Recensione: “Ragazzo, uomo e nemo” di Damiano Dario Ghiglino

Recensione: “Ragazzo, uomo e nemo” di Damiano Dario Ghiglino

Ragazzo, uomo e nemo

Autore: Damiano Dario Ghiglino
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Self Publishing
Data di uscita: 21/12/2020
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2020

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Trama

Un ragazzo cammina portando con sé una valigia lungo le strade innevate di una città tedesca. Non sa da dove viene, né dove sta andando. Sa solo che si è lasciato il passato alle spalle perché è gay, è diverso.
Sarà così che Eric intraprenderà un lungo viaggio alla scoperta di sé rivelando, tra incontri inaspettati e interrogativi senza risposta, l’essenza di una vita che è tutte le vite.
Un romanzo cosmopolita, visionario, oscuro ma anche luminoso, sulla ricerca dell’identità attraverso le molteplici tappe dell’esistenza umana.

Ciao a tutti miei cari amici booklover, oggi vorrei parlarvi di una lettura che ho finito circa una settimana fa.

Nonostante sia passato un po’ di tempo non me la sono sentita subito di scrivere qualcosa, un po’ per via dei vari impegni e un po’ perché dovevo rielaborare le idee.

Eh sì perché il libro in questione non è solo la storia di un coming out, per cui non lo si può circoscrivere solo alla letteratura lgbt, ma è il racconto di un viaggio sia reale che metaforico che il nostro protagonista compie.

Un vagare da un posto ad un altro alla ricerca di sé che non fa altro che ricondurlo al punto di origine. Un punto di origine diverso, mutato come è mutato il nostro personaggio durante il viaggio.

Il procedere di questo ragazzo che diventa uomo per poi tornare nemo è raccontato con una scrittura decisamente straniante: non è facile per il lettore, infatti, immergersi immediatamente nelle vicende narrante e devo ammettere che all’inizio lo stile di scrittura l’ho trovato decisamente fastidioso.

Non ritengo, infatti che un bel libro debba per forza avere un tipo di scrittura di difficile comprensione, anzi a volte la semplicità del linguaggio rende ancora più bella la storia. Ciononostante procedendo nella lettura il modo di scrivere dell’autore mi è diventato ben presto familiare e anzi ammetto che ad un certo punto è risultato quasi calamitico, tanto che il mio giudizio si è completamente ribaltato.

La lettura mi ha trascinato talmente tanto che alla fine quando pensavo che fosse stato svelato anche l’ultimo tassello, la storia mi ha gabbato un’ultima volta. Le carte in tavola vengono nuovamente rimescolate dal genio creativo dell’autore che mette in gioco l’ultima chicca che lascia di nuovo di stucco il lettore eppure completamente appagato dalla lettura.

Un libro, quindi, in ultima analisi di cui consiglio assolutamente la lettura. E anche per oggi è tutto miei cari amici lettori… #staytuned!

Aveva ventinove anni, ne avrebbe compiuti trenta a breve, e non sapeva cosa fare della propria vita. Si trovava ad un punto di svolta e a un punto di stallo allo stesso tempo.
– Ragazzo, uomo e nemo –

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Recensione: “Cubalibre” di Maurizio Muccitelli

Recensione: “Cubalibre” di Maurizio Muccitelli

Cubalibre

Autore: Maurizio Muccitelli
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Morlacchi Editore
Data di uscita: 26/11/2019
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2019

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Trama

Ambientato quasi interamente negli ultimi mesi dell’anno 2003 traL’Avana e una non meglio identificata città italiana, Cubalibre racconta la storia di Luca, insegnante precario poco più che trentenne, che nel mezzo di una delicata situazione sentimentale, riceve una proposta di insegnamento in una scuola italiana all’estero, a Cuba. La scelta di accettare l’incarico porterà il protagonista a vivere un’esperienza a diretto contatto con le contraddizioni del regime cubano di Fidel Castro, in una terra affascinante e piena di storia, nella quale l’incontro con Chiara lo porterà a mettere in discussione il suo modo di vivere e di pensare la relazione di coppia e la famiglia. Il romanzo, narrato in prima persona, tende a concentrarsi sulle emozioni di Luca, sulle sue riflessioni sul mondo della scuola, sulla politica, sulla vita, ma soprattutto sulle sue incapacità di gestire ed affrontare con serenità il susseguirsi degli eventi, mostrando fragilità e debolezze tipiche della natura umana.

Cubalibre è il libro di un autore esordiente, Maruzio Muccitelli, che ho conosciuto ad uno degli eventi del premio letterario Fulgineamente.

Il suo romanzo mi ha colpito subito, soprattutto perché ambientato a Cuba, paese che ho visitato qualche anno fa. È per questo motivo che ho deciso di leggerlo. Inoltre ad incuriosirmi era stata la trama incentrata sulla storia di questo insegnante precario che ha l’opportunità di andare ad insegnare all’estero.

Questi elementi e la scrittura particolarmente scorrevole lo hanno reso una piacevole lettura, soprattutto l’atmosfera cubana narrata nel libro mi ha riportato immediatamente in quei luoghi.

Li ho rivisti come se ci fossi stata non più tardi di ieri e questo mi ha fatto venire anche una leggera nostalgia oltre al fatto che è riuscito a farmi venire voglia di ritornarci, magari quando si potrà di nuovo viaggiare.

Ambientazione a parte la storia di Luca è molto interessante e permette il lettore di immedesimarsi nel suo personaggio è per questo motivo che ho trovato il libro molto piacevole.

Le avventure del nostro protagonista in realtà si incentrano più che altro sulla sua vita privata e se è pur vero che è sempre bello leggere di una bella storia d’amore, poiché l’amore forse è pur sempre uno degli argomenti di cui fa piacere sentir parlare resta il fatto che avrei preferito approfondire un po’ più l’aspetto della vita del nostro protagonista come insegnante all’estero.

Conoscere di più le sue perplessità sul cambiamento tra una classe italiana e una di un altro paese (nonostante composta da tutti italiani residenti a Cuba).

Immagino che le condizioni siano leggermente diverse e anche se nel libro l’approccio iniziale alla nuova scuola venga narrato mi sarebbe piaciuto leggere di più sull’argomento.

Ciononostante è una lettura che mi sento di consigliare, piacevole scorrevole e dalle atmosfere esotiche.

La mezz’ora trascorsa a bordo di quel taxi rimarrà uno dei ricordi più intensi della mia esperienza in terra cubana: la macchina corre veloce, con tutti i finestrini aperti e con la radio ad alto volume che suona una canzone dei “Buone Vista Social Club”, sotto il sole cocente, sorpassando sia a destra che a sinistra zigzagando, ogni tipo di veicolo.
– Cubalibre –

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Recensione: “Eterni Prigionieri” di Gabriele Iacono

Recensione: “Eterni Prigionieri” di Gabriele Iacono

Eterni Prigionieri

Autore: Gabriele Iacono
Genere: Racconti
Editore: Jacopo Lupi Editore
Data di uscita: 10/08/2020
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2020

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Trama

Igor, Alma e Aamir: Un uomo, una donna e un bambino.
Tre viaggi e tre storie. Un unico grande sogno: quello di vivere.
Un viaggio attraverso il mare e attraverso i sogni e le paure di un popolo senza nome.
Una storia di immigrazione, di razzismo e di discriminazione…o forse più semplicemente la storia degli uomini: degli uomini che hanno il coraggio di morire e la forza per tornare a vivere.

Buongiorno mie cari booklover oggi vi parlo di un libro che ho letto per una collaborazione: Eterni prigionieri di Gabriele Iacono che ringrazio tantissimo per la copia.

Il libro è una raccolta di tre storie, tre racconti brevi legati da un unico filo conduttore: il viaggio disperato alla ricerca di un posto in cui vivere.

È un libro breve che si legge velocemente, ma di un’intensità tale che è difficile lasciare andare quelle storie e quei personaggi anche una volta finito. L’autore, infatti, con il suo modo di scrivere che riesce a coinvolgere immediatamente il lettore, ci catapulta nei pensieri dei tre protagonisti.

Pensieri dolorosi, perché dolorose sono le loro esperienze, ma tutti e tre comunque con la speranza di riuscire a trovare finalmente il loro posto nel mondo. Nei loro pensieri troviamo l’Italia meta prescelta del loro difficile viaggio che è più un’utopia che un luogo reale. Loro stessi sono i primi a chiedersi se mai arriveranno a toccare le sponde di quella terra tanto sperata e intanto in quell’imbarcazione che li trasporta in quel viaggio della speranza soffrono e resistono come i loro compagni.

Non tutti riusciranno a toccare terra, perché il mare diventa un assassino crudele che il più delle volte non lascia scampo.

Ed è proprio il mare il nostro quarto protagonista, sempre presente in tutti e tre i racconti. Un mare che inghiotte tutte le speranze e i sogni, che non è salvifico ma fonte della più grande disperazione, eppure nella sua sterminatezza produce un barlume di speranza perché al di là di esso può esserci una nuova vita.

È stata decisamente una lettura molto bella, intensa e struggente. Pone l’attenzione del lettore verso quello scenario devastante che la pandemia ci ha fatto accantonare in questo ultimo anno e ci invita a non dimenticare che oltre le nostre coste il mare continua a mietere le sue vittime.

Una lettura che assolutamente consiglio che nonostante il tema non facile si legge tutta d’un fiato.  

Il destino si era accanito su di loro con estrema durezza: erano vivi perché avevano resistito?
Perché erano i più forti?
O forse erano stati soltanto fortunati…vite da pescare nel fondo buio di un sacchetto, da gettare via o da risparmiare?
– Eterni Prigionieri –

#prodottofornitoda Gabriele Iacono

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Recensione: “Ogni giorno è un buongiorno” di Noriko Morishita

Recensione: “Ogni giorno è un buongiorno” di Noriko Morishita

Ogni giorno è un buongiorno

Autore: Noriko Morishita
Genere: Saggi letterari
Editore: Einaudi
Data di uscita: 28/01/2020
Formato: Cartaceo
Anno pubblicazione: 2002

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Trama

Non lo sapeva nemmeno Morishita Noriko quando, ventenne, cominciò a frequentare le lezioni della signora Takeda per eseguire la cerimonia del tè. Né sapeva che quelle prime lezioni erano l’inizio di un cammino che sarebbe durato tutta la vita. Ogni giorno è un buon giorno è il racconto di una tradizione antichissima, dei suoi rituali, della sua filosofia piú profonda e delle gioie che può regalare. A tutti noi. «Ci sono cose che puoi provarci quanto e come vuoi ma non le capisci finché non arriva il momento giusto. Però quando poi un giorno le capisci, dopo non puoi far finta di niente». La cerimonia del tè è uno dei riti tradizionali piú affascinanti del Giappone. I monaci buddisti del sedicesimo secolo hanno codificato ogni passaggio di questo rituale che, attraverso i gesti piú semplici, chiama i partecipanti a concentrarsi sulla profonda ricerca di se stessi. Con quella sua ritualità che immutata attraversa i secoli, la cerimonia del tè sembra qualcosa di molto lontano dalla vita di tutti i giorni. Lo sembrava anche a Morishita Noriko quando, studentessa svogliata e indecisa sulla strada da intraprendere, su consiglio della madre prese a frequentare un corso sulla cerimonia del tè. Non sa che quelle prime lezioni sono l’inizio di un viaggio che durerà tutta la vita. I momenti dedicati alla cerimonia del tè, ai suoi riti, alla meditazione che impone e, contemporaneamente, dischiude diventano momenti per trovare un senso alle prove che la vita mette davanti a Noriko: un matrimonio annullato poche settimane prima della cerimonia, il tentativo di conciliare il lavoro con il privato, un trasferimento oltreoceano… il caos della vita si riconcilia nel tempo concentrato di una tazza di tè.

Miei cari amici lettori eccomi tornata con una nuova recensione e per la precisione con un #giappapost, cioè un’altra delle mie letture ambientata in Giappone scritto da un’autrice giapponese.

Più vado avanti con la lettura di autori del Sol levante, più rimango incantata dal loro modo di scrivere, ovvio ci sono pur sempre delle eccezioni, ma quasi tutti quelli che ho letto mi sono piaciuti e questo non fa eccezione.

Ogni giorno è un buongiorno è un longseller, ossia è un libro che da quando è uscito è rimasto sempre in cima alle classifiche e se ne capisce il motivo leggendolo. È una lettura dai tratti autobiografici in cui l’autrice ci parla della cerimonia del tè e di come questo rito che fa parte della tradizione si intrecci con i cicli delle stagioni, ma soprattutto con le stagioni della vita.

La narrazione, infatti, si snoda tra i 20 e i 50 anni dell’autrice, ossia da quando ha iniziato ad apprendere la cerimonia per la prima volta fino a quando è diventata maestra a sua volta. Una lettura che ci porta dentro la sua vita che può essere la vita di ognuno di noi; infatti devo ammettere che in molti suoi pensieri e in alcune delle sue esperienze mi ci sono ritrovata, è stato un po’ come guardarsi allo specchio.

Ed essenzialmente è stato solo questo, perché questo non è un libro che da risposte, ma che pone domande al quale ognuno può rispondere come meglio crede, perché nella cerimonia del tè non c’è un giusto e sbagliato tranne nell’esecuzione del rito stesso che ha regole molto rigide, ma soprattutto non c’è un tempo. Ognuno può arrivare a comprenderla nel momento più opportuno per lui perché come dice l’autrice stessa “il tè accoglie ognuno di noi così com’è”.

È stata una lettura intensa che mi è entrata dentro e che penso sia arrivata nel momento giusto come solo i migliori libri sanno fare. D’altra parte è stata anche una lettura difficile: sebbene io sia ormai abituata a molti termini giapponesi e ne conosca il significato, in questo caso mi sono imbattuta in termini completamente nuovi che fanno parte della cerimonia e sono stata costretta molte volte a fare avanti e indietro tra la narrazione ed il glossario per capire appieno quest’arte.

Mi sono dovuta quindi soffermare più a lungo nella lettura di alcune parti per assimilarle bene, per avere ben chiaro ogni sfumatura della cerimonia che mi veniva narrata.

Nonostante questo, la lettura è comunque scivolata via in modo scorrevole, dandomi un delizioso senso di calore proprio come una buona tazza di tè. 🍵

Succedono tante cose, ma tu vivi con calma. Costruisci te stessa prendendo tutto il tempo necessario. La vita è vivere il momento in prospettiva.
– Ogni giorno è un buongiorno –

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Recensione: “Chiaro di Luna” di Paolo Biagioli

Recensione: “Chiaro di Luna” di Paolo Biagioli

Chiaro di Luna

Autore: Paolo Biagioli
Genere: Narrativa italiana
Editore: Independently publishing
Data di uscita: 6/11/2020
Formato: Ebook
Anno pubblicazione: 2020

Acquista: Ebook

Trama

Pietro Marras ha trentanove anni, vive e lavora a Vercelli con Chiara, sua moglie, e scrive libri. Un giorno di dicembre, però, il suo cuore si ferma, per la terza volta in quattro anni. La corsa, disperata, in ospedale, e il timore della morte che torna a insediarsi, prepotente, nella sua testa. Quando riapre gli occhi, Pietro sembra non trovare più nulla che lo stimoli. Poi, però, il caso vuole che un articolo presente su una vecchia rivista poggiata accanto al suo letto sia capace di riavvolgere il nastro della sua memoria, riportandolo indietro nel tempo di ventidue anni, al quarto anno di liceo.

Ciao miei cari amici lettori, torno come sempre a parlarvi di libri. Quest’oggi vi porto una lettura che ho fatto per una collaborazione. Ringrazio tantissimo l’autore Paolo Biagioli che mi ha permesso di leggere e recensire il suo libro.

La storia di Paolo si apre subito con il botto: troviamo infatti il nostro protagonista Pietro, un uomo di trentanove anni, in ospedale a causa di un infarto miocardico. È da qui che prende l’avvio il nostro romanzo. In quell’ospedale con un responso decisamente negativo troviamo il nostro protagonista alle prese con il ricordo di una vita passata e ci troviamo catapultati quasi subito indietro nel tempo.

Siamo negli anni del liceo, gli anni del primo amore di Pietro. Un amore che è destinato a durare oltre il tempo, quasi come se fosse destinato ad esistere. Ed è il destino un altro elemento chiave della storia o per meglio dire una leggenda di origine cinese che parla del filo rosso del destino.

Quando ho letto della leggenda mi è venuto da sorridere: la storia che ho letto e recensito prima di questa sempre per una collaborazione aveva lo stesso leitmotiv di fondo e mi è venuto da pensare che forse fossi destinata io stessa a leggere queste due opere.

Supposizioni a parte, il tema del filo rosso è un tema che mi piace molto, soprattutto perché come già detto in tante mie altre recensione, sono un’appassionata di cultura orientale, ma a parte questo è proprio bello pensare che ci sia una persona a cui siamo destinati.

Torniamo, però, alla nostra storia. Il libro scorre in modo fluido e scorrevole come una dolce melodia, oserei dire; una di quelle un po’ malinconiche. Leggendolo mi sono anche commossa: l’autore riesce pienamente a trasportare il lettore nella storia di Pietro. Inoltre è riuscito per un momento a farmi tornare negli anni ’90, anche se quelli sono stati gli anni della mia infanzia di cui ho ricordi un po’ vaghi è stato molto piacevole riviverne l’atmosfera.

È stata una lettura che per contenuto e scrittura mi ha fatto davvero piacere leggere: mi è piaciuta molto l’ambientazione in una piccola città delle marche, in riva al mare e ho adorato molto la descrizione che l’autore fa del mare in inverno, un mare che effettivamente ha un’atmosfera completamente diversa da quello estivo, quasi magica.

Mi sono piaciuti molto anche i personaggi, come per esempio l’amico Guido che nonostante sia un personaggio secondario mi ha ispirato simpatia, ma soprattutto è un elemento essenziale alla storia di Pietro e alla trama in generale. Devo, ammettere, però, che c’è un personaggio che mi avrebbe fatto piacere conoscere di più ed è la moglie Chiara. Purtroppo nella storia è l’unico personaggio che viene citato, ma non approfondito.

È vero che la storia è incentrata soprattutto sulla vita del nostro protagonista durante il quarto anno di liceo, ma non so… mi sarebbe piaciuto conoscere meglio Chiara, ma chissà forse la scopriremo più avanti, è certo che l’introduzione del suo personaggio accennato così approssimativamente lascia spazio per altre storie, altre vicende. Qualcosa di sospeso che può sempre continuare, per cui non ci resta che aspettare e stare a vedere se ci sarà o meno un futuro per la nostra Chiara magari in un’altra storia, chissà.

Per ora cari amici lettori posso solo consigliarvi questa lettura a mio parere decisamente bella e augurarvi tante buone letture!

Ricordi quella volta che siamo andati al Melody, a vedere quel film, quello con quell’attore americano… com’è che si chiamava… Nicolas Cage?
Alla fine della proiezione siamo rimasti soli, tu ed io, davanti all’ingresso principale, a parlare di film, a parlare di poesie, a parlare di tutto tranne che di noi.
– Chiaro di Luna –

#prodottofornitoda Paolo Biagioli

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