Una storia come tante di Michele Vincelli

Una storia come tante di Michele Vincelli

Scheda tecnica

Una storia come tante

Autore: Michele Vincelli
Genere: Narrativa italiana
Editore: Self publishing
Data di uscita: 02/08/2021
Pagine: 236

Una storia come tante   

Trama

“Una storia come tante” narra la vera storia d’amore tra due persone costrette a separarsi a causa della guerra dopo una sola settimana di matrimonio. Il libro racconta di Angelina, una donna disperata che si rivolge alla “fattucchiera” del paese per tentare di conoscere la sorte del suo amato scomparso nel nulla da anni al fronte. La vita Domenico, un uomo buono costretto a combattere durante il secondo conflitto mondiale, per poi finire nei campi di prigionia nazisti in Germania. Un amore messo a dura prova dal tempo e dalle distanze, osteggiato dal filo spinato dei campi di prigionia tedeschi, dalla fame, dai proiettili nel corpo e dal silenzio. 

Chiacchierando con l’autore

  • Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?
    • M: Questo libro è davvero il frutto di un abbaglio del cuore ed è nato in modo molto ma molto casuale. Non avevo mai pensato di scrivere un libro, però l’attesa della nascita di mia figlia ha svegliato in me il desiderio di raccontarle una favola che parlasse in qualche modo dell’origine dell’amore che l’aveva chiamata al mondo. In realtà pian piano il portare a termine il libro è diventato un espediente per fuggire dalla noia e dalla solitudine perché, dal semplice raccontare una storiella, il tutto è diventato per me un aiuto per non cadere in un momento difficile. 

  • Com’è nata l’idea per questo romanzo?
    • M: Appena scoperto di diventare papà la mia testa e il mio cuore sono entrati in una sorta di stato di ebrezza. Avevo voglia di raccontare a mia figlia della bellezza della vita e del mondo in cui stava arrivando, ma anche delle sue insidie e i tanti vicoli ciechi che nasconde. Un piccolo intervento chirurgico a pochi mesi dalla sua nascita ha rappresentato l’occasione inaspettata che ha portato a mettere nero su bianco questa stravagante idea. Per trascorrere in modo meno pesante le giornate passate a letto per via dell’intervento, ho iniziato a raccontarle la storia d’amore dei miei nonni; una storia d’amore davvero impressionante che io avevo scoperto nei dettagli solo qualche mesetto prima. Inizia così questo gioco ma pian piano, più procedevo nello scrivere, più avvertivo l’esigenza di ampliare la portata del testo, intrecciandolo con le mie esperienze di vita, con altre situazioni con le quali entravo in contatto e che, in qualche modo, s’intrecciavano con il racconto che stavo scrivendo. Se non fosse stato per quell’intervento e per il grande entusiasmo per la nascita di Nicole, forse non avrei mai scritto un libro. In realtà il tempo della malattia non era bastato per completare il racconto e probabilmente sarebbe restato incompiuto se non ci fosse stato il covid. Pochi giorni dopo la nascita di mia figlia, il mondo intero si blocca a causa del dilagare del coronavirus. Il mio lavoro in comunità terapeutica è proseguito normalmente e ha indotto la difficile scelta di  separarmi da mia moglie e mia figlia per evitare eventuali spiacevoli imprevisti legati al mio impiego presso una struttura sanitaria. Dopo aver aspettato con tanta gioia Nicole, mi sono visto separato da lei per più di un mese e mezzo a causa di un inimmaginabile virus mondiale. Vivo così uno dei periodi più strani della mia vita: in profonda solitudine e separato dai miei affetti più cari. Il distacco, il silenzio della casa e del mondo,  sono diventate  la possibilità per riprendere a raccontare la storia non conclusa. 
  • Come mai proprio questo genere/storia?
    • M: Ho cercato di scrivere qualcosa che potesse avere un’assonanza con la mia emotività e le mie esperienze. Una storia come tante è un racconto di racconti; contiene le leggende di paese che sentivo da piccino, le storie raccontate dai miei familiari, aneddoti di vita di amici, insegnamenti di vita. Davvero credo che non avrei mai potuto scrivere un libro diverso da questo. Non era una mia aspirazione scrivere, non credevo di esserne capace o per lo meno non avevo mai avvertito l’esigenza. Forse per tutte queste ragione difficilmente avrei potuto esordire con un racconto lontano dalla mia vita. Devo dire che forse ora potrei osare di più perché ho sperimentato quanto sia bello per me scrivere e forse sarebbe una sfida avventurarsi in contesti più lontani dalla mia realtà.

  • Hai altri progetti letterari in mente per il prossimo futuro?
    • M: Beh, dopo aver scoperto casualmente il piacere della scrittura,  verrei dedicarmi ad altri progetti. Per il momento ho iniziato a gettare le basi per un prossimo libro, sperando di riuscire a trovare la possibilità di svilupparlo senza dover subire un altro intervento o vivere un altro isolamento per via di qualche epidemia mondiale…ah ah ah. Nel mio prossimo libro vorrei raccontare un’altra storia sbirciata e fantasticata tra le strade del mio paesino; quella di un uomo geniale, capace di avere idee futuristiche, capace di inventare il futuro, ma profondamente disadattato nel presente e per questo problematico. Delle volte è difficile essere primi ed essere riconosciuti.  Essere troppo avanti porta inevitabilmente ad essere soli. Mi piacerebbe quindi rispolverare in qualche modo la storia di questo mio compaesano ed esaltare anche un classico binomio; il saper pensare, l’essere geniali, non garantisce un’identica prontezza emotiva. Per carità, non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, ma spesso il pensiero non compensa un’altrettanta capacità emotiva. Nel libro mi piacerebbe giocare quindi con l’immagine di primo nei pensieri ma di ultimo nelle emozioni. Ovviamente sarà una storia liberamente ispirata, dove la fantasia avrà una grande parte, però l’ispirazione, la caricatura del personaggio, sarà reale. 

Estratti

Una volta, quando era prigioniero al campo di concentramento in Germania e malediceva tutta quella fottuta neve, il professore gli disse una cosa strana. – “Sai Domè… Non esiste fiocco di neve uguale a un altro. Sembrano tutti uguali ma sono tutti diversi… come le persone”. Domenico pensò:- “Mah… come avranno fatto a vedere che sono tutti diversi”… Poi il professore gli svelò un altro segreto: – “E vuoi sapere un’altra cosa Domè? Ogni fiocco è l’unione di cielo e terra; ogni fiocco di neve è fatto da un granello di polvere che vaga nell’aria, nato però dalla terra… e una goccia d’acqua, nata in cielo dalle nuvole. La neve è una magia; unisce due mondi. Se riusciamo ad unire gli opposti, diventiamo poesia… come il fiocco di neve”. Dopo una breve pausa il professore aggiunse: – “Non ha logica questa logica”.

Estratto Una storia come tante di Michele Vincelli, 2021, per gentile concessione

D’estate poi, quando il grano dorava i colli e il cielo offriva colori ormai estinti, era impossibile non sentirsi Dio accanto. Lo si avvertiva nel dolce fruscio del grano mosso dal vento, in ogni focolaio di papaveri che ardeva nei campi, o in tutte le immense querce solitarie dalle ombre infinite, messe lì, a sorvegliare distese e distese di campi. Il sole estivo infuocava qualsiasi cosa, non lasciando scampo a nessuno: bruciava le reni dei contadini come fossero state percosse da frustate, assetava le fontane, straziava i cani gettandoli a terra con le lingue penzolanti. Solo le cicale urlavano indisturbate nei campi come un tormento il loro amore, volendo forse ricordare che è sempre tempo per amare. Il loro canto era un fragore incessante. C’erano però attimi in cui le intere distese di campi cadevano nel silenzio; quasi per magia migliaia e migliaia di cicale si zittivano nel medesimo istante, ed era proprio quello l’attimo in cui i ramarri verde vivo sui sassi, immobili e da sempre indifferenti al mondo, si lasciavano andare a un millimetrico movimento, forse perché sconvolti da quel silenzio imprevisto e inaspettato. Quell’attimo di silenzio era indiscutibilmente opera di Dio, era la sua nota.

Estratto Una storia come tante di Michele Vincelli, 2021, per gentile concessione

“… Però un vero suonatore non potrà avventurarsi in nessuno spartito se si limita a suonare solo note bianche… ad ignorare le nere. In una tastiera ci sono e ci saranno sempre tasti bianchi e tasti neri, e per suonare hai bisogno di entrambi. Ci ho messo un po’ a capire questa cosa. E’ come la vita: è impensabile credere che non s’incontrerà mai un’ombra. E’ come voler vivere solo di giorno perché si ha paura della notte o voler vivere ridendo, senza mai piangere. Il professore avrebbe detto – Non ha logica questa logica…”.


Estratto Una storia come tante di Michele Vincelli, 2021, per gentile concessione

L’autore: Michele Vincelli

Michele Vincelli, classe 1984, vive a Casacalenda, Molise. Psicologo di professione,
esordisce con il romanzo “Una storia come tante”, pubblicato in self publishing.
Un libro a suo dire imprevisto
che in qualche modo ha stanato la sua passione per la scrittura.

Contatti

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Recensione: L’appello di Alessandro D’avenia

Recensione: L’appello di Alessandro D’avenia

Scheda tecnica

L’appello

Autore: Alessandro D’avenia
Genere: Narrativa italiana
Editore: Mondadori
Data di uscita: 03/11/2020
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2020
Pagine: 348

Acquista: Libro  | Ebook   

Trama

E se l’appello non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta “presente!” conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita. Questa è la scuola che Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità. Una classe-ghetto, in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. La sfida sembra impossibile per lui, che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Non potendo vedere i volti degli alunni, inventa un nuovo modo di fare l’appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome, anche se a portarlo sono una ragazza che nasconde una ferita inconfessabile, un rapper che vive in una casa famiglia, un nerd che entra in contatto con gli altri solo da dietro uno schermo, una figlia abbandonata, un aspirante pugile che sogna di diventare come Rocky… Nessuno li vedeva, eppure il professore che non ci vede ce la fa. A dieci anni dalla rivelazione di “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, Alessandro D’Avenia torna a raccontare la scuola come solo chi ci vive dentro può fare. E nella vicenda di Omero e dei suoi ragazzi distilla l’essenza del rapporto tra maestro e discepolo, una relazione dinamica in cui entrambi insegnano e imparano, disponibili a mettersi in gioco e a guardare il mondo con occhi nuovi. È l’inizio di una rivoluzione? L’Appello è un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. Proprio lui, costretto ad accogliere le voci stonate del mondo, scoprirà che sono tutte legate da un unico respiro.

Ciao a tutti mie cari lettori, eccomi di nuovo qui con la prima recensione di questo 2022 e voglio iniziare proprio con un libro che ho letto a cavallo tra la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo. Sto parlando dell’Appello di Alessandro D’avenia.

Per me è il primo libro che leggo di quest’autore anche se lo conoscevo già, sono stata anche ad una sua conferenza anni fa a Bologna quando ancora frequentavo l’università e sebbene mi fosse piaciuto molto ascoltarlo fino ad ora non avevo trovato l’ispirazione per iniziare a leggere i suoi libri. Inizialmente volevo cominciare con l’arte di essere fragili (libro che sicuramente comprerò prima o poi), ma ho sempre tergiversato non so perché. Poi è uscito questo libro e già dalla trama me ne sono innamorata!

Omero Romeo, professore di quarantacinque anni, cieco è chiamato come supplente ad insegnare ad una classe “difficile” o perlomeno è questo il modo in cui sin da subito vengono definiti i ragazzi.
Eppure lui nonostante la sua condizione, anzi forse proprio a causa di questa, riesce a coinvolgerli non solo nelle sue lezioni, ma nella vita. Attua così una rivoluzione, che passerà dai ragazzi a tutta la scuola e poi a tutte le scuole del paese e ci riesce semplicemente facendo l’appello, un appello un particolare dove il nome che contraddistingue i ragazzi è elemento fondamentale perché li definisce, ma non è l’unico.

Attraverso il suo romanzo e il suo protagonista sicuramente sopra le righe, D’avenia ci ricorda cosa è veramente importante nella scuola: i ragazzi, sono loro il fulcro di tutto con le loro storie, i loro dolori, le loro gioie, il loro esserci, il loro nome.
Il voler essere visti e ascoltati nella loro interezza perché non c’è insegnamento o nozione che può essere tramandata senza relazione, relazione che può partire solo dal prendere coscienza della presenza di questi ragazzi.

D’avenia ci racconta quindi delle storie, storie di ragazzi che potrebbero essere le storie di chiunque e ce le racconta attraverso le parole di questo professore cieco, con un linguaggio che riesce ad entrarti nell’anima tanto da rendere il romanzo una lettura di un’intensità tale che spesso ho faticato a trattenere le lacrime.

Non è importante imparare a morire, quello ce lo impone la natura. Potremmo invece imparare a vivere.
L’appello

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Recensione: “Don’t give up” di Veronica Cellamaro

Recensione: “Don’t give up” di Veronica Cellamaro

Scheda tecnica

Don’t give up

Autore: Veronica Cellamaro
Genere: Romance
Editore: Youcanprint
Data di uscita: 08/04/2021
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2021
Pagine: 172

Acquista: Libro Ebook 

Trama

Clarke Hilton ha ventitré anni quando decide di andare via dalla confortevole casa di sua nonna, nella quale fu portato quattro anni prima dagli assistenti sociali insieme ai suoi fratelli minori, Max e Danny, dopo aver visto le condizioni disumane nelle quali erano costretti a vivere. Quella vita che vuole tanto dimenticare gli si ripresenta dinanzi ogni giorno, ed i traumi dovuti al suo passato non gli danno tregua nemmeno di notte. Ma il sentiero per costruire il nuovo sé stesso è tanto ripido quanto colmo di insidie. In seguito a molti avvenimenti poco piacevoli però, nella nuova città il destino lo fa imbattere in Samantha, una ragazza bellissima che sembra subito essere attratta da lui. Fra i due sembra andare tutto liscio fino a che non si frappone tra loro la figura del migliore amico d’infanzia della ragazza, Dannis, che riapre in Clarke vecchie ferite passate, come il non sentirsi all’altezza del prossimo. Riuscirà Clarke ad andare avanti lasciandosi tutto alle spalle e a crearsi la vita tanto bramata senza farsi inghiottire dai suoi demoni?

Ciao a tutti miei cari amici lettori! Eccomi di nuovo qui a parlare delle mie letture e condividere con voi i miei pensieri.
Quest’oggi vi parlo di un libro, il secondo romanzo che ho letto di un autrice con cui ho già collaborato, Veronica Cellamaro che ci tengo molto a ringraziare per avermi permesso di leggere le sue opere.

In questo nuovo romanzo il nostro protagonista è Clarke Hilton, già citato nel precedente romanzo Push you away in quanto fratello del protagonista Max. Il libro infatti è il prequel della prima opera dell’autrice.

In questa nuova storia, quindi, conosciamo meglio Clarke, ma soprattutto scopriamo molto di più sul passato della famiglia Hilton. Oltre a scoprire come Clarke abbia conosciuto Samantha, la sua compagna.

Il libro è prettamente incentrato sulla storia d’amore tra i due, ma sebbene questo sia un elemento importante nella trama, non è l’unico, infatti prima dell’arrivo di Samantha accompagniamo Clarke nel suo percorso verso una vita migliore.

Sebbene il romanzo di Veronica rientri nella narrativa rosa, dove ovviamente la storia d’amore è centrale, l’autrice ci tiene a sottolineare l’importanza del non arrendersi mai, già evidenziato nel titolo stesso dell’opera.

Clarke è un sopravvissuto. Non si è lasciato abbattere da un’infanzia difficile che ha lasciato le sue ferite, ma con coraggio e determinazione è andato avanti per la propria strada realizzando i propri obiettivi.

Ma Clarke non avrebbe potuto raggiungerli da solo: come capita a volte anche il nostro protagonista avrà bisogno di accettare la gentilezza che gli viene offerta durante il cammino. Personaggio che ho decisamente apprezzato, infatti, è Mike, un senzatetto che pur non avendo nulla offre aiuto al nostro protagonista.
Non posso poi non citare la nonna dei fratelli Hilton, personaggio che ho amato anche nel primo libro che senza pensarci due volte accoglie quei giovani ragazzi nella sua casa e nel suo cuore.

Sono questi gli elementi che Veronica mette nella sua storia e che ce la fanno apprezzare! Inoltre la sua scrittura, in prima persona, riesce a coinvolgere il lettore nelle vicende dei personaggi e in questo romanzo ho notato anche una certa attenzione in più per i dettagli e nonostante in alcune parti il libro a mio parere scorra un po’ troppo velocemente questo non ha reso meno piacevole la lettura.

Perché alla fine, per essere quello che vuoi, basta scordarti quello che eri.
– Don’t give up –

#prodottofornitoda Veronica Cellamaro

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Recensione: “Push you away” di Veronica Cellamaro

Recensione: “Push you away” di Veronica Cellamaro

Scheda tecnica

Push you away

Autore: Veronica Cellamaro
Genere: Romance
Editore: Youcanprint
Data uscita: 08/04/2021
Formato: Ebook
Anno Pubblicazione: 2021

Acquista: Libro

Trama

«Da oggi è ufficialmente un uomo libero». Maximilian Hilton esce dal carcere senza fare ammenda delle sue colpe e con in testa un unico pensiero: riprendere ciò che aveva lasciato. Alle spalle, una vita difficile: una madre tossicodipendente costretta al recupero senza alcun successo; un padre morto e la cui unica eredità sono i vizi che Maximilian ha accettato come un marchio. Le cure della nonna, nella cui casa Max vive assieme al fratellino minore, non bastano a lenire certe ferite. Un giorno il destino lo fa imbattere in Layla, ragazza fragile e diversamente problematica, la quale pare ispirarlo a una rinascita. Ma il peso del passato grava ancora sul ragazzo impedendo qualsiasi tentativo di elevazione…

Ciao a tutti miei cari lettori e lettrici, nell’articolo precedente vi avevo segnalato questo romanzo ed ora eccomi qui per parlarvene. Ringrazio l’autrice per la copia del volume e per avermi permesso di leggerlo e recensirlo.

Il romanzo di Veronica Cellamaro si può benissimo collocare nella categoria dei romance, abbiamo quindi come trama principale la storia d’amore dei due protagonisti e come ogni storia d’amore che si rispetti non possono mancare le difficoltà, difficoltà che nascono dal passato difficile dei due personaggi, soprattutto da quello di Max.

Max, ragazzo difficile, pieno di rabbia a causa dei suoi genitori: la madre tossicodipendente e il padre spacciatore e pugile in combattimenti clandestini. Seppur odiando il padre, Max ripercorrerà le sue orme per quanto riguarda i combattimenti, unico momento i cui riesce a placare la sua tremenda rabbia. Rabbia che lo ha portato a compiere scelte sbagliate fino a finire in galera, ma saranno anche queste scelte che lo porteranno ad incrociare il cammino di Layla.

Layla anche lei sconvolta da un passato abbastanza difficile sarà attratta da questo ragazzo che con lei sembra perdere la sua aria da duro abbassando tutte le sue difese. Ma riuscirà l’amore di lei ad estinguere i suoi demoni interiori?
Max non ne è sicuro, sua nonna invece sì e sarà grazie a lei se lui si darà una possibilità.

La nonna personaggio cardine nella vita del nipote, sarà colei che più di tutti lo aiuterà a capire l’importanza di essere amato e di meritarselo questo amore.

Una storia che sottolinea quanto sia difficile sfuggire dal proprio passato, quanto i traumi subiti nell’infanzia ci perseguitino e che molte delle nostre scelte future dipendono proprio da ciò che abbiamo vissuto, ma è anche una storia di riscatto, di fiducia che le cose possano migliorare. Che l’amore per qualcuno (Layla) o di qualcuno (la nonna) possano essere la spinta necessaria al cambiamento, a perseguire qualcosa di migliore per sé stessi e per chi ci sta intorno.

L’autrice è riuscita a porre le basi di temi abbastanza significativi, quanti di noi in un modo o nell’altro sono state vittime e schiave di un passato che sembra impossibile scrollarsi di dosso? Cadendo nei reiterati schemi ogni volta e presupponendo di non meritarsi qualcosa di meglio nella propria vita? Quante volte fatichiamo a chiedere aiuto pensando sempre di non meritarcelo? Ed è questo che Veronica Cellamaro con un scrittura scorrevole, fluida e che cattura l’attenzione, mette in evidenza.

Seppur il tema sia ben delineato, però, non lo è altrettanto la storia che scorre troppo velocemente. Il rapporto tra i due protagonisti si snoda in modo così accelerato che non permette al lettore di godersi appieno la nascita e lo sviluppo della loro storia d’amore e delle varie vicende ad essa legate. La velocità della narrazione molto probabilmente è dovuta alla struttura del romanzo stesso: essendo esso un romanzo breve, un centinaio di pagine in tutto, non ha permesso di sviluppare alcuni dettagli che avrebbero reso sicuramente l’intera narrazione ancora più appetibile.

Nonostante questo suo passo accelerato resta comunque una bella storia che non manca di ottimi spunti di riflessione.

La vita non è una somma di eventi, ma la storia delle nostre risposte a ciò che il caso ci pone davanti.
– Push you away –

#prodottofornitoda Veronica Cellamaro

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Recensione: “Sangue inquieto” di Robert Galbraith

Recensione: “Sangue inquieto” di Robert Galbraith

Scheda tecnica

Sangue inquieto

Autore: Robert Galbraith (alias J.K. Rowling)
Genere: thriller
Editore: Salani editore
Data di uscita: 25/02/2021
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2021

Acquista: Libro Ebook

Trama

Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d’agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant’anni prima.
Un cold case più complesso del previsto, con un serial killer tra i piedi e un’indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste oscuramente intrecciate.
Galbraith ritorna con un nuovo, magnetico capitolo della storia di Robin e Strike, una delle coppie di investigatori più amate di sempre.

Ciao miei cari amici lettori, la recensione di oggi parlerà di un libro uscito da poco: “Sangue inquieto” di Robert Galbraith o per l’esattezza J.K Rowling.

Prima di parlare della storia vorrei soffermarmi su un punto che ovviamente è solo una mia opinione personale. Ho letto in giro nel web che questo libro è stato molto criticato perché confermerebbe i pensieri transfobici dell’autrice.

Ora, io non voglio soffermarmi sui tweet pubblicati dall’autrice né difenderla e né tanto meno gettarle fango addosso. Mi astengo da qualsiasi giudizio in proposito, ma ammetto che è vero che nel suo libro compaiono personaggi maschili vestiti da donna con connotazioni negative, ma quello che personalmente vi ho letto io è stato questo: non bisogna fidarsi delle apparenze perché anche la persona più innocua può essere pericolosa.

Ovviamente questo è un mio pensiero personale inerente esclusivamente a quello che ho letto nel libro. Perché se è pur vero che nei testi compaiono molte cose degli autori stessi, quando leggo cerco sempre un po’ di separare la storia dall’autore, specialmente se il romanzo è un bel romanzo come in questo caso.

È innegabile infatti che la Rowling sia una bravissima scrittrice e lo ha dimostrato anche questa volta, misurandosi addirittura con la progettazione di un romanzo basato su un cold case.

L’autrice è stata bravissima a diramare i vari indizi durante tutto l’arco narrativo e a sviluppare le storie a latere dei personaggi. I dettagli ben studiati hanno reso la storia estremamente coinvolgente e questo è importante specialmente perché devo ammettere che il romanzo precedente della saga non mi aveva fatto impazzire.

Ho amato i primi tre romanzi della saga di Cormoran Strike, ma il quarto volume nonostante sia scorso molto bene non mi aveva emozionato quanto gli altri per cui con questo ero un po’ titubante.

Per fortuna, però, non mi ha delusa. Certo ho trovato per certi aspetti che si sia dilungata un po’ troppo. Non ho problemi a leggere romanzi lunghi se la storia è bella, ma è vero che ho pensato più volte che anche se avesse tagliato qualcosa sarebbe stato comunque un bellissimo romanzo.

Un’altra cosa che sinceramente avrei apprezzato è che girasse un po’ meno intorno sul rapporto tra Cormoran e la sua socia Robin, non mi dilungo nelle spiegazioni per evitare spoiler, ma posso dire che poteva gestire la cosa un po’ diversamente.

Tutto sommato però questi piccole cose, che ovviamente ripeto sono pensieri del tutto personali non minano la bellezza di questo thriller scritto divinamente e davvero coinvolgente.

Noi non siamo i nostri errori. È ciò che facciamo per rimediare che dimostra chi siamo
– Sangue inquieto –

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