Recensione: “La feluca e la fiocina” di Irene Caltabiano

Recensione: “La feluca e la fiocina” di Irene Caltabiano

Buona giornata amici lettori e ben tornati su Le parole di Misaki, la recensione che vi porto oggi è una collaborazione con l’autrice Irene Caltabiano e che ringrazio per avermi dato la possibilità di leggere e recensire il suo romanzo.
Buona lettura!

Scheda tecnica

La feluca e la fiocina

Autore: Irene Caltabiano
Genere: Narrativa italiana
Editore: Capponi
Data di uscita: 10/06/2022
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 200

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Trama

Il mare e i suoi abissi nascondono tesori o mostri secolari. Ma il mare è anche metafora di fantasmi e paure che, prima o poi, potresti essere richiamato ad affrontare. Salvatore Greco, timido e riflessivo sedicenne, assiste alla morte del padre Calogero, intrepido pescatore di pesce spada, a opera di un’enorme creatura che solca le acque dello Stretto di Messina. Quest’avvenimento scuote il ragazzo dalle fondamenta, facendolo crescere in fretta e sviluppando in lui il desiderio di emigrare verso altri lidi, allontanandosi da una quotidianità che oramai gli va stretta. Grazie al saggio e misterioso antiquario Celestino, di cui nessuno conosce bene il passato, il ragazzo scoprirà il suo talento di scrittore. Trentenne, trasferitosi a Roma, Salvatore ha raggiunto il successo, ma non la felicità. Il legame a doppio filo con la sua terra d’origine lo reclama con prepotenza, costringendolo al ritorno. Un ritorno che farà venire al pettine molti nodi: chi era davvero Celestino? Perché la creatura continua a tormentare la sua famiglia? E perché non si può fuggire dai propri fantasmi?

Come definire il romanzo di Irene Caltabiano? Un romanzo di formazione? Una lotta estrema tra l’uomo e la natura? E se fossero entrambi?

Sullo sfondo di una Sicilia quasi mitica legata alla tradizione di un paesino di pescatori si svolgono le vicende di Salvatore (Totò) Greco, ragazzo di sedici anni che abita nel piccole paese di Torre Faro, ma che sogna di andarsene. In un luogo che sente stretto non riesce a trovare il suo posto e il suo modo di essere si scontra contro la figura ben più netta del padre Calogero, pescatore fatto e finito figlio di generazioni di pescatori.

La marcata contrapposizione tra i due li porta a non comprendersi al contrario di quanto accade con Vincenzo, il figlio più piccolo, che sebbene idolatri il fratello, come il padre sente già il richiamo del mare.

Salvatore, nonostante tutto, troverà il suo punto di riferimento in Celestino, un uomo che dopo aver viaggiato e visitato vari luoghi decide di fermarsi proprio a Torre Faro ed aprire un negozio. Sarà questo misterioso personaggio ad avvicinare il nostro Totò alla lettura e alla scrittura liberando il vero talento del nostro protagonista.

Ma mentre è in atto questo atto di crescita e svelamento di sé, la vita cambia le carte in tavola nelle sorti della famiglia Greco. Uscito in mare insieme ai suoi figli Calogero avrà la peggio contro quel nemico che pensava di aver già sconfitto.

Che ne sarà ora della vita di Totò? Fortunatamente a prendere le redini dell’impresa di famiglia sarà il fratello minore, Vincenzo lasciando così al nostro Totò la possibilità di vivere come vuole, fino ad un evento tragico che lo ricondurrà sui lidi materni.

Il tornare indietro per affrontare quel demone che tanto ha fatto soffrire la sua famiglia. Una lotta tra l’uomo e l’animale che ricorda un po’ Il vecchio e il mare di Hemingway. Una fuga dagli abissi che rappresentano più gli abissi interiori che quelli reali.

Un romanzo breve, ma che in poche pagine e con un linguaggio arricchito anche da espressioni dialettali ci regala uno spaccato della vita dei pescatori, ancora così atavica per certi aspetti, e la contrapposizione con il mondo di oggi attraverso la figura di Totò, a metà tra i due mondi.

Il rumore del mare, alla luce dell’alba, faceva da padrone, come un respiro ancestrale.

– La feluca e la fiocina –

#prodottofornitoda Irene Caltabiano

L’autrice: Irene Caltabiano

Irene Caltabiano è nata a Segrate il 5 giugno 1989. Si laurea in Scienze dell’Informazione, Editoria e Giornalismo all’Università degli Studi di Messina e consegue la Laurea specialistica in Cinema, Televisione e Produzione multimediale all’Università degli Studi di Bologna, svolgendo la tesi all’estero presso il CalArts di Los Angeles. Nella Capitale frequenta il triennio di Disegno e Tecnica del fumetto alla Scuola Romana dei fumetti. Attualmente lavora come copywriter e illustratrice. Ha vinto diversi premi come scrittrice e sceneggiatrice. Ha pubblicato la raccolta di racconti Lunga vita al Re per Re Artù Edizioni, i graphic novel Global Warning e IOT – Infernet of things per Kall Edizioni, Granelli di rabbia per The Freak Editore e Manichini per Rossini Editore. I suoi racconti sono presenti in diverse antologie.

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Recensione: “La stella – saga del sigillo della luna” di Cleo Rozenfeld

Recensione: “La stella – saga del sigillo della luna” di Cleo Rozenfeld

Buona giornata miei cari amici di oggi, con la recensione di oggi ci immergiamo in una storia fantasy dai tratti mitologici. Ringrazio l’autrice Cleo Rozenfeld per avermi dato la possibilità di leggere il suo romanzo.

Scheda tecnica

La stella. Saga del sigillo della Luna

Autore: Cleo Rozenfeld
Genere: Fantasy
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 31/10/2020
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2020
Pagine: 277

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Trama

Inanna, Dea dell’Amore e della Guerra, vittima di un sortilegio da parte del Dio della Luna, decide di andare nell’Oltretomba e diventarne la padrona.
La Dea si scontrerà con Ereškigal, Regina della Morte, ma dal loro incontro scaturiranno eventi disastrosi influenzando il ventunesimo secolo e così la vita di Ambròse Rayven, quindicenne scappata dal manicomio di Canberra grazie a sua nonna Mary-Rose.
Il destino di Ambròse è stato già deciso millenni prima, perché la ragazza è una delle reincarnazioni di Inanna, divise in otto parti come la stella ad otto punte a lei sacra.

La storia che avrebbe potuto essere…

È la prima frase che ho pensato una volta aver concluso la lettura di questo romanzo. Il libro è il primo di una saga fantasy e di base ha tutti i presupposti per essere un fantasy con in fiocchi. Innanzitutto l’originalità del tema: l’autrice prende spunto per costruire la sua storia dalla mitologia sumerica, elemento decisamente di grande impatto e novità.

Nella prima parte del romanzo ci viene narrata le vicende di Innanna dea dell’amore e della guerra che si intrecceranno a quelle di Ambrose, ragazza quindicenne scappata da un manicomio.

Il romanzo si presenta strutturato in due parti. Inizialmente abbiamo un lunghissimo preludio, di otto cuspidi che ci introduce la figura di Inanna, la sua storia e la sua discesa negli inferi. In questa prima parte lo studio della cultura sumerica da parte dell’autrice emerge preponderante e ci catapulta in luoghi e ambientazioni che passatemi il termine, potremmo definire esotiche perché raramente si ritrovano nella letteratura.

Nella seconda parte abbiamo l’introduzione del personaggio di Ambrose e ci spostiamo così ai giorni nostri. Proseguendo nella lettura capiremo il perché la piccola Ambrose sia legata alla dea e anche la scelta di scrivere un preludio così lungo al romanzo.

Un romanzo che sicuramente incuriosisce e che ha tutti i requisiti giusti, se non fosse per i vari refusi e gli errori grammaticali che rovinano il procedere della lettura, cosa che è davvero un peccato perché la storia è davvero molto bella, specialmente per gli appassionati di fantasy.

Nella seconda parte, inoltre, ho notato alcune incongruenze nella descrizione dei personaggi, niente di troppo rilevante, ma che può creare una certa confusione nel lettore.

In conclusione posso dire che potenzialmente potrebbe essere un ottimo libro, ma che andrebbe rivisto anche da un editor magari per limare e rifinire il tutto e renderlo davvero la storia che potrebbe essere.

Millenni fa, quando tutto era sconosciuto, quando si è narrato l’Enûma ilû awîlum e gli Dei crearono gli uomini, si è cantato il pianto, l’ira e la vendetta del Leone Celeste.

– La stella; saga del sigillo della luna –

#prodottofornitoda Cleo Rozenfeld

L’autrice: Cleo Rozenfeld

Cleo Rozenfeld è uno pseudonimo usato per privacy. Nata a Manfredonia in provincia di Foggia il 27 Luglio 1996. Fin da piccola il
suo primo approccio con la lettura è con il mondo manga e anime,
successivamente con il genere urban fantasy e young adult . I suoi autori di riferimenti sono: Kelley
Armsrong, Kaori Yuki, Kerstin Gier, Hiro Fujiwara, Chie Shinohara, Mizuho Kusanagi , Leisa Rayven, , Madeline Miller, Phedre Banshee,
Giuseppe Rinaldi, Giulia Letizia , Flaminia Galeoni e Daphne Stalwart.

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Recensione: “Sangue salmastro” di Vincenzo Cavallari

Recensione: “Sangue salmastro” di Vincenzo Cavallari

Buona giornata miei cari amici lettori e buon primo settembre. Iniziamo questo mese con una nuova recensione! Oggi vi parlo di un libro di un autore con cui ho già collaborato in precedenza, Vincenzo Cavallari che ringrazio per aver deciso di collaborare con me ancora una volta.
Buona lettura!

Scheda tecnica

Sangue Salmastro

Autore: Vincenzo Cavallari
Genere: Narrativa italiana
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 1/05/2022
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 172

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Trama

La morte del professor Adam Ritter non è stata un grosso problema per il suo primogenito Bruno, ma ha colpito duramente il suo secondogenito. Desideroso di avere la sua approvazione anche dopo la morte, lascerà la famiglia per un viaggio alla ricerca del fratello maggiore, dal quale ha ricevuto una misteriosa lettera d’aiuto che lo condurrà, tra valli paludose e leggende dimenticate, alla scoperta di una terribile verità.

“L’umanità ha sempre posto la ricerca del divino e dei misteri che muovono il mondo al vertice tra le capacità che la contraddistinguono dalle altre specie animali del pianeta.”

È con questa premessa che inizia il romanzo di Vincenzo Cavallari, un horror che non ti aspetti dove la ricerca di qualcosa di antico si tramuta nella più dannosa delle avventure per i fratelli Ritter.

Il protagonista indiscusso del romanzo è il secondo genito che si troverà coinvolto nella ricerca di suo fratello Bruno, dopo aver ricevuto da quest’ultimo una lettera d’aiuto.

Le figure dei due fratelli sono antitetiche tra loro: Bruno il figlio maggiore di Adam Ritter, dotato di incredibile intelletto è dedito all’avventura e ai piacere della vita, il fratello minore è caratterizzato da una natura più sedentaria, dedito alla famiglia e fautore di una stabilità esistenziale. Caratteristiche che lo porteranno ad essere il prescelto per il ruolo di protagonista del romanzo.

Sebbene, infatti, sia un horror a tutti gli effetti il libro è strutturato proprio come un vero viaggio dell’eroe che si fa strada nelle sue più profonde paure per andare in aiuto del fratello scomparso.

Attraverso una scrittura fluida e scorrevole che nonostante tutto non lascia indietro un linguaggio forbito ed elegante adatto all’ambientazione del racconto, l’autore lega insieme vari elementi nella trama fondendoli insieme in un connubio perfetto. Tra tutti possiamo ritrovare il tema della metamorfosi che non riguarda solo quella del protagonista che tornerà sicuramente cambiato dall’avventura vissuta, ma anche un cambiamento fisico da parte del fratello Bruno e che sarà causa della sua scomparsa. Metamorfosi che per come è descritta mi ha ricordato l’episodio 20 della seconda stagione di Buffy l’ammazzavampiri, per chi conosce la serie, leggendo questo libro mi capirà.

Una ricerca storica che fonda le sue radici nella superstizione e nella ricerca di qualcosa di divino e che condurrà i protagonisti in luoghi sconosciuti. Un mix perfetto di horror e fantascienza.

Al contrario la fiamma della passione per l’ignoto, l’ossessione del nostro genere verso quei misteri insondabili della materia e della vita possono essere definiti come l’unico tassello mancante da ogni specie conosciuta sulla faccia della terra, ad esclusione di quelle più affini alla specie Homo Sapiens e tuttora estinte da tempo.

– Sangue Salmastro –

#prodottofornitoda Vincenzo Cavallari

L’autore: Vincenzo Cavallari

Provengo da un nebbioso e disperso paesino della provincia di Ferrara, una via di mezzo tra Vigàta e Silent Hill famoso per essere piccolo, avere una posta ed una popolazione di fenicotteri rosa in deciso aumento, anche se l’arrivo degli Ibis

li sta un pò mettendo alla prova. Ho pubblicato due racconti tramite Amazon intitolati “World Wide Dead” e “Eloh 9000” entrambi di genere fantascientifico,ma sono principalmente un lettore ed un cinefilo, amo la fantascienza e le spy story, anche se non disdegno qualche classico o qualche storia action. I miei autori preferiti? RR Martin, Clancy e Lovecraft.

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Recensione: “Kitchen” di Banana Yoshimoto

Recensione: “Kitchen” di Banana Yoshimoto

Buona giornata miei cari amici lettori, con la recensione di oggi torniamo in Giappone con una delle scrittrici più apprezzate del Sol Levante.

Scheda tecnica

Kitchen

Autore: Banana Yoshimoto
Genere: Narrativa straniera
Editore: Feltrinelli
Data di uscita: 01/05/2014
Formato: Cartacea
Anno pubblicazione: 2014
Pagine: 151

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Trama

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…” Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, Kitchen, pubblicato con grande successo in Italia in prima traduzione mondiale da Feltrinelli (1991). È un romanzo sulla solitudine giovanile. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, che riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la grande trovata di Banana è che la famiglia si possa non solo scegliere, ma inventare. Così il padre del giovane amico della protagonista Yu¯ ichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine del Giappone completamente sconosciuta agli occidentali, con un linguaggio fresco e originale che vuole essere una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Prima di addentrarmi nella recensione di questo libro ci tengo a farvi una premessa: ho letto per la prima volta la Yoshimoto diversi anni fa, quando la mia passione per il Giappone, la sua cultura e ovviamente la letteratura stavano diventando sempre più forti.

L’ho comprato nello stesso periodo in cui comprai il mio primo romanzo di Murakami ed iniziai la lettura di quest’autrice con il libro Andromeda Heights, il primo di una serie di libri che non ho mai concluso. Purtroppo l’approccio con la Yoshimoto non è stato dei migliori e ammetto che il libro che lessi non mi piacque molto, pertanto la abbandonai puntando su altri autori del Sol Levante.

In quest’ultimo periodo però ho pensato di riprenderla in mano, volevo darle una seconda possibilità, un po’ come feci con il sushi che ora adoro, ma che la prima volta che lo assaggiai non mi aveva fatto impazzire.

Ho deciso quindi di leggere quello che è considerato il suo capolavoro: Kitchen e devo ammettere di essere contenta di averle dato una seconda possibilità.

Il libro si divide in due racconti: Kitchen, per l’appunto, diviso in due capitoli (Kitchen e Pleniluinio o Kitchen 2) e Moonlight Shadow.

In Kitchen la protagonista Mikage dopo la morte della nonna viene accolta dai Tanabe e così la ragazza si ritrova a far parte di questa nuova famiglia composta solo dal figlio Yuichi e da sua madre Eriko, precedentemente suo padre.

Il ruolo principale spetta alla cucina che diventa il luogo della famiglia, dell’incontro ma altre tematiche importanti sono toccate dall’autrice in modo delicato e per niente scontato: l’essere transgender e cosa significhi, la ricerca dell’affetto familiare che può andare ben oltre i legami di sangue, la morte tema che ritroveremo anche nel secondo racconto. Il romanzo si può quindi considerare una storia di rinascita, amore e accettazione dell’altro.

Nella mia edizione di Kitchen compare come già detto anche il racconto Moonlight Shadow, racconto delicato dove ritornano il tema della perdita, dell’amore e del dover comunque andare avanti perché la vita è il flusso del tempo che non si può fermare.

Due storie che mi hanno emozionato molto e che mi hanno fatto rivalutare l’autrice anche se non so se rientrerà mai tra i miei autori preferiti del Sol Levante.

Può darsi che in futuro stando con me conoscerai dolori, guai, problemi ma se vuoi continuiamo insieme una vita complicata, ma più felice di qualsiasi vita solitaria

– Kitchen –

L’autrice: Banana Yoshimoto

Banana Yoshimoto è nata a Tokyo nel 1964. In Italia ha conquistato
un grandissimo numero di lettori a partire da
Kitchen pubblicato da Feltrinelli nel 1991 e diventato
un vero caso letterario per ragazzi e adulti

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Una storia come tante di Michele Vincelli

Una storia come tante di Michele Vincelli

Scheda tecnica

Una storia come tante

Autore: Michele Vincelli
Genere: Narrativa italiana
Editore: Self publishing
Data di uscita: 02/08/2021
Pagine: 236

Una storia come tante   

Trama

“Una storia come tante” narra la vera storia d’amore tra due persone costrette a separarsi a causa della guerra dopo una sola settimana di matrimonio. Il libro racconta di Angelina, una donna disperata che si rivolge alla “fattucchiera” del paese per tentare di conoscere la sorte del suo amato scomparso nel nulla da anni al fronte. La vita Domenico, un uomo buono costretto a combattere durante il secondo conflitto mondiale, per poi finire nei campi di prigionia nazisti in Germania. Un amore messo a dura prova dal tempo e dalle distanze, osteggiato dal filo spinato dei campi di prigionia tedeschi, dalla fame, dai proiettili nel corpo e dal silenzio. 

Chiacchierando con l’autore

  • Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?
    • M: Questo libro è davvero il frutto di un abbaglio del cuore ed è nato in modo molto ma molto casuale. Non avevo mai pensato di scrivere un libro, però l’attesa della nascita di mia figlia ha svegliato in me il desiderio di raccontarle una favola che parlasse in qualche modo dell’origine dell’amore che l’aveva chiamata al mondo. In realtà pian piano il portare a termine il libro è diventato un espediente per fuggire dalla noia e dalla solitudine perché, dal semplice raccontare una storiella, il tutto è diventato per me un aiuto per non cadere in un momento difficile. 

  • Com’è nata l’idea per questo romanzo?
    • M: Appena scoperto di diventare papà la mia testa e il mio cuore sono entrati in una sorta di stato di ebrezza. Avevo voglia di raccontare a mia figlia della bellezza della vita e del mondo in cui stava arrivando, ma anche delle sue insidie e i tanti vicoli ciechi che nasconde. Un piccolo intervento chirurgico a pochi mesi dalla sua nascita ha rappresentato l’occasione inaspettata che ha portato a mettere nero su bianco questa stravagante idea. Per trascorrere in modo meno pesante le giornate passate a letto per via dell’intervento, ho iniziato a raccontarle la storia d’amore dei miei nonni; una storia d’amore davvero impressionante che io avevo scoperto nei dettagli solo qualche mesetto prima. Inizia così questo gioco ma pian piano, più procedevo nello scrivere, più avvertivo l’esigenza di ampliare la portata del testo, intrecciandolo con le mie esperienze di vita, con altre situazioni con le quali entravo in contatto e che, in qualche modo, s’intrecciavano con il racconto che stavo scrivendo. Se non fosse stato per quell’intervento e per il grande entusiasmo per la nascita di Nicole, forse non avrei mai scritto un libro. In realtà il tempo della malattia non era bastato per completare il racconto e probabilmente sarebbe restato incompiuto se non ci fosse stato il covid. Pochi giorni dopo la nascita di mia figlia, il mondo intero si blocca a causa del dilagare del coronavirus. Il mio lavoro in comunità terapeutica è proseguito normalmente e ha indotto la difficile scelta di  separarmi da mia moglie e mia figlia per evitare eventuali spiacevoli imprevisti legati al mio impiego presso una struttura sanitaria. Dopo aver aspettato con tanta gioia Nicole, mi sono visto separato da lei per più di un mese e mezzo a causa di un inimmaginabile virus mondiale. Vivo così uno dei periodi più strani della mia vita: in profonda solitudine e separato dai miei affetti più cari. Il distacco, il silenzio della casa e del mondo,  sono diventate  la possibilità per riprendere a raccontare la storia non conclusa. 
  • Come mai proprio questo genere/storia?
    • M: Ho cercato di scrivere qualcosa che potesse avere un’assonanza con la mia emotività e le mie esperienze. Una storia come tante è un racconto di racconti; contiene le leggende di paese che sentivo da piccino, le storie raccontate dai miei familiari, aneddoti di vita di amici, insegnamenti di vita. Davvero credo che non avrei mai potuto scrivere un libro diverso da questo. Non era una mia aspirazione scrivere, non credevo di esserne capace o per lo meno non avevo mai avvertito l’esigenza. Forse per tutte queste ragione difficilmente avrei potuto esordire con un racconto lontano dalla mia vita. Devo dire che forse ora potrei osare di più perché ho sperimentato quanto sia bello per me scrivere e forse sarebbe una sfida avventurarsi in contesti più lontani dalla mia realtà.

  • Hai altri progetti letterari in mente per il prossimo futuro?
    • M: Beh, dopo aver scoperto casualmente il piacere della scrittura,  verrei dedicarmi ad altri progetti. Per il momento ho iniziato a gettare le basi per un prossimo libro, sperando di riuscire a trovare la possibilità di svilupparlo senza dover subire un altro intervento o vivere un altro isolamento per via di qualche epidemia mondiale…ah ah ah. Nel mio prossimo libro vorrei raccontare un’altra storia sbirciata e fantasticata tra le strade del mio paesino; quella di un uomo geniale, capace di avere idee futuristiche, capace di inventare il futuro, ma profondamente disadattato nel presente e per questo problematico. Delle volte è difficile essere primi ed essere riconosciuti.  Essere troppo avanti porta inevitabilmente ad essere soli. Mi piacerebbe quindi rispolverare in qualche modo la storia di questo mio compaesano ed esaltare anche un classico binomio; il saper pensare, l’essere geniali, non garantisce un’identica prontezza emotiva. Per carità, non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, ma spesso il pensiero non compensa un’altrettanta capacità emotiva. Nel libro mi piacerebbe giocare quindi con l’immagine di primo nei pensieri ma di ultimo nelle emozioni. Ovviamente sarà una storia liberamente ispirata, dove la fantasia avrà una grande parte, però l’ispirazione, la caricatura del personaggio, sarà reale. 

Estratti

Una volta, quando era prigioniero al campo di concentramento in Germania e malediceva tutta quella fottuta neve, il professore gli disse una cosa strana. – “Sai Domè… Non esiste fiocco di neve uguale a un altro. Sembrano tutti uguali ma sono tutti diversi… come le persone”. Domenico pensò:- “Mah… come avranno fatto a vedere che sono tutti diversi”… Poi il professore gli svelò un altro segreto: – “E vuoi sapere un’altra cosa Domè? Ogni fiocco è l’unione di cielo e terra; ogni fiocco di neve è fatto da un granello di polvere che vaga nell’aria, nato però dalla terra… e una goccia d’acqua, nata in cielo dalle nuvole. La neve è una magia; unisce due mondi. Se riusciamo ad unire gli opposti, diventiamo poesia… come il fiocco di neve”. Dopo una breve pausa il professore aggiunse: – “Non ha logica questa logica”.

Estratto Una storia come tante di Michele Vincelli, 2021, per gentile concessione

D’estate poi, quando il grano dorava i colli e il cielo offriva colori ormai estinti, era impossibile non sentirsi Dio accanto. Lo si avvertiva nel dolce fruscio del grano mosso dal vento, in ogni focolaio di papaveri che ardeva nei campi, o in tutte le immense querce solitarie dalle ombre infinite, messe lì, a sorvegliare distese e distese di campi. Il sole estivo infuocava qualsiasi cosa, non lasciando scampo a nessuno: bruciava le reni dei contadini come fossero state percosse da frustate, assetava le fontane, straziava i cani gettandoli a terra con le lingue penzolanti. Solo le cicale urlavano indisturbate nei campi come un tormento il loro amore, volendo forse ricordare che è sempre tempo per amare. Il loro canto era un fragore incessante. C’erano però attimi in cui le intere distese di campi cadevano nel silenzio; quasi per magia migliaia e migliaia di cicale si zittivano nel medesimo istante, ed era proprio quello l’attimo in cui i ramarri verde vivo sui sassi, immobili e da sempre indifferenti al mondo, si lasciavano andare a un millimetrico movimento, forse perché sconvolti da quel silenzio imprevisto e inaspettato. Quell’attimo di silenzio era indiscutibilmente opera di Dio, era la sua nota.

Estratto Una storia come tante di Michele Vincelli, 2021, per gentile concessione

“… Però un vero suonatore non potrà avventurarsi in nessuno spartito se si limita a suonare solo note bianche… ad ignorare le nere. In una tastiera ci sono e ci saranno sempre tasti bianchi e tasti neri, e per suonare hai bisogno di entrambi. Ci ho messo un po’ a capire questa cosa. E’ come la vita: è impensabile credere che non s’incontrerà mai un’ombra. E’ come voler vivere solo di giorno perché si ha paura della notte o voler vivere ridendo, senza mai piangere. Il professore avrebbe detto – Non ha logica questa logica…”.


Estratto Una storia come tante di Michele Vincelli, 2021, per gentile concessione

L’autore: Michele Vincelli

Michele Vincelli, classe 1984, vive a Casacalenda, Molise. Psicologo di professione,
esordisce con il romanzo “Una storia come tante”, pubblicato in self publishing.
Un libro a suo dire imprevisto
che in qualche modo ha stanato la sua passione per la scrittura.

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