“Un cuore da nutrire” di Motoko Iwasaki

“Un cuore da nutrire” di Motoko Iwasaki

Scheda tecnica

Un cuore da nutrire

Autore: Motoko Iwasaki
Genere: Narrativa
Editore: Ali Ribelli edizioni
Data di uscita: 05/11/2019
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2019
Pagine: 172

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Trama

Un Cuore da Nutrire è un viaggio sorprendente ed emozionante nella cultura non solo gastronomica del paese del Sol Levante: dall’incontro con il maestro di cucina di un grande tempio zen ai ricordi di una difficile infanzia, ogni racconto, in uno stile originale, immaginifico e allo stesso tempo leggero, sa stimolare confronti e riflessioni sul significato profondo della relazione tra cibo e anima.
È un libro umile e prezioso dedicato a chi vuole conoscere il vero Giappone e a chi rifugge dai luoghi comuni per  cercare l’essenza delle cose.

Come descrivere questo libro? Un racconto biografico? Un saggio culinario? Io direi entrambi.

Motoko Iwasaki percorre un vero e proprio viaggio nella memoria attraverso il cibo raccontandoci un Giappone diverso da quello a cui siamo abituati, non più fatto delle luci sfolgoranti di Tokyo, ma di quelle soffuse della campagna, in cui si ritrova quel legame ancestrale con la natura che ci sazia con i suoi frutti.

Dopo un primo iniziale sguardo alla filosofia infusa nella preparazione dei piatti dei monaci del tempio di Eihei-ji – che ci mostra “il significato profondo del cibo, l’umano rapporto tra anima e corpo“, come lo descrive Gad Lener nell’introduzione al volume – il viaggio dell’autrice continua attraverso i ricordi, tutti legati alla cucina, luogo d’incontro della famiglia Iwasaki.

“Metti al lavoro la tua mente illuminata sforzandoti costantemente di servire pasti variati che siano appropriati al bisogno e all’occasione, e che permettano a tutti di praticare con il corpo e la mente senza il minimo ostacolo. Grande Monastero Eihei-ji – Tenzo Miyoshi Ryokyu
Un cuore da nutrire, pag 30.

Diventa, quindi, racconto familiare in cui attraverso il cibo che è sempre protagonista della storia conosciamo meglio i membri della famiglia di Motoko: il padre che inizialmente non voleva diventare agricoltore, ma che alla fine diventerà un importante risaiolo, la madre alle prese con la cura della sorella cagionevole e la nonna con cui l’autrice ha un legame molto forte. Attraverso ogni piatto ci vengono narrate le gioie e i dolori di un’intera esistenza.

Questo libro non è, però, solo un racconto autobiografico condito da qualche ricetta, ma un vero e proprio saggio culinario in cui di ogni piatto ci viene mostrato non solo la preparazione, ma anche i benefici che ogni specifico alimento porta al nostro organismo sottolineando così l’importanza di una sana nutrizione.

Un libro che passa per i sapori della cucina e diventa il racconto di una famiglia e di un popolo esaltandone la filosofia che c’è dietro e che non manca di ricordarci la bellezza della semplicità nelle piccole cose.

“Dai… prova a resistere. Tutto quello che facciamo non passa mai inosservato. Magari un giorno ti succederà qualcosa di bello.” Annuii senza alzare lo sguardo dal tè.

– Un cuore da nutrire –

L’autrice: Motoko Iwasaki

Motoko Iwasaki è nata in Giappone in una famiglia contadina di antica tradizione. Suo padre risaiolo praticava l’agricoltura biologica già quarantacinque anni fa, quando altrove era sconosciuta. Dopo un’esperienza al Ministero dell’Agricoltura del Giappone, nel 2000 si è trasferita definitivamente in un piccolo paese del Piemonte che l’aveva affascinata con la sua natura e la sua gente. Fa la traduttrice, l’interprete e la coordinatrice di eventi culturali e commerciali. Vive con Claudio, marito italiano e un lupo che si chiama Belka.
Cucina la bagna cauda in inverno e fa la polenta concia nel giorno di Ferragosto come una vera piemontese, ma per gli amici italiani, prepara volentieri anche sushi e molti altri piatti tradizionali giapponesi.
Un cuore da nutrire è il suo primo libro.

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“Thomas Jay” di Alessandra Libutti

“Thomas Jay” di Alessandra Libutti

Scheda tecnica

Thomas Jay

Autore: Alessandra Libutti
Genere: Narrativa italiana
Editore: Youcanprint (3° edizione)
Data di uscita: 21/06/2021
Formato: Ebook/Audiolibro
Anno pubblicazione: 207
Pagine: 228

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Trama

Thomas Jay entra in riformatorio a dodici anni. Vittima di ideali così forti da non saperli gestire, non è in grado di arrestare la spirale di avvenimenti che lo conducono all’ergastolo. In ogni fase critica della propria esistenza, si aggrappa al talento letterario come a un’ancora di salvezza, e scrive storie sulla gioia di vivere per contrastare il proprio baratro emotivo ed esistenziale. Dal chiuso di una cella racconta la sua incredibile storia ad Ailie, la donna che ama. È un percorso a ritroso verso l’accettazione di se stesso e la riconciliazione con i propri errori. Un viaggio nel quale Thomas Jay riesce a intrecciare dolore e forza, paura e orgoglio, colpa e redenzione, amore, amicizia e sacrificio in una trama di sentieri che lo conducono alla consapevolezza della propria grandezza interiore.Un romanzo di incontri graffianti, profondi, dolorosi eppure salvifici.

“Chi è Thomas Jay?
È l’idealismo adolescenziale che sopprimiamo crescendo. È l’irrazionalità che ingabbiamo quando cediamo al pragmatismo che impone la maturità. Eppure, non importa quanto lo maltrattiamo o se lo imprigioniamo, è un idealismo che continua a parlarci.”

Scrive così del suo personaggio, Alessandra Libutti, nella nota alla terza edizione del libro e Thomas Jay è davvero quell’idealismo adolescenziale che è in ciascuno di noi al quale troppo presto cerchiamo di soffocare la voce.

Stefano Lorenzini, prima di diventare Thomas Jay, è un giovane a cui viene portato via tutto: dopo la perdita del padre viene cresciuto da sua nonna e dalla Lillina, “sorella di latte” dell’anziana, fino a che anche questa non viene a mancare e la Lillina non avendo alcun vero legame non può prenderlo con sé.

Si ritrova in America, Stefano, ancora bambino nella speranza di poter avere di nuovo una famiglia con sua madre, ma questa ormai risposata non ne vuole sapere di quel figlio che non ha mai cercato. Vittima dell’abbandono si ritrova per strada e poi in prigione dove a fasi alterne passerà gran parte della sua esistenza.

Nel suo percorso di crescita, perdizione e redenzione Stefano Lorenzini non sarà mai solo. La sua strada si intreccerà con quella di Max, un anziano signore gestore di una lavanderia. Sarà lui a prendersene cura nei primi tempi in cui farà fuori e dentro dalla prigione. Un mentore, un amico colui che gli permetterà di conoscere per la prima volta Thomas Jay.

Se a Max spetta la scoperta di Thomas Jay, Samuel Atkins sarà colui che cercherà di dargli voce. Per Stefano Lorenzini rappresenterà sia il suo più grande alleato che il suo più grande nemico. La voce della ragione, colui che lo metterà di fronte alle proprie sciocchezze e pretenderà l’assoluta dedizione. Una figura più simile ad un padre che ad un amico e anche colui che lo metterà sulla strada di Ailie, colei che rappresenta l’amore.

E mentre apprende e viene guidato da queste relazioni sconta la sua pena in prigione, una pena decisamente troppo grande commisurata al reato. Ma sarà proprio quel tempo dietro le sbarre a portarlo alla redenzione, all’accettazione di sé e del suo passato.

Il processo di crescita di Stefano Lorenzini avviene soprattutto attraverso la parte di sé rappresentata da Thomas Jay. Sarà grazie a lui che il nostro personaggio troverà la sua voce, attraverso le storie narrate da Jay che riusciranno a valicare anche quelle anguste sbarre.

È un romanzo intenso, in cui si mescolano i vari conflitti esistenziali dell’uomo che avranno risoluzione solo nel rapporto con gli altri e con sé stessi attraverso la parola scritta. Un monologo che ci parla e parla di noi allo stesso tempo dove il perno centrale è continuare a dare voce alla parte più importante di sé.

«…a volte, per mantenere in vita la parte più importante di te stesso, devi darle una voce e fare cose per le quali sarai giudicato e pagherai le conseguenze. Se metti a tacere quella parte per sempre, la uccidi; Se la lasci parlare, potresti essere ucciso. In ogni caso, quella parte morirà e vorrà dire la sua prima che accada, quindi sarà sempre più forte della tua volontà di metterla a tacere».

– Thomas Jay –

#prodottofornitoda Alessandra Libutti

L’autrice: Alessandra Libutti

Alessandra Libutti è nata a Roma nel 1967. È laureata in Storia e Critica del Cinema ed ha collaborato alle riviste «Cinema D’Essai», «Music & Arts» e alla webzine «Granbaol». Vive e lavora a Hertford in Gran Bretagna.

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Recensione: “MadriSorelle” di Raffaella Radice e Mirella Milli

Recensione: “MadriSorelle” di Raffaella Radice e Mirella Milli

Scheda tecnica

MadriSorelle

Autore: Raffaella Radice e Mirella Milli
Genere: Narrativa familiare
Editore: Self publishing
Edizione: 21/02/2022
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 340

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Trama

Quattro generazioni di donne si susseguono dagli inizi del ’900 ad oggi, intrecciando le vicende di una famiglia tra il Casentino e le placide coste dei laghi lombardi.
Mirna, Elisanna, Flora e Diletta raccontano attraverso le tappe della loro esistenza il cambiamento radicale della condizione femminile nella provincia italiana, dalla formazione giovanile al corteggiamento preludio di relazioni amorose, dal matrimonio alla maternità, fino alla conquista dell’indipendenza economica e alla soddisfazione professionale.   
Il legame tra madre e figlia è uno spazio privilegiato di confidenza e fiducia, che si tramanda tra le protagoniste attraverso la capacità di comprensione nel dialogo.

MadriSorelle è la summa del lavoro a quattro mani di Raffaella Radice e sua madre Mirella Milli. Sebbene la storia sia un romanzo di fantasia essa prende spunto dalla vita di Mirella mischiando così realtà e finzione.

Quello che ci raccontano le due donne è la storia dell’evoluzione del femminismo nel nostro paese a partire dalla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri e di come questa evoluzione dipenda intimamente dal rapporto che lega una madre alla proprio figlia. Attraverso questi legami ci immergiamo nel cambiamento del ruolo della donna attraverso gli anni.

Il romanzo attraverso l’escamotage narrativo di un diario regalato da Elisanna a sua figlia in cui racconta la sua vita ci riporta all’infanzia di Elisanna: protagonista per eccellenza di questa storia. Ci tuffiamo indietro nel tempo, durante gli ultimi periodi della seconda guerra mondiale e conosciamo la madre di Elisanna, Mirna e suo marito Nello Tronchetti e iniziamo a vedere già il primo contrasto tra le due generazioni femminili.

La madre di Elisanna sebbene sposata per amore resta una figura legata ai tempi ante guerra, della donna che nonostante quello che il marito possa combinare – Nello sarà infatti un marito che pur amando la moglie non si farà mancare relazioni con altre donne e sarà anche violento a volte – gli rimarrà sempre fedele. Elisanna è già la generazione successiva, quella che cerca più indipendenza che crescerà cercando di realizzarsi con le proprie forze nella carriera e che nel rapporto con l’uomo che ama deciderà di non sottomettersi, rimanendo però legata ad alcuni valori per lei imprescindibili tramandati proprio da sua madre.

Valori che saranno diversi per sua figlia Flora, nata dopo la rivoluzione sessuale degli anni ’60 e ancora di più per la nipote Diletta.

La storia, però, non è solo il racconto dell’evoluzione del ruolo della donna nella società, ma è anche più in particolare lo spaccato di vita di una famiglia con i suoi alti e bassi che ci viene narrato in un alternanza di prima e terza persona. Scelta narrativa che personalmente mi ha un po’ disorientato e che non mi ha dato modo di immergermi come avrei voluto in certe parti della storia, venendo meno quell’empatia che può nascere nei confronti di certe vicende.

In conclusione, però, rimane una storia con tematiche importanti a cui ciascuno di noi si può riallacciare e ci ricorda da dove veniamo e l’importanza fondamentale di certi legami.

Non poteva immaginare tempi peggiori di quelli, dove la morte si respirava nei silenzi, le strade erano deserte e continuavano le razzie di quei soldatacci, che s’infilavano ovunque, e razziavano quel poco che era rimasto: oro, argento, orologi, conigli, galline, maiali.

– Madrisorelle –

#prodottofornitoda Raffaella Radice e Mirella Milli

Le autrici: Raffaella Radice e
Mirella Milli


Raffaella Radice si occupa da vent’anni di adolescenza sia come educatrice in una comunità per minori che come insegnante e conduttrice di laboratori di scrittura creativa. Esordisce con il romanzo La Dimora (2014, I libri di Emil) dedicato alle adolescenti maltrattate, presentato all’Università Ca’ Foscari di Venezia nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Affronta il tema del bullismo nel romanzo Il potere di Vanessa (2019, La Memoria del mondo), da cui è stata tratta l’omonima web serie. Madrisorelle è il suo terzo romanzo, scritto insieme a sua madre.

Mirella Milli nata a e cresciuta in Casentino, si trasferisce con la famiglia in Lombardia, dove trascorre la sua esistenza. Asseconda la passione per la sartoria e appena ventenne apre il suo atelier nella città di Como, dove cuce con maestria abiti per signora. È una lettrice vorace e sogna di diventare scrittrice. A 90 anni si dedica alla stesura della sua biografia, da cui prende vita Madrisorelle, il romanzo scritto insieme a sua figlia.

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Recensione: “La feluca e la fiocina” di Irene Caltabiano

Recensione: “La feluca e la fiocina” di Irene Caltabiano

Buona giornata amici lettori e ben tornati su Le parole di Misaki, la recensione che vi porto oggi è una collaborazione con l’autrice Irene Caltabiano e che ringrazio per avermi dato la possibilità di leggere e recensire il suo romanzo.
Buona lettura!

Scheda tecnica

La feluca e la fiocina

Autore: Irene Caltabiano
Genere: Narrativa italiana
Editore: Capponi
Data di uscita: 10/06/2022
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 200

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Trama

Il mare e i suoi abissi nascondono tesori o mostri secolari. Ma il mare è anche metafora di fantasmi e paure che, prima o poi, potresti essere richiamato ad affrontare. Salvatore Greco, timido e riflessivo sedicenne, assiste alla morte del padre Calogero, intrepido pescatore di pesce spada, a opera di un’enorme creatura che solca le acque dello Stretto di Messina. Quest’avvenimento scuote il ragazzo dalle fondamenta, facendolo crescere in fretta e sviluppando in lui il desiderio di emigrare verso altri lidi, allontanandosi da una quotidianità che oramai gli va stretta. Grazie al saggio e misterioso antiquario Celestino, di cui nessuno conosce bene il passato, il ragazzo scoprirà il suo talento di scrittore. Trentenne, trasferitosi a Roma, Salvatore ha raggiunto il successo, ma non la felicità. Il legame a doppio filo con la sua terra d’origine lo reclama con prepotenza, costringendolo al ritorno. Un ritorno che farà venire al pettine molti nodi: chi era davvero Celestino? Perché la creatura continua a tormentare la sua famiglia? E perché non si può fuggire dai propri fantasmi?

Come definire il romanzo di Irene Caltabiano? Un romanzo di formazione? Una lotta estrema tra l’uomo e la natura? E se fossero entrambi?

Sullo sfondo di una Sicilia quasi mitica legata alla tradizione di un paesino di pescatori si svolgono le vicende di Salvatore (Totò) Greco, ragazzo di sedici anni che abita nel piccole paese di Torre Faro, ma che sogna di andarsene. In un luogo che sente stretto non riesce a trovare il suo posto e il suo modo di essere si scontra contro la figura ben più netta del padre Calogero, pescatore fatto e finito figlio di generazioni di pescatori.

La marcata contrapposizione tra i due li porta a non comprendersi al contrario di quanto accade con Vincenzo, il figlio più piccolo, che sebbene idolatri il fratello, come il padre sente già il richiamo del mare.

Salvatore, nonostante tutto, troverà il suo punto di riferimento in Celestino, un uomo che dopo aver viaggiato e visitato vari luoghi decide di fermarsi proprio a Torre Faro ed aprire un negozio. Sarà questo misterioso personaggio ad avvicinare il nostro Totò alla lettura e alla scrittura liberando il vero talento del nostro protagonista.

Ma mentre è in atto questo atto di crescita e svelamento di sé, la vita cambia le carte in tavola nelle sorti della famiglia Greco. Uscito in mare insieme ai suoi figli Calogero avrà la peggio contro quel nemico che pensava di aver già sconfitto.

Che ne sarà ora della vita di Totò? Fortunatamente a prendere le redini dell’impresa di famiglia sarà il fratello minore, Vincenzo lasciando così al nostro Totò la possibilità di vivere come vuole, fino ad un evento tragico che lo ricondurrà sui lidi materni.

Il tornare indietro per affrontare quel demone che tanto ha fatto soffrire la sua famiglia. Una lotta tra l’uomo e l’animale che ricorda un po’ Il vecchio e il mare di Hemingway. Una fuga dagli abissi che rappresentano più gli abissi interiori che quelli reali.

Un romanzo breve, ma che in poche pagine e con un linguaggio arricchito anche da espressioni dialettali ci regala uno spaccato della vita dei pescatori, ancora così atavica per certi aspetti, e la contrapposizione con il mondo di oggi attraverso la figura di Totò, a metà tra i due mondi.

Il rumore del mare, alla luce dell’alba, faceva da padrone, come un respiro ancestrale.

– La feluca e la fiocina –

#prodottofornitoda Irene Caltabiano

L’autrice: Irene Caltabiano

Irene Caltabiano è nata a Segrate il 5 giugno 1989. Si laurea in Scienze dell’Informazione, Editoria e Giornalismo all’Università degli Studi di Messina e consegue la Laurea specialistica in Cinema, Televisione e Produzione multimediale all’Università degli Studi di Bologna, svolgendo la tesi all’estero presso il CalArts di Los Angeles. Nella Capitale frequenta il triennio di Disegno e Tecnica del fumetto alla Scuola Romana dei fumetti. Attualmente lavora come copywriter e illustratrice. Ha vinto diversi premi come scrittrice e sceneggiatrice. Ha pubblicato la raccolta di racconti Lunga vita al Re per Re Artù Edizioni, i graphic novel Global Warning e IOT – Infernet of things per Kall Edizioni, Granelli di rabbia per The Freak Editore e Manichini per Rossini Editore. I suoi racconti sono presenti in diverse antologie.

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Recensione: “Cronache di luce: libro primo” di Stefania Enne

Recensione: “Cronache di luce: libro primo” di Stefania Enne

Ciao a tutti miei cari amici lettori e ben tornati su Le parole di Misaki, quest’oggi vi porto la recensione del primo libro di una saga fantasy letta per una collaborazione con autrice. Ringrazio Stefania Enne per avermi dato la possibilità di leggere e recensire anche quest’ultima sua opera e vi auguro buona lettura! 😘

Scheda tecnica

Cronache di luce. Libro primo

Autore: Stefania Enne
Genere: Fantasy
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 14/12/2021
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2021
Pagine: 334

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Trama

Nel regno di Mexanara lo studio e la pratica delle scienze alchemiche hanno sostituito, da ormai cinquecento anni, la religione e la magia.
Solo un ristretto gruppo di prescelti – nobili e facoltosi ragazzi di sedici anni – ha la possibilità, ogni anno, di entrare a far parte di questa elitaria cerchia.
Agli alchimisti tutto sembra concesso. Grazie allo studio della scienza e ad oscure predisposizioni personali, essi sono infatti in grado di soggiogare e sfruttare a loro piacimento la luce, la tenebra, il fuoco e l’acqua.
Una sola cosa è preclusa persino agli alchimisti: la creazione della Pietra Filosofale; un oggetto mistico dal potere troppo pericoloso perché possa essere lasciato nelle mani di chiunque.
Qualcuno, celato nell’ombra dei corridoi e delle stanze del palazzo reale di Vanbury, sembra intenzionato a svelare il segreto che si nasconde dietro alla creazione della pietra. A qualunque costo.
Dal giorno del suo decimo compleanno, Eileen May Atwood sogna di entrare a far parte del Copper Cove Institute, l’istituto per lo studio delle arti alchemiche, e diventare così Alchimista della Corona.
È talmente determinata nel perseguire il suo obiettivo da arrivare a rinunciare a tutto pur di realizzare il suo sogno: alla sua famiglia, alla sua vita tranquilla nel borgo campagnolo di Millingburg, addirittura a se stessa.
Il destino farà in modo che il suo cammino si intrecci a quello del principe ereditario, Ezra Blackery, un ragazzo ombroso e poco incline alla spontaneità, sul cui capo pesa il giogo di un’infausta profezia e di una corona che nemmeno vuole.
Nel frattempo, nei bassifondi della città, gruppi ostili alla dinastia dei Blackery si organizzano in modo da spodestare una volta per tutte la monarchia e i suoi rappresentanti.
In questa lotta tra bene e male non tutto è come sembra.
Troppi misteri si nascondono dietro le porte del palazzo reale.
Troppe persone non sono ciò che affermano di essere.
Eileen prima di tutti.

Cronache di Luce, secondo romanzo dell’autrice Stefania Enne ci porta in un universo fantasy in cui mistero, azione e magia anzi dovrei dire alchimia si amalgamano perfettamente.

La protagonista, Eileen, ragazza di un paesino di campagna del regno di Mexanara sogna di diventare alchimista, ma questo suo sogno è ostacolato dal fatto che solo i ragazzi di nobile famiglia possono frequentare il Cove Institute. Ciononostante grazie alla sua determinazione e all’aiuto di un’amica molto particolare Eileen riuscirà ad accedere all’istituto, ma questo sarà solo l’inizio di qualcosa di più grande: una profezia che lega la nostra protagonista al principe ereditario di Mexanara, Ezra Blackery.

L’autrice ci catapulta quindi in questo mondo fantasy in cui i personaggi girano intorno alla protagonista e al principe ereditario, ma ciononostante vengono caratterizzati bene e ci si rende presto conto che ogni personaggio presentato ha il suo ruolo fondamentale nella vicenda e ogni azione si incastra perfettamente con l’altra come in una danza sincronizzata.

La scelta di un romanzo di genere ovviamente comporta una struttura ben definita, pertanto non mancano i vari plot twist che hanno il compito di catturare l’attenzione del lettore e ovviamente le varie ship che si creano tra i personaggi. Ma sebbene il copione sia determinato dal genere prescelto ambientazione e personaggi restano originali e coinvolgono il lettore nella narrazione.

La scelta di creare una saga di libri aiuta sicuramente molto il lettore ad affezionarsi e alle loro vicende e lascia la curiosità di voler scoprire cosa realmente sta accadendo nel regno di Mexanara e cosa comporterà tutto ciò per i nostri personaggi.

Inoltre l’ambientazione scelta, ricalcando un po’ le caratteristiche degli ultimi fantasy usciti (mi viene in mente ad esempio Carnival Row) colloca i personaggi in un ambiente non più medievaleggiante come i fantasy alla Signore degli Anelli, bensì a qualcosa di più simile all’ottocento: troviamo infatti qui nuove tecnologie come il treno e il tutto si lega perfettamente alla storia che viene narrata, catturando maggiormente l’attenzione del lettore.

Sentiva che non avrebbe dovuto farlo. Qualcosa, nel profondo del cuore, le diceva che avrebbe dovuto rifiutare quell’offerta, non solo per il bene della sua famiglia ma anche per la sua stessa incolumità.
Tuttavia le parole le uscirono di bocca senza che lei stessa fosse in grado di fermarle: «D’accordo, lo farò.»

– Cronache di luce. Libro primo –

#prodottofornito da Stefania Enne

L’autrice: Stefania Enne

Stefania Enne, pseudonimo che nasce dal vero nome dell’autrice e dall’iniziale del suo cognome, è nata a Bergamo nel 1983 dove tuttora risiede. Ha sempre amato leggere, ma l’idea di scrivere un romanzo è nata solo nell’aprile del 2020 durante il lockdown dovuto alla pandemia. Il suo primo romanzo “Il sottile filo che ci unisce” nasce a maggio e si conclude in circa due mesi, ma vedrà la luce solo a dicembre dopo un’attenta revisione. Il romanzo è stato pubblicato in self publishing su Amazon proprio per la volontà dell’autrice di volere che il progetto fosse il frutto delle sue sole forze.

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Recensione: “La foresta d’acqua” di Kenzaburō Ōe

Recensione: “La foresta d’acqua” di Kenzaburō Ōe

Buona giornata miei cari amici lettori, oggi voglio parlarvi di questa lettura dello scrittore premio Nobel per la letteratura, Kenzaburō Ōe. È stata una lettura non facile, a cui ho dovuto prestare particolare attenzione, ma che ho decisamente apprezzato.

Scheda tecnica

La foresta d’aqua

Autore: Kenzaburō Ōe
Genere: Narrativa domestica
Editore: Garzanti
Data di uscita: 07/11/2019
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2019
Pagine: 479

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Trama

La tempesta imperversa sul fiume, ma la luna buca la coltre di nubi e illumina a giorno la figura di un uomo inghiottito dalle onde. È questo il sogno che tormenta Choko Kogito da quando suo padre è annegato, anni prima, proprio in quelle acque. Da allora, ha cercato di affidare alle pagine di un romanzo il senso di smarrimento che ancora prova, ma non ci è mai riuscito. Finché sua sorella Asa lo invita a tornare nella valle natia dello Shikoku: ad attenderlo c’è una valigia rossa che contiene alcuni documenti del padre che potrebbero aiutarlo a sciogliere i nodi del suo passato e a mettere fine a una crisi d’ispirazione durata troppo a lungo. Kogito non esita un istante a lasciare Tokyo per tornare nel luogo in cui è cresciuto. Qui, giorno dopo giorno, cerca di trovare un senso a eventi che la sua immaginazione ha ormai trasfigurato e di mettere ordine dentro sé stesso. Ma si rende conto che da solo non può riuscirci. Ha bisogno di qualcuno con cui condividere le difficoltà e che sia in grado di guidare il suo sguardo nella giusta direzione. Ed è nella giovane Unaiko che trova l’aiuto desiderato. Come lui, l’aspirante attrice nasconde profonde fragilità e sa cosa significhi passare la vita alla ricerca di un finale che tarda ad arrivare. Dopo il loro fortuito incontro, Kogito e Unaiko iniziano a collaborare alla stesura di una complessa sceneggiatura teatrale. Perché sono convinti che unendo le forze potranno ritrovare la linfa creativa necessaria a dar voce a ciò che finora è stato solo silenzio.

La foresta d’acqua, una delle ultime uscite del premio Nobel per la letteratura Kenzaburō Ōe è una lettura dalle mille sfaccettature.

Approcciarvisi richiede un certo impegno per individuare tutti i sostrati dell’opera. Per una più profonda comprensione credo sia necessario conoscere la vita dell’autore in quanto in questo romanzo il protagonista non è altro che l’alter ego dell’autore.

I fatti e le tematiche narrate prendono, infatti, spunto da avvenimenti davvero accaduti a Kenzaburo e vengono rielaborati in modo da dargli più ampio respiro.

Il romanzo parte dal protagonista Kogito alle prese con la stesura del suo ultimo romanzo “Il romanzo dell’annegamento” sua opera ultima che vuole narrare l’episodio della morte del padre avvenuta fuggendo in barca nel fiume in tempesta. Il romanzo tarda ad arrivare perché a Kogito mancano informazioni preziose di quella notte, che egli pensa di trovare solo nella valigetta rossa custodita da sua madre.

L’occasione di mettere finalmente mano sull’agognata valigia si presenta dopo la morte della madre, quando sua sorella Asa lo invita nello Shikoku, sua città natale consegnandogli la valigia. Il ritorno a casa coinciderà con il riprendere in mano quei ricordi ormai trasfigurati in sogni.

Il lavoro di Choko Kogito si intreccerà con la compagnia del Caveman Group impegnata a ricreare dall’ultimo romanzo dell’autore un’opera teatrale summa di tutte le sue opere precedenti. Il progetto però naufragherà nel momento in cui Choko si renderà conto di non poter scrivere “Il romanzo sull’annegamento” e abbandonerà la sua opera.

Dalla compagnia però emerge il personaggio di Unaiko che insieme alla sorella di Kogito sarà l’espressione del femminismo che troviamo nel romanzo, ma soprattutto sarà lei ad incarnare le tematiche della violenza sulle donne e sui bambini, mettendo in scena uno spettacolo che narra avvenimenti vicini a quello che è successo alla stessa Unaiko.

Insieme a tutto scorgiamo il tema della paternità, non solo sublimato negli eventi della morte del padre di Kogito, ma anche nel suo rapporto con il figlio Akari afflitto sin dalla nascita da una lesione celebrale, altro tema che Kenzaburo riprende dalla sua vita reale. Per cui troviamo una paternità che deve fare i conti con la disabilità vista ancora con grandi pregiudizi.

Se da un lato si riscontrano tutti temi legati all’individualità e soggettività dei personaggi emerge comunque una visione comunitaria in cui le vicende narrate e in particolar modo quelle legate all’annegamento del padre di Choko Kogito si legano alla storia del Giappone e al suo ricordo.

Un libro complesso improntato su una narrazione che scorre lenta e molto spesso ripetitiva, una ripetitività che rallenta molto la lettura, ma che si nota subito essere una scelta stilistica dell’autore. Kenzaburo, inoltre, riesce ad affrontare ogni singola tematica tematica in modo profondo non lasciando nulla sulla superficie, ma scavando quanto vi è sotto e le lega insieme attraverso una narrazione esemplare.

Il fiume più lungo scorre dentro di noi. Solo risalendo la corrente possiamo conoscere la verità

– La foresta d’acqua –

L’autore: Kenzaburō Ōe

1935, Isola di Shikoku (Giappone)

Scrittore giapponese, Kenzaburo Oe ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1994, oltre a numerosi altri riconoscimenti tra cui il premio Europalia e il premio Mondello. Sempre presente nella vita pubblica, ha fatto sua la campagna contro l’energia nucleare. A ventidue anni ha vinto il premio Akugatawa per il racconto Animale d’allevamento. Nel 1961 scrisse Seebuntiin in cui descriveva l’ambiente del fanatico estremismo nazionalista di destra. Nel 1963 nacque il suo primo figlio Hikari (Luce), affetto da una gravissima lesione cerebrale. Quest’eperienza lasciò una traccia profonda nella sua opera. Con Un’esperienza personale (1964) Oe descrive la vicenda di un padre che rifiuta la menomazione del figlio e pensa di ucciderlo. Il libro è un atto d’accusa contro i pregiudizi sociali nei confronti dell’handicap. Nel 1967 vinse il premio Tanizaki con Il grido silenzioso, mentre nel 1996 il Premio Grinzane Cavour. Tra le altre sue opere ricordiamo: Il salto mortale (Garzanti 2006), Insegnaci a superare la nostra pazzia (Garzanti 2009), La vergine eterna (Garzanti 2011), L’eco del paradiso (Garzanti 2015) e La foresta d’acqua (Garzanti 2019).

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