stati modificati ed edulcorati come nelle versioni successive per essere adattate ad un pubblico di bambini.

Pertanto rispetto al libro precedente legato al genere thriller, qui ci ritroviamo catapultati in un’atmosfera decisamente surreale ed è proprio questo aspetto a rendere la lettura interessante ed intrigante: l’emergere delle nostre paure più recondite.

Posso dire sinceramente che ho letto con piacere queste fiabe e che la lettura è stata coinvolgente e mai noiosa anche se ammetto di aver preferito molto di più l’altro libro dell’autrice, ma questo esclusivamente per una preferenza personale: leggo molto più volentieri il genere thriller.

Ciò nonostante è sicuramente una lettura che consiglio.

“…Non riesco a dormire!”, mi disse infilandosi nel letto. Era il mostro che dimorava sotto il mio letto. Ho paura, sento freddo. Sta stringendo la mia mano… e mi sorride, mentre con i denti mordicchia la mia gabbia d’ossa.”

– Alessia Piemonte –

#prodottofornitoda Alessia Piemonte

Seguimi su…

Recensione: “Ragazzo, uomo e nemo” di Damiano Dario Ghiglino

Recensione: “Ragazzo, uomo e nemo” di Damiano Dario Ghiglino

Ragazzo, uomo e nemo

Autore: Damiano Dario Ghiglino
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 21/12/2020
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2020

Acquista: Libro Ebook

Trama

Un ragazzo cammina portando con sé una valigia lungo le strade innevate di una città tedesca. Non sa da dove viene, né dove sta andando. Sa solo che si è lasciato il passato alle spalle perché è gay, è diverso.
Sarà così che Eric intraprenderà un lungo viaggio alla scoperta di sé rivelando, tra incontri inaspettati e interrogativi senza risposta, l’essenza di una vita che è tutte le vite.
Un romanzo cosmopolita, visionario, oscuro ma anche luminoso, sulla ricerca dell’identità attraverso le molteplici tappe dell’esistenza umana.

Ciao a tutti miei cari amici booklover, oggi vorrei parlarvi di una lettura che ho finito circa una settimana fa.

Nonostante sia passato un po’ di tempo non me la sono sentita subito di scrivere qualcosa, un po’ per via dei vari impegni e un po’ perché dovevo rielaborare le idee.

Eh sì perché il libro in questione non è solo la storia di un coming out, per cui non lo si può circoscrivere solo alla letteratura lgbt, ma è il racconto di un viaggio sia reale che metaforico che il nostro protagonista compie.

Un vagare da un posto ad un altro alla ricerca di sé che non fa altro che ricondurlo al punto di origine. Un punto di origine diverso, mutato come è mutato il nostro personaggio durante il viaggio.

Il procedere di questo ragazzo che diventa uomo per poi tornare nemo è raccontato con una scrittura decisamente straniante: non è facile per il lettore, infatti, immergersi immediatamente nelle vicende narrante e devo ammettere che all’inizio lo stile di scrittura l’ho trovato decisamente fastidioso.

Non ritengo, infatti che un bel libro debba per forza avere un tipo di scrittura di difficile comprensione, anzi a volte la semplicità del linguaggio rende ancora più bella la storia. Ciononostante procedendo nella lettura il modo di scrivere dell’autore mi è diventato ben presto familiare e anzi ammetto che ad un certo punto è risultato quasi calamitico, tanto che il mio giudizio si è completamente ribaltato.

La lettura mi ha trascinato talmente tanto che alla fine quando pensavo che fosse stato svelato anche l’ultimo tassello, la storia mi ha gabbato un’ultima volta. Le carte in tavola vengono nuovamente rimescolate dal genio creativo dell’autore che mette in gioco l’ultima chicca che lascia di nuovo di stucco il lettore eppure completamente appagato dalla lettura.

Un libro, quindi, in ultima analisi di cui consiglio assolutamente la lettura. E anche per oggi è tutto miei cari amici lettori… #staytuned!

Aveva ventinove anni, ne avrebbe compiuti trenta a breve, e non sapeva cosa fare della propria vita. Si trovava ad un punto di svolta e a un punto di stallo allo stesso tempo.
– Ragazzo, uomo e nemo –

Seguimi su…

Recensione: “Quel che affidiamo al vento” di Laura Imai Messina

Recensione: “Quel che affidiamo al vento” di Laura Imai Messina

Quel che affidiamo al vento

Autore: Laura Imai Messina
Genere: Narrati italiana contemporanea
Editore: Piemme
Data di uscita: 14/01/2020
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2020

Acquista: Libro Ebook

Trama

Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell’aldilà. Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent’anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre. Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé. E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall’uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c’è più. E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto. Che è un vero miracolo l’amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene.

Ciao a tutti miei cari amici lettori, oggi vi parlo di questa nuova lettura che ho finito da poco. Avrei molte cose da dire su questo libro, ma nella paura di confondermi troppo e non centrare il punto voglio procedere per gradi.

Prima di tutto vorrei dire che la scoperta di questa lettura è arrivata un po’ per caso, navigando sui vari social mi è comparsa sotto gli occhi e mi ha colpito subito. Ammetto di essere stata colpita inizialmente dalla copertina (come poteva essere altrimenti del resto! Non si può certo negare che sia effettivamente molto bella). Incuriosita sono andata a leggere la trama e ovviamente mi ha ispirato subito, in fondo è ambientata in Giappone e data la mia passione non potevo certo farmi sfuggire questo libro, no? Beh devo ammettere di aver aspettato prima di comprarlo, soprattutto perché avevo ancora altri libri da leggere, così nel frattempo ho scoperto l’autrice grazie ai suoi social su cui è molto attiva e leggendo i post della sua vita quotidiana in Giappone ho capito subito dal suo modo di scrivere che i suoi libri mi sarebbero piaciuti e così senza pensarci due volte oltre questo ho comprato anche tutti gli altri.

Quel che affidiamo al vento è il suo penultimo libro uscito nel 2020 e ho deciso di partire proprio da questo perché in fondo è grazie a questo libro che ho scoperto l’autrice e le altre sue opere.

La lettura mi ha coinvolto immediatamente per molti motivi diversi. Primo per le tematiche: Laura Imai Messina ci catapulta dentro alle vite di personaggi distrutti dal dolore per la perdita di persone care a causa dello tsunami del 2011 e allo stesso tempo ci parla della loro resilienza e del loro rialzarsi da questo dolore, il tutto grazie anche ad un telefono immerso in un giardino nel nord – est del Giappone. Un apparecchio non collegato a nulla che serve per parlare con i defunti e a cui affidare i propri pensieri che poi si disperdono nel vento.

La storia di questo particolare telefono è stato un altro elemento che mi ha fatto amare questo libro. L’autrice infatti prende spunto da un telefono e un luogo che esistono veramente e attraverso le sue parole ce lo fa conoscere. E devo ammettere che in questo è veramente eccezionale: riesce a raccontare il luogo in modo meraviglioso. Si nota subito lo studio che c’è dietro alla creazione di questo romanzo e l’amore per il paese che è diventato ormai la sua casa, traspare ad ogni singola parola.

È stato un modo per andare in Giappone anche senza essere lì veramente. Ha trasportato cuore e mente del lettore non solo in un paese, ma in un luogo poco conosciuto: il giardino di Bell Gardia. Oltretutto è riuscita a far percepire la devastazione che una tempesta può provocare, tempesta sia reale che emotiva che arriva e scombina in modo irreparabile la vita delle persone. Mi viene in mente la frase di Murakami nel libro Kafka sulla spiaggia:

“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”

Ed è proprio quello che succede ai personaggi della Messina, entrano nella tempesta o più precisamente ci vengono catapultati – in fondo uno tsunami non lo si può prevedere – e ne escono completamente diversi. Affrontano ognuno a modo loro il dolore e si rialzano nonostante tutto.

Questo libro, però, non lo si vive solo nel contenuto, ma anche nella forma. È qui che l’autrice gioca molto e ci stupisce. Il suo linguaggio è poesia. Le immagini si animano grazie alla scelta meticolosa delle parole, le figure che usa per descrivere una sensazione o un luogo rendono le immagini palpabili tangibili e a volte sfuggenti. Sì, sfuggenti come nelle poesie e allora c’è bisogno di soffermarsi e rileggerle quelle frasi per entrarci dentro, che seppur il libro scorre velocemente ha bisogno che il lettore si soffermi per gustarsi ogni singola sfumatura.

In conclusione posso affermare che è stata una lettura che mi ha colpito molto e che assolutamente consiglio!

La vita bisogna amarla Takeshi, delle persone serve imparare a fidarsi. Non fargliele odiare, non c’è via di scampo all’odio.
– Quel che affidiamo al vento –

Seguimi su…

Recensione: “Sulle tracce di Jack lo squartatore” di Kerri Maniscalco

Recensione: “Sulle tracce di Jack lo squartatore” di Kerri Maniscalco

Sulle tracce di Jack lo squartatore

Autore: Kerri Maniscalco
Genere: Young Adult
Editore: Mondadori – collana Oscar fantastica
Data di uscita: 15/09/2020
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2016

Acquista: Libro Ebook

Trama

È stata cresciuta per essere la perfetta dama dell’alta società vittoriana, ma Audrey Rose Wadsworth vede il proprio futuro in modo molto diverso. Dopo aver perso l’amatissima madre, è decisa a comprendere la natura della morte e i suoi meccanismi. Così abbandona l’ago da ricamo per impugnare un bisturi da autopsia, e in segreto inizia a studiare Medicina legale. Presto viene coinvolta nelle indagini sull’assassino seriale noto come Jack lo Squartatore e, con orrore, si rende conto che la ricerca di indizi la porta molto più vicina al suo mondo ovattato di quanto avrebbe mai creduto possibile.

E anche per l’anno appena concluso sono riuscita a trovare una saga di libri che è riuscita ad appassionarmi! In questi ultimi anni ho sempre preferito le storie autoconclusive, ma una saga qua e la ce l’ho sempre messa in mezzo alle varie letture. Del resto il primo amore non si scorda mai, no? E dalla mia infanzia fino a tutta l’adolescenza le saghe sono state il mio tipo di storie preferite. Forse perché non dovevo abbandonare subito quel mondo a cui mi ero affezionata non so… di certo le adoravo e le adoro tutt’ora ma, si sa i gusti cambiano e trovare dei libri che mi facciano venire la voglia di leggere tutta la saga è diventato più difficile.

Non con questo libro, però. Già sono in fibrillazione nell’attesa di poter acquistare il seguito, anche se dovrò aspettare visto tutti i libri che ancora mi attendono sulla libreria!

Questo libro mi ha colpito per molti motivi tanto che l’ho praticamente divorato, dopo tre giorni lo avevo già concluso. Comunque uno dei motivi principali è l’ambientazione: la Londra del 1888.

Adoro i libri ambientati nell’epoca vittoriana! In più il fatto che l’autrice – in epoca che seppur affascinante ha sicuramente i suoi limiti- abbia introdotto un personaggio femminile forte, una giovane con la passione per la medicina legale, mi ha fatto innamorare ancora di più di questo libro.

Audrey Rose è una femminista che precorre i tempi e nonostante la giovane età sa già quello che vuole e quale sarà la sua strada.

Altro punto sicuramente a favore dei romanzi di questa saga a partire dal primo è che Kerri Maniscalco basi le vicende su fatti, eventi realmente accaduti nella realtà ma che non hanno trovato risoluzione.

La scrittura è scorrevole e calamitica, spinge il lettore ad andare avanti e soprattutto riesce a mantenere alta la tensione, soprattutto quando il lettore grazie agli indizi riesce ad arrivare a capire chi è il colpevole ancor prima della protagonista ed è in ansia per quello che le potrebbe accadere, pur sapendo con sicurezza – essendoci altri libri dopo questo – che nulla di male potrebbe accaderle. Ed è proprio questa la bravura della scrittrice: far rimanere alta l’attenzione del lettore dosando bene i momenti di suspense.

Oltre questo devo dire che è riuscita a calibrare bene tutti gli elementi narrativi tra di loro, compresi i cliché. Un esempio può essere il personaggio di Thomas, anche lui studente di medicina legale. Giovane bello, brillante anche se un po’ spocchioso a volte, che si innamorerà ovviamente della nostra protagonista e l’aiuterà nelle sue indagini.

Ecco nonostante questo personaggio possa sembrare un cliché non stona affatto nell’evoluzione della storia e soprattutto non risulta per nulla noioso.

In conclusione il libro è un thriller storico, con la giusta sfumatura di tinte gotiche che lo rende una lettura davvero molto bella e appassionante. Un romanzo assolutamente consigliato!

La mamma diceva sempre: «Le rose hanno petali e spine, mio scuro fiorellino. Non bisogna credere che qualcosa sia debole solo perché appare delicato. Mostra al mondo il tuo coraggio».
– Sulle tracce di Jack lo squartatore –

Seguimi su…