Recensione: “La feluca e la fiocina” di Irene Caltabiano

Recensione: “La feluca e la fiocina” di Irene Caltabiano

Buona giornata amici lettori e ben tornati su Le parole di Misaki, la recensione che vi porto oggi è una collaborazione con l’autrice Irene Caltabiano e che ringrazio per avermi dato la possibilità di leggere e recensire il suo romanzo.
Buona lettura!

Scheda tecnica

La feluca e la fiocina

Autore: Irene Caltabiano
Genere: Narrativa italiana
Editore: Capponi
Data di uscita: 10/06/2022
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 200

Acquista: Libro   | Ebook   

Trama

Il mare e i suoi abissi nascondono tesori o mostri secolari. Ma il mare è anche metafora di fantasmi e paure che, prima o poi, potresti essere richiamato ad affrontare. Salvatore Greco, timido e riflessivo sedicenne, assiste alla morte del padre Calogero, intrepido pescatore di pesce spada, a opera di un’enorme creatura che solca le acque dello Stretto di Messina. Quest’avvenimento scuote il ragazzo dalle fondamenta, facendolo crescere in fretta e sviluppando in lui il desiderio di emigrare verso altri lidi, allontanandosi da una quotidianità che oramai gli va stretta. Grazie al saggio e misterioso antiquario Celestino, di cui nessuno conosce bene il passato, il ragazzo scoprirà il suo talento di scrittore. Trentenne, trasferitosi a Roma, Salvatore ha raggiunto il successo, ma non la felicità. Il legame a doppio filo con la sua terra d’origine lo reclama con prepotenza, costringendolo al ritorno. Un ritorno che farà venire al pettine molti nodi: chi era davvero Celestino? Perché la creatura continua a tormentare la sua famiglia? E perché non si può fuggire dai propri fantasmi?

Come definire il romanzo di Irene Caltabiano? Un romanzo di formazione? Una lotta estrema tra l’uomo e la natura? E se fossero entrambi?

Sullo sfondo di una Sicilia quasi mitica legata alla tradizione di un paesino di pescatori si svolgono le vicende di Salvatore (Totò) Greco, ragazzo di sedici anni che abita nel piccole paese di Torre Faro, ma che sogna di andarsene. In un luogo che sente stretto non riesce a trovare il suo posto e il suo modo di essere si scontra contro la figura ben più netta del padre Calogero, pescatore fatto e finito figlio di generazioni di pescatori.

La marcata contrapposizione tra i due li porta a non comprendersi al contrario di quanto accade con Vincenzo, il figlio più piccolo, che sebbene idolatri il fratello, come il padre sente già il richiamo del mare.

Salvatore, nonostante tutto, troverà il suo punto di riferimento in Celestino, un uomo che dopo aver viaggiato e visitato vari luoghi decide di fermarsi proprio a Torre Faro ed aprire un negozio. Sarà questo misterioso personaggio ad avvicinare il nostro Totò alla lettura e alla scrittura liberando il vero talento del nostro protagonista.

Ma mentre è in atto questo atto di crescita e svelamento di sé, la vita cambia le carte in tavola nelle sorti della famiglia Greco. Uscito in mare insieme ai suoi figli Calogero avrà la peggio contro quel nemico che pensava di aver già sconfitto.

Che ne sarà ora della vita di Totò? Fortunatamente a prendere le redini dell’impresa di famiglia sarà il fratello minore, Vincenzo lasciando così al nostro Totò la possibilità di vivere come vuole, fino ad un evento tragico che lo ricondurrà sui lidi materni.

Il tornare indietro per affrontare quel demone che tanto ha fatto soffrire la sua famiglia. Una lotta tra l’uomo e l’animale che ricorda un po’ Il vecchio e il mare di Hemingway. Una fuga dagli abissi che rappresentano più gli abissi interiori che quelli reali.

Un romanzo breve, ma che in poche pagine e con un linguaggio arricchito anche da espressioni dialettali ci regala uno spaccato della vita dei pescatori, ancora così atavica per certi aspetti, e la contrapposizione con il mondo di oggi attraverso la figura di Totò, a metà tra i due mondi.

Il rumore del mare, alla luce dell’alba, faceva da padrone, come un respiro ancestrale.

– La feluca e la fiocina –

#prodottofornitoda Irene Caltabiano

L’autrice: Irene Caltabiano

Irene Caltabiano è nata a Segrate il 5 giugno 1989. Si laurea in Scienze dell’Informazione, Editoria e Giornalismo all’Università degli Studi di Messina e consegue la Laurea specialistica in Cinema, Televisione e Produzione multimediale all’Università degli Studi di Bologna, svolgendo la tesi all’estero presso il CalArts di Los Angeles. Nella Capitale frequenta il triennio di Disegno e Tecnica del fumetto alla Scuola Romana dei fumetti. Attualmente lavora come copywriter e illustratrice. Ha vinto diversi premi come scrittrice e sceneggiatrice. Ha pubblicato la raccolta di racconti Lunga vita al Re per Re Artù Edizioni, i graphic novel Global Warning e IOT – Infernet of things per Kall Edizioni, Granelli di rabbia per The Freak Editore e Manichini per Rossini Editore. I suoi racconti sono presenti in diverse antologie.

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Recensione: “Manichini” di Irene Caltabiano e Riccardo Iannaccone

Recensione: “Manichini” di Irene Caltabiano e Riccardo Iannaccone

Scheda tecnica

Manichini

Autore: Irene Caltabiano e Riccardo Iannaccone
Genere: Fantasy
Editore: Rossini
Data di uscita: 30/12/2020
Formato: Ebook
Anno Pubblicazione: 2020

Acquista: Libro

Trama

Trovarsi nel bel mezzo di un’apocalisse zombie non capita tutti i giorni. E se il morbo esplodesse in un sacro tempio della moda quale la Milano Fashion Week? Un ex fotografo di guerra, un autista di limousine, una modella con disturbi alimentari, una fanatica fashion blogger, uno stilista snob, un rozzo fattorino e una donna muta, si trovano a essere casualmente compagni di sventura nella lotta per la sopravvivenza. Da un vagone dismesso del padiglione ferroviario, allo squallore delle vie cittadine fino alla ricerca della salvezza sul terrazzo di un edificio, il gruppo dovrà affrontare molte difficoltà. Ma qualcosa non quadra e la verità non sempre risiede in ciò che si percepisce.

Ciao a tutti miei cari amici lettori, come sta procedendo la vostra estate? La mia sicuramente piena di letture! Infatti eccomi qui, come promesso per parlarvi di questo romanzo che ho concluso da poco. Ringrazio ancora gli autori per avermi inviato la copia e permesso così di leggerlo e recensirlo.

Manichini è un romanzo che parla di zombie. Eh sì, avete capito bene! Proprio come i migliori film del genere ci parla di un’apocalisse zombie che ha inizio durante la fashion week di Milano. Con un ribaltamento completo di qualsiasi stereotipo sulle sfilate di moda a calcare le passerelle saranno proprio queste creature raccapriccianti, alla costante ricerca di un minuscolo pezzetto di carne umana da sbranare.

L’apocalisse che si scatena viene vista dal di dentro attraverso gli occhi dei sei personaggi protagonisti: in una narrazione che alterna più voci ci troviamo immersi nella vicenda. Ma i personaggi non sono solo gli occhi da cui il lettore osserva la scena, attraverso di loro sono introdotte alcune delle tematiche più attuali della nostra società: il riscaldamento globale, la sovranità dei cellulari o per meglio dire dei social, l’immagine e l’apparenza che contano più di ogni altra cosa e la paura dello straniero che con il suo essere diverso da noi è il primo da additare in caso succeda qualcosa di male.

Come ogni buon libro sugli zombie, non ribalta unicamente gli stereotipi più comuni dell’umanità mettendo a nudo le tematiche che più ci toccano da vicino, ma mette in scena l’azione, il dramma della lotta per la sopravvivenza dei nostri personaggi costretti a collaborare per salvarsi nonostante siano così diversi. E così ci ritroviamo con loro a cercare di sfuggire ad una situazione che ha del surreale, cercando di capire come il tutto sia potuto accadere. Incappiamo quindi in una buona dose di mystery e mentre diciamo addio ad alcuni personaggi e facciamo la conoscenza di nuovi, ci rimane sempre il tarlo che qualcosa non quadri, che bisogna andare più affondo nella vicenda: ed è ciò che faranno i nostri attori messi sulla scena, fino ad arrivare a scoprire una verità che non si aspettavano.

Il romanzo ha in sè tutto quello che si cerca in un racconto sugli zombie: azione, mistero, dramma… e sebbene io non sia appassionata del genere, ammetto di aver apprezzato molto la storia compresa anche la risoluzione finale, anche se forse avrei preferito qualche briciola di pane in più che mi conducesse verso la conclusione: non che non ci fossero indizi che qualcosa non quadrava, ma per come è strutturata la narrazione l’attenzione del lettore viene distolta molto dalla lotta fine a sé stessa con gli zombie più che dalla risoluzione del mistero che ha generato tutta la situazione.

Nonostante ciò sono rimasta affascinata dal racconto, soprattuto grazie anche a personaggi che si fanno apprezzare sia nei difetti che nei pregi: la narrazione a volte ironico/sarcastica dei protagonisti rende la lettura frizzante, piacevole e soprattutto coinvolgente.

“Eccolo il cliffhanger.” Sghignazzò divertito.
Catozzi l’aveva captato.
“Cosa, amico mio?”
“Il cliffhanger.”
“Cos’è il cliffhanger? Qualcosa da mangiare?”
“No, ma ti piacerà comunque.”
“Se lo dici tu.”
“Fidati.”
– Manichini –

#prodottofornitoda Riccardo Iannaccone e Irene Caltabiano

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