Recensione: “L’Ultima Cilena” di Riccardo Iannaccone

Recensione: “L’Ultima Cilena” di Riccardo Iannaccone

Buona giornata miei cari amici lettori, la recensione di oggi parla di un libro che ho letto per una collaborazione con autore. Ho già collaborato con questo autore e tutti i suoi romanzi mi sono piaciuti, ma credo che con questo si sia veramente superato! Ma non aggiungo altro… Buona lettura!

Scheda tecnica

L’ultima Cilena

Autore: Riccardo Iannaccone
Genere: Narrativa italiana
Editore: Brè edizioni
Data di uscita: 30/04/2022
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 146

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Trama

Quando muore una persona cara, ognuno vive il lutto a modo proprio. Roberto, stimato fumettista, in occasione della commemorazione della morte del suo migliore amico Vincenzo, torna a Svevia, paesino dell’Abruzzo dove ha trascorso gli anni più belli della sua giovinezza. L’incontro con il gruppo di amici d’infanzia, e il respirare di nuovo l’aria del luogo, trasformano il ritorno nel piccolo borgo in un’esperienza interiore. I fantasmi del passato si rimescolano con il presente, i ricordi si materializzano vividi davanti ai suoi occhi, in una combinazione di allegria, sgomento, dolcezza e nostalgia: i primi amori, i pranzi con la nonna, le case stregate, le partite di calcetto e la memorabile cilena di Vincenzo. Gli aneddoti si susseguono ricostruendo la storia del posto, che per molti anni è stato il micro-mondo di Roberto. Ma questa è soprattutto la storia di un’amicizia, quell’amicizia che farà sempre parte delle fondamenta del nostro essere. L’ultima cilena è una struggente ballata dedicata all’adolescenza, quella passata tra cortili e campetti polverosi, quella a cui ripensi con un sorriso agrodolce quando già hai oltrepassato il confine da cui raramente si torna indietro: il diventare adulti.

Il passato ce lo portiamo sempre appresso, come una sacca piena di ricordi che di rado viene aperta, ma poi succede quel particolare evento, si ritorna in quei particolari luoghi in cui i ricordi sono nati ed è allora che si fa il conto con gli anni che passano e le vite che cambiano.

È questa la storia che ci racconta Riccardo Iannaccone tramite il suo protagonista Roberto e i ragazzi delle piscine. Tornato a Svevia per la commemorazione del suo amico Vincenzo, scomparso ancora troppo giovane, Roberto incontrerà tutti i suoi vecchi amici di un tempo e in quel momento la lancette dell’orologio faranno il loro salto all’indietro.

Veniamo immediatamente catapultati in una Svevia più giovane quella di chi è cresciuto negli anni ’90, che ha come sottofondo le canzoni degli 883 e qui rincontriamo ad uno ad uno tutti gli amici delle piscine allora adolescenti, alle prese con le prime cotte e i primi grandi problemi che la vita ti mette davanti.

Attraverso vari flashback l’autore ci racconta quella che potrebbe essere un po’ la storia di tutti noi: fatta di grandi amicizie che resistono o meno allo scorrere del tempo. Quella degli amori che durano un tempo che sembra infinito, ma che poi all’improvviso mutano rotta. La storia fatta di problemi a cui ancora non sapevamo dare un nome, ma che plasmano irrimediabilmente le nostre esistenze.

Con questa storia, l’autore ci regala uno spaccato di vita quella vera, quella ante social fatta di risate e partite di calcio tra amici. Tema centrale dei ragazzi delle piscine che hanno passato la loro adolescenza a giocare a calcio e che nel ricordo dell’ultima cilena del loro amico scomparso si rincontrano e confrontano le loro vite, ormai non più adolescenti. Ma ci regala anche la quotidianità del presente che dimostra di essere anche meglio di quello che ci si aspettava.

Mi manchi!
Soprattutto quando il mondo accanto a noi deraglia

– L’ultima Cilena-

#prodottofornitoda Riccardo Iannaccone

L’autore: Riccardo Iannaccone

è nato a Roma il 23 agosto 1984. Diploma al Liceo Classico Luciano Manara e Laura Magistrale, vecchio ordinamento, in Lettere e Filosofia, DAMS, all’Università di Roma Tre. Lavora come editor e social media manager per diverse realtà editoriali e cinematografiche. Ha pubblicato racconti e romanzi per MdS editore, Porto Seguro editore, Re Artù e Undici Edizioni. E, infine, con Brè edizioni, il suo quinto romanzo “Diversi”.

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Recensione: “La stella – saga del sigillo della luna” di Cleo Rozenfeld

Recensione: “La stella – saga del sigillo della luna” di Cleo Rozenfeld

Buona giornata miei cari amici di oggi, con la recensione di oggi ci immergiamo in una storia fantasy dai tratti mitologici. Ringrazio l’autrice Cleo Rozenfeld per avermi dato la possibilità di leggere il suo romanzo.

Scheda tecnica

La stella. Saga del sigillo della Luna

Autore: Cleo Rozenfeld
Genere: Fantasy
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 31/10/2020
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2020
Pagine: 277

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Trama

Inanna, Dea dell’Amore e della Guerra, vittima di un sortilegio da parte del Dio della Luna, decide di andare nell’Oltretomba e diventarne la padrona.
La Dea si scontrerà con Ereškigal, Regina della Morte, ma dal loro incontro scaturiranno eventi disastrosi influenzando il ventunesimo secolo e così la vita di Ambròse Rayven, quindicenne scappata dal manicomio di Canberra grazie a sua nonna Mary-Rose.
Il destino di Ambròse è stato già deciso millenni prima, perché la ragazza è una delle reincarnazioni di Inanna, divise in otto parti come la stella ad otto punte a lei sacra.

La storia che avrebbe potuto essere…

È la prima frase che ho pensato una volta aver concluso la lettura di questo romanzo. Il libro è il primo di una saga fantasy e di base ha tutti i presupposti per essere un fantasy con in fiocchi. Innanzitutto l’originalità del tema: l’autrice prende spunto per costruire la sua storia dalla mitologia sumerica, elemento decisamente di grande impatto e novità.

Nella prima parte del romanzo ci viene narrata le vicende di Innanna dea dell’amore e della guerra che si intrecceranno a quelle di Ambrose, ragazza quindicenne scappata da un manicomio.

Il romanzo si presenta strutturato in due parti. Inizialmente abbiamo un lunghissimo preludio, di otto cuspidi che ci introduce la figura di Inanna, la sua storia e la sua discesa negli inferi. In questa prima parte lo studio della cultura sumerica da parte dell’autrice emerge preponderante e ci catapulta in luoghi e ambientazioni che passatemi il termine, potremmo definire esotiche perché raramente si ritrovano nella letteratura.

Nella seconda parte abbiamo l’introduzione del personaggio di Ambrose e ci spostiamo così ai giorni nostri. Proseguendo nella lettura capiremo il perché la piccola Ambrose sia legata alla dea e anche la scelta di scrivere un preludio così lungo al romanzo.

Un romanzo che sicuramente incuriosisce e che ha tutti i requisiti giusti, se non fosse per i vari refusi e gli errori grammaticali che rovinano il procedere della lettura, cosa che è davvero un peccato perché la storia è davvero molto bella, specialmente per gli appassionati di fantasy.

Nella seconda parte, inoltre, ho notato alcune incongruenze nella descrizione dei personaggi, niente di troppo rilevante, ma che può creare una certa confusione nel lettore.

In conclusione posso dire che potenzialmente potrebbe essere un ottimo libro, ma che andrebbe rivisto anche da un editor magari per limare e rifinire il tutto e renderlo davvero la storia che potrebbe essere.

Millenni fa, quando tutto era sconosciuto, quando si è narrato l’Enûma ilû awîlum e gli Dei crearono gli uomini, si è cantato il pianto, l’ira e la vendetta del Leone Celeste.

– La stella; saga del sigillo della luna –

#prodottofornitoda Cleo Rozenfeld

L’autrice: Cleo Rozenfeld

Cleo Rozenfeld è uno pseudonimo usato per privacy. Nata a Manfredonia in provincia di Foggia il 27 Luglio 1996. Fin da piccola il
suo primo approccio con la lettura è con il mondo manga e anime,
successivamente con il genere urban fantasy e young adult . I suoi autori di riferimenti sono: Kelley
Armsrong, Kaori Yuki, Kerstin Gier, Hiro Fujiwara, Chie Shinohara, Mizuho Kusanagi , Leisa Rayven, , Madeline Miller, Phedre Banshee,
Giuseppe Rinaldi, Giulia Letizia , Flaminia Galeoni e Daphne Stalwart.

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Recensione: “Sangue salmastro” di Vincenzo Cavallari

Recensione: “Sangue salmastro” di Vincenzo Cavallari

Buona giornata miei cari amici lettori e buon primo settembre. Iniziamo questo mese con una nuova recensione! Oggi vi parlo di un libro di un autore con cui ho già collaborato in precedenza, Vincenzo Cavallari che ringrazio per aver deciso di collaborare con me ancora una volta.
Buona lettura!

Scheda tecnica

Sangue Salmastro

Autore: Vincenzo Cavallari
Genere: Narrativa italiana
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 1/05/2022
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 172

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Trama

La morte del professor Adam Ritter non è stata un grosso problema per il suo primogenito Bruno, ma ha colpito duramente il suo secondogenito. Desideroso di avere la sua approvazione anche dopo la morte, lascerà la famiglia per un viaggio alla ricerca del fratello maggiore, dal quale ha ricevuto una misteriosa lettera d’aiuto che lo condurrà, tra valli paludose e leggende dimenticate, alla scoperta di una terribile verità.

“L’umanità ha sempre posto la ricerca del divino e dei misteri che muovono il mondo al vertice tra le capacità che la contraddistinguono dalle altre specie animali del pianeta.”

È con questa premessa che inizia il romanzo di Vincenzo Cavallari, un horror che non ti aspetti dove la ricerca di qualcosa di antico si tramuta nella più dannosa delle avventure per i fratelli Ritter.

Il protagonista indiscusso del romanzo è il secondo genito che si troverà coinvolto nella ricerca di suo fratello Bruno, dopo aver ricevuto da quest’ultimo una lettera d’aiuto.

Le figure dei due fratelli sono antitetiche tra loro: Bruno il figlio maggiore di Adam Ritter, dotato di incredibile intelletto è dedito all’avventura e ai piacere della vita, il fratello minore è caratterizzato da una natura più sedentaria, dedito alla famiglia e fautore di una stabilità esistenziale. Caratteristiche che lo porteranno ad essere il prescelto per il ruolo di protagonista del romanzo.

Sebbene, infatti, sia un horror a tutti gli effetti il libro è strutturato proprio come un vero viaggio dell’eroe che si fa strada nelle sue più profonde paure per andare in aiuto del fratello scomparso.

Attraverso una scrittura fluida e scorrevole che nonostante tutto non lascia indietro un linguaggio forbito ed elegante adatto all’ambientazione del racconto, l’autore lega insieme vari elementi nella trama fondendoli insieme in un connubio perfetto. Tra tutti possiamo ritrovare il tema della metamorfosi che non riguarda solo quella del protagonista che tornerà sicuramente cambiato dall’avventura vissuta, ma anche un cambiamento fisico da parte del fratello Bruno e che sarà causa della sua scomparsa. Metamorfosi che per come è descritta mi ha ricordato l’episodio 20 della seconda stagione di Buffy l’ammazzavampiri, per chi conosce la serie, leggendo questo libro mi capirà.

Una ricerca storica che fonda le sue radici nella superstizione e nella ricerca di qualcosa di divino e che condurrà i protagonisti in luoghi sconosciuti. Un mix perfetto di horror e fantascienza.

Al contrario la fiamma della passione per l’ignoto, l’ossessione del nostro genere verso quei misteri insondabili della materia e della vita possono essere definiti come l’unico tassello mancante da ogni specie conosciuta sulla faccia della terra, ad esclusione di quelle più affini alla specie Homo Sapiens e tuttora estinte da tempo.

– Sangue Salmastro –

#prodottofornitoda Vincenzo Cavallari

L’autore: Vincenzo Cavallari

Provengo da un nebbioso e disperso paesino della provincia di Ferrara, una via di mezzo tra Vigàta e Silent Hill famoso per essere piccolo, avere una posta ed una popolazione di fenicotteri rosa in deciso aumento, anche se l’arrivo degli Ibis

li sta un pò mettendo alla prova. Ho pubblicato due racconti tramite Amazon intitolati “World Wide Dead” e “Eloh 9000” entrambi di genere fantascientifico,ma sono principalmente un lettore ed un cinefilo, amo la fantascienza e le spy story, anche se non disdegno qualche classico o qualche storia action. I miei autori preferiti? RR Martin, Clancy e Lovecraft.

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Recensione: “Kitchen” di Banana Yoshimoto

Recensione: “Kitchen” di Banana Yoshimoto

Buona giornata miei cari amici lettori, con la recensione di oggi torniamo in Giappone con una delle scrittrici più apprezzate del Sol Levante.

Scheda tecnica

Kitchen

Autore: Banana Yoshimoto
Genere: Narrativa straniera
Editore: Feltrinelli
Data di uscita: 01/05/2014
Formato: Cartacea
Anno pubblicazione: 2014
Pagine: 151

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Trama

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…” Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, Kitchen, pubblicato con grande successo in Italia in prima traduzione mondiale da Feltrinelli (1991). È un romanzo sulla solitudine giovanile. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, che riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la grande trovata di Banana è che la famiglia si possa non solo scegliere, ma inventare. Così il padre del giovane amico della protagonista Yu¯ ichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine del Giappone completamente sconosciuta agli occidentali, con un linguaggio fresco e originale che vuole essere una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Prima di addentrarmi nella recensione di questo libro ci tengo a farvi una premessa: ho letto per la prima volta la Yoshimoto diversi anni fa, quando la mia passione per il Giappone, la sua cultura e ovviamente la letteratura stavano diventando sempre più forti.

L’ho comprato nello stesso periodo in cui comprai il mio primo romanzo di Murakami ed iniziai la lettura di quest’autrice con il libro Andromeda Heights, il primo di una serie di libri che non ho mai concluso. Purtroppo l’approccio con la Yoshimoto non è stato dei migliori e ammetto che il libro che lessi non mi piacque molto, pertanto la abbandonai puntando su altri autori del Sol Levante.

In quest’ultimo periodo però ho pensato di riprenderla in mano, volevo darle una seconda possibilità, un po’ come feci con il sushi che ora adoro, ma che la prima volta che lo assaggiai non mi aveva fatto impazzire.

Ho deciso quindi di leggere quello che è considerato il suo capolavoro: Kitchen e devo ammettere di essere contenta di averle dato una seconda possibilità.

Il libro si divide in due racconti: Kitchen, per l’appunto, diviso in due capitoli (Kitchen e Pleniluinio o Kitchen 2) e Moonlight Shadow.

In Kitchen la protagonista Mikage dopo la morte della nonna viene accolta dai Tanabe e così la ragazza si ritrova a far parte di questa nuova famiglia composta solo dal figlio Yuichi e da sua madre Eriko, precedentemente suo padre.

Il ruolo principale spetta alla cucina che diventa il luogo della famiglia, dell’incontro ma altre tematiche importanti sono toccate dall’autrice in modo delicato e per niente scontato: l’essere transgender e cosa significhi, la ricerca dell’affetto familiare che può andare ben oltre i legami di sangue, la morte tema che ritroveremo anche nel secondo racconto. Il romanzo si può quindi considerare una storia di rinascita, amore e accettazione dell’altro.

Nella mia edizione di Kitchen compare come già detto anche il racconto Moonlight Shadow, racconto delicato dove ritornano il tema della perdita, dell’amore e del dover comunque andare avanti perché la vita è il flusso del tempo che non si può fermare.

Due storie che mi hanno emozionato molto e che mi hanno fatto rivalutare l’autrice anche se non so se rientrerà mai tra i miei autori preferiti del Sol Levante.

Può darsi che in futuro stando con me conoscerai dolori, guai, problemi ma se vuoi continuiamo insieme una vita complicata, ma più felice di qualsiasi vita solitaria

– Kitchen –

L’autrice: Banana Yoshimoto

Banana Yoshimoto è nata a Tokyo nel 1964. In Italia ha conquistato
un grandissimo numero di lettori a partire da
Kitchen pubblicato da Feltrinelli nel 1991 e diventato
un vero caso letterario per ragazzi e adulti

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Recensione: “Genesi” di Riccardo Iannaccone

Recensione: “Genesi” di Riccardo Iannaccone

Buona giornata miei cari amici lettori oggi vi porto con me nei meandri della metropolitana di Roma in cui succederà tutto ciò che non vi aspettate! Buona lettura 😉

Scheda tecnica

Genesi

Autore: Riccardo Iannaccone
Genere: Horror
Editore: Nua
Data di uscita: 28/10/2021
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2021
Pagine: 280

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Trama

Michele e Giulio, padre e figlio, sono mondi distanti, isole allontanate da un tempo scandito da pochi momenti condivisi. Ma la vita ti sorprende sempre, “regalando” a un giorno qualunque, durante una banale corsa in metro, un risvolto inaspettato. All’improvviso, le persone attorno ai due cominciano a morire senza un motivo apparente, fin quando dal sottosuolo, non si scatena l’inferno. Una forza sconosciuta si manifesta dalle viscere della Terra, e sembra intenzionata a distruggere la razza umana. Una potenza mostruosa, che si autoalimenta delle onde elettromagnetiche prodotte dalla tecnologia. Prigionieri del vagone, la realtà che ha circondato Giulio e Michele fino a quel momento potrebbe non essere altro che una menzogna, la parte di un ciclo infinito che, inesorabilmente, porta a una nuova genesi. L’umanità è destinata a scomparire o c’è una salvezza? E cosa c’entra un ragazzino di sedici anni e il rapporto con suo padre in questo disegno? “Genesi”, horror urbano dai tratti fantasy, ci accompagna così per mano nella sua personalissima visione della fine dell’umanità. E nell’altrettanto astrusa ancora di salvezza che potrebbe concederci una rinascita.

Riccardo Iannaccone con questo romanzo ci fa scendere nelle profondità della metropolitana di Roma e ci rigala un horror di tutto rispetto. Di certo non prenderò più la metro con la stessa tranquillità ora che ho letto questo romanzo!

La storia parte con un inquadratura su Michele e Giulio suo figlio. E parlo di inquadrature perché ogni scena descritta sembra quella di un film. L’autore si sposta da un personaggio all’altro durante la narrazione come farebbe una cinepresa.

Un inizio normale che non lascia di certo presagire quello che avverrà dopo. Michele è un uomo separato con una brutta disavventura lavorativa alle spalle e un figlio che può vedere solo in alcuni momenti a causa del divorzio.

Giulio è un ragazzino che ama leggere e la musica, diverso da suo padre sotto molti punti di vista e lo dimostrerà il fatto che mentre suo padre come gli altri sembra schiavo dello schermo dello smartphone Giulio se ne sta tranquillo a leggere.

La spaccatura nella situazione apparentemente tranquilla avviene nel momento in cui le persone nella metro iniziano a morire attaccate da degli strani esseri. È la Genesi, il punto di non ritorno che fa premere il tasto reset a tutto il genere umano.

Un genere umano che all’apice del 2021 si ritrova schiavo di una tecnologia sempre più invasiva, oppio di un’umanità ormai persa dietro a schermi lucidi che lo distolgono da tutto ciò che la circonda.

Attenzione spoiler. Il romanzo, però, non è solo la denuncia di una società in declino, ma anche la narrazione di una storia ciclica che per quante volte si ripeta – 14 sono le genesi che il mondo ha visto compiersi – non riesce a non ricadere negli stessi schemi e a non produrre gli stessi scenari devastanti che non possono che condurre alla fine di tutto.

Sebbene la tragicità emerga con tutta la sua forza e sembra squassare l’anima con il suo rumore infernale, una speranza si può scorgere alla fine. Cammina lenta, senza farsi sentire ma rimane ben percepibile dal lettore che la sa intravedere.

Era l’alienazione dell’essere umano, del genere umano, e ci stavano cadendo tutti dentro, senza appello, senza speranza

– Genesi –

#prodottofornitoda Riccardo Iannaccone

L’autore: Riccardo Iannaccone

è nato a Roma il 23 agosto 1984. Diploma al Liceo Classico Luciano Manara
e Laura Magistrale, vecchio ordinamento, in Lettere e Filosofia,
DAMS, all’Università di Roma Tre. Lavora come editor e social media manager
per diverse realtà editoriali e cinematografiche. Ha pubblicato
racconti e romanzi per MdS editore, Porto Seguro editore, Re Artù e
Undici Edizioni. E, infine, con Brè edizioni, il suo quinto romanzo “Diversi”.

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Recensione: “La donna dal Kimono bianco” di Ana Johns

Recensione: “La donna dal Kimono bianco” di Ana Johns

Buongiorno miei cari amici lettori, vi porto anche oggi una nuova recensione! Piano, piano sto recuperando gli arretrati e per la serie storie ambientate nel Sol Levante, oggi voglio parlarvi del romanzo di Ana Johns, La donna dal kimono bianco.

Scheda tecnica

La donna dal kimono bianco

Autore: Ana Johns
Genere: Narrativa straniera
Editore: Tre60
Data di uscita: 09/01/2020
Formato: Cartacea
Anno pubblicazione: 2020
Pagine: 352

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Trama

Giappone, 1957. Il matrimonio combinato della diciassetten­ne Naoko Nakamura con il figlio del socio di suo padre garan­tirebbe alla ragazza una posizione sociale di prestigio. Naoko, però, si è innamorata dell’uomo sbagliato: è un marinaio americano, quello che in Giappone vie­ne definito un gaijin, uno straniero. Quando la ragazza scopre di essere incinta, la comprensione e l’affetto che sperava di trovare nei genitori si rivelano soltanto un’illusione. Ripudiata da chi dovrebbe starle vicino, Naoko sarà costretta a compiere scelte inimmaginabili, per qualunque donna ma soprattutto per una madre…
 
Stati Uniti, oggi. Tori Kovac è una giornalista. Men­tre si prende cura del padre, anziano e gravemente malato, trova una lettera che getta una luce sconvolgente sul passato della sua famiglia. Alla morte del padre, decisa a scoprire la verità, Tori intraprende un viaggio che la porta dall’altra parte del mondo, in un villaggio sulla costa giapponese. In quel luogo così remoto sarà costretta a fronteggiare i demoni del suo passato, ma anche a riscoprire le proprie radici…

“Cos’è la verità se non una storia che raccontiamo a noi stessi?” Scriverà ad un certo punto Ana Johns in questo suo romanzo d’esordio, ed è proprio di verità nascoste tra le righe di un romanzo che parliamo.

L’autrice prendendo spunto da avvenimenti accaduti alla sua famiglia ci racconta la storia del Giappone anni ’50 quando il pregiudizio e il risentimento nei confronti dei soldati americani di stanza nel territorio era ancora molto forte.

In un coro a due voci, quella di Tori giornalista americana che insegue la storia del passato di suo padre dopo la sua scomparsa e quella di Naoko giovane diciassettenne giapponese che si innamora proprio di chi non avrebbe dovuto, l’autrice ci narra le vicende di tutte quelle donne che alla fine della guerra si sono innamorate, contrariamente all’opinione comune e delle famiglie, di un soldato americano. Ma soprattutto ci racconta la triste e drammatica storia dei bambini nati da queste unioni.

Attraverso una scrittura limpida, scorrevole la Johns ci regala un’intensa storia di amore, coraggio e solidarietà femminile. Tratteggia con mano precisa la giovane Naoko che tra le due protagoniste della storia è quella meglio strutturata e del resto il personaggio di Tori sembra nascere più che altro con la funzione di raccontare la storia di Naoko. Due donne che attraverso il tempo sono legate da un filo comune che solo la verità può portare a galla.

Un’immersione totale in una storia che tocca l’anima e svela uno tra i più tristi retroscena legati alle conseguenze della seconda guerra mondiale in Giappone, ma che per certi aspetti rimane distante dalla prosa giapponese. Gli ambienti e le atmosfere del paese del Sol Levante sono molto curate, sicuramente frutto di numerose ricerche da parte dell’autrice, ma i personaggi seppur descritti molto bene risultano nei modi troppo americanizzati; lontani da quella caratterizzazione degli autori giapponesi.

D’altronde descrivere un altrove che non ci appartiene è molto spesso difficile, ma la cura che l’autrice mette nel narrare questi eventi ci regala nonostante tutto un romanzo di un’intensità unica: un inno a guardare oltre il pregiudizio e a seguire le leggi del cuore.

“Come faccio a sapere quale strada prendere? Come faccio Okaasan?”
“Prendere quella giusta è destino. Prendere quella sbagliata è pure destino. Perciò devi scegliere il tuo amore ed essere pronta ad amare la tua scelta

– La donna dal kimono bianco –

L’autrice: Ana Johns

Nata e cresciuta a Detroit, Ana Johns ha studiato giornalismo e lavora da oltre
vent’anni del campo delle arti creative. 
La donna dal kimono bianco (Tre60, 2020) è il suo romanzo di esordio,
basato su eventi realmente accaduti, anche alla sua famiglia.

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